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La crisi climatica aggrava la fame nel mondo: la denuncia di Azione Contro la Fame

La crisi climatica aggrava la fame nel mondo: la denuncia di Azione Contro la Fame

Terra secca, inaridita e spaccata, ghiacciai che si sciolgono e franano, trombe d’aria e tifoni: sono le immagini del breve video-denuncia, diffuso dall’organizzazione umanitaria internazionale Azione Contro la Fame in vista della pre-Cop di Milano (30 settembre-2 ottobre), che accompagnano il messaggio in sovrimpressione: «Quando la Terra brontola, anche milioni di stomaci brontolano. La crisi climatica aggrava ogni giorno la fame nel mondo. Se non facciamo nulla oggi, 100 milioni di persone in più soffriranno di malnutrizione nel 2030. Agire per il clima significa lottare contro la fame».

«Negli ultimi anni, i disastri naturali connessi alla crisi climatica stanno spingendo milioni di persone già vulnerabili verso condizioni di vita ancora più precarie, mettendo in pericolo la loro sicurezza alimentare», ha dichiarato Simone Garroni (direttore generale dell’organizzazione umanitaria) nel comunicato che accompagna la diffusione del video, invitando la comunità internazionale ad intervenire prontamente per arginare la stretta relazione tra cambiamenti climatici, fame, sete e sicurezza alimentare. «L’intero pianeta sta affrontando, oggi, un aumento considerevole delle temperature, stagioni delle piogge irregolari, lunghi periodi di siccità. Tali eventi – spiega ancora Garroni – determinano ulteriori difficoltà in ordine all’accesso ai mezzi di produzione e all’acqua e incidono, negativamente, sulla capacità delle popolazioni di produrre cibo in quantità e qualità sufficienti».

Sottolineando che probabilmente nel 2030 ci saranno 100 milioni in più di impoveriti, Azione Contro la Fame prende ad esempio tre contesti pesantemente provati dalla crisi climatica: Haiti, Paese «colpito regolarmente da catastrofi naturali (...), da terremoti e tempeste tropicali»; il Madagascar «uno dei Paesi africani più esposti agli effetti dei cambiamenti climatici come cicloni, siccità e inondazioni»; infine il Bangladesh, «uno dei territori che registra un tasso di malnutrizione fra i più elevati della Terra. La salute pubblica è, oggi, compromessa dalle scarse risorse idriche, da disastri naturali ricorrenti, come cicloni e alluvioni stagionali».

«Questi tre scenari – conclude Garroni – ci dicono che è giunto il momento di studiare soluzioni concrete: penso ai sistemi di allerta precoce, capaci di indirizzare i pastori verso terre all’agricoltura e alla pastorizia, alla costruzione di infrastrutture idrauliche per trattenere l’acqua piovana, alla promozione di colture più resistenti adatte anche a zone colpite dalla siccità e all’agroecologia che, insieme con la distribuzione di aiuti monetari, consentono di riattivare le economie locali colpite dai disastri naturali. L’obiettivo è quello di scongiurare nuove crisi connesse ai cambiamenti climatici».

Di seguito il video-denuncia di Azione Contro la fame

 

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