Consegnate le firme per il referendum pro eutanasia. Il card. Bassetti: «Legge ingiusta, bisogna obiettare»
ROMA-ADISTA. Sono state consegnate questa mattina alla Corte di Cassazione le firme per il referendum per la legalizzazione dell’eutanasia, oltre un milione e duecentomila, raccolte in quattro mesi, per la prima volta anche online, dall’Associazione Luca Coscioni.
Immediata la reazione da parte della Conferenza episcopale italiana. «Non si può chinare la testa di fronte al male comandato da una legge ingiusta, e oggi sembra quanto mai necessario richiamare questi principii: occorre sempre difendere l’irrinunciabile valore e l’intrinseca dignità della vita umana dal suo inizio al suo naturale compimento», ha detto il card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, durante il suo intervento al congresso nazionale dell’Associazione dei medici cattolici. «San Giovanni Paolo II – ha detto ancora Bassetti – ci ha autorevolmente insegnato che “le leggi che autorizzano e favoriscono l’aborto e l’eutanasia si pongono dunque radicalmente non solo contro il bene del singolo, ma anche contro il bene comune». Di conseguenza, l’obiezione di coscienza ed il diritto alla libertà di coscienza da parte dei medici e dei professionisti sanitari è un diritto fondamentale che necessita di una testimonianza coerente tra i valori affermati e quelli vissuti in concreto nella professione».
Già durante i lavori del Consiglio episcopale permanente (27-29 settembre), il presidente dei vescovi aveva manifestato «grave inquietudine» per il possibile referendum pro eutanasia. «Autorevoli giuristi hanno messo in evidenza serie problematiche di compatibilità costituzionale nel quesito per il quale sono state raccolte le firme e nelle conseguenze che un’eventuale abrogazione determinerebbe nell’ordinamento – aveva detto Bassetti nella sua introduzione, ripresa poi nel comunicato finale del Consiglio permanente –. Senza voler entrare nelle importanti questioni giuridiche implicate, è necessario ribadire che non vi è espressione di compassione nell’aiutare a morire, ma il prevalere di una concezione antropologica e nichilista in cui non trovano più spazio né la speranza né le relazioni interpersonali. C’è una contraddizione stridente tra la mobilitazione solidale, che ha visto un Paese intero attivarsi contro un virus portatore di morte, e un’iniziativa che, a prescindere dalle intenzioni dei singoli firmatari della richiesta referendaria, propone una soluzione che rappresenta una sconfitta dell’umano. Chi soffre va accompagnato e aiutato a ritrovare ragioni di vita; occorre chiedere l’applicazione della legge sulle cure palliative e la terapia del dolore».
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!