Capodanno etiope: nuovi appelli alla pace nel Tigray
In occasione del capodanno etiope, che si è celebrato l’11 settembre scorso alla fine della stagione delle piogge, mentre il mondo era impegnato a commemorare gli attentati del World Trade Center, papa Francesco ha dedicato, tramite Twitter, un ricordo alle vittime della guerra nel Tigray, «per quanti soffrono a motivo del conflitto in atto e per la grave situazione umanitaria da esso causata».
Anche il card. Berhaneyesus Souraphiel (arcivescovo metropolita di Addis Abeba e presidente della Conferenza episcopale etiope-Cbce), nel suo messaggio di capodanno, ha lanciato un appello alla pace. «Abbiamo conosciuto gli orrori della guerra più volte nella nostra vita, quindi oggi denunciamo gli orrori di questa tragedia e la sofferenza che ha causato alla nostra gente, alle nostre famiglie e in questo nuovo anno preghiamo ancora con fede e speranza» (Cisa, 14/9). La volontà divina non prevede lo strumento della guerra come risoluzione delle controversie, ribadisce il card. Souraphiel: «Dio ama la pace e odia i conflitti. Coloro che amano la pace e fanno la pace obbediranno umilmente a Dio. La pace crea pace».
Quella della pace e dell’opzione per i più sfortunati è per un cristiano una grande responsabilità, tanto che il cardinale lancia un appello a clero e fedeli, in occasione del capodanno, al «dovere cristiano di aiutare i poveri, i bisognosi e gli sfollati». Ma anche al perdono, alla riconciliazione, ad abbandonare parole e narrazioni d’odio.
Intanto il conflitto tra forze del governo federale e Fronte di Liberazione del Popolo del Tigray prosegue senza sosta e, mentre ben 2 milioni di cittadini sono stati costretti alla fuga, principalmente verso il Sudan, altri 2,5 milioni sono ridotti alla fame, a causa delle difficoltà per le organizzazioni umanitarie a portare aiuto.
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