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Accesso globale ai vaccini e cambiamenti climatici: un G20 «incapace di scelte coraggiose»

Accesso globale ai vaccini e cambiamenti climatici: un G20 «incapace di scelte coraggiose»

Alla fine, il G20 dei leader di governo, che si è chiuso due giorni fa a Roma, si è dimostrato «incapace di scelte coraggiose». Secondo Jörn Kalinski (senior advisor di Oxfam) «avrebbe dovuto offrire risposte efficaci, innovative ed eque a un mondo che faticosamente si avvia verso la fase post-pandemica, ma i leader non sono stati all’altezza delle sfide epocali in corso». È una denuncia senza appello quella di Oxfam, che muove precise accuse su due fronti.

Da un lato, la questione del mancato accesso globale ai vaccini non ha suscitato l’adozione di alcun «piano concreto» per vaccinare il 70% della popolazione mondiale entro metà 2022. Il summit si è certamente impegnato a contribuire al raggiungimento dell’obiettivo, ma «non ha chiarito quali siano il piano, le tempistiche, le strategie e gli strumenti per aumentare la disponibilità di vaccini nei Paesi in via di sviluppo». In questo modo «82 Paesi rischiano di non raggiungere tale obiettivo» e di sicuro, se l’unico strumento in campo è rappresentato dal meccanismo delle donazioni, il fallimento è annunciato: secondo Sara Albiani (policy advisor su Salute globale di Oxfam Italia) «le promesse non mantenute di donare dosi non porranno fine a questa pandemia», né tanto meno «le patetiche speranze che le industrie farmaceutiche a un certo punto decideranno volontariamente di fare la cosa giusta e anteporre la salute pubblica al profitto. È scandaloso che Germania, Regno Unito e Unione europea abbiano usato la loro influenza per mettere a tacere la maggioranza dei membri del G20 che sostengono la sospensione dei monopoli farmaceutici in modo che la produzione di vaccini possa essere ridistribuita e ampliata in tutto il mondo. Ed è ancora una volta deludente che l’Italia non abbia svolto un ruolo nel portare il tema della proprietà intellettuale sul tavolo della discussione. I diritti e le tecnologie su questi strumenti salvavita devono essere condivisi adesso».

Il secondo fronte di accuse riguarda invece la lotta al cambiamento climatico: da «principale responsabile delle emissioni di gas serra, il G20 avrebbe dovuto dare importanti segnali» in vista della Cop26, che si è aperta a Glasgow subito dopo il G20 di Roma. I leader di governo si sono limitati a «confermare l'obiettivo di 1,5°C dell'Accordo di Parigi», che «era un requisito minimo», ma senza «una revisione dei piani nazionali che permetta di riallinearsi su questo obiettivo». Allo stesso modo hanno dichiarato di voler finanziare l’adattamento ai cambiamenti climatici dei Paesi più poveri e più esposti agli eventi climatici estremi ma non si è detto quanto e quando.

Per i più poveri del pianeta non è stato assunto, in questa fase drammatica di crisi e pandemia, nessun impegno concreto nemmeno per la riduzione del debito estero, che continua a mortificare le loro già flebili speranze di ripresa. «Non è accettabile che i Paesi ricchi e grandi player privati continuino a sottrarre risorse essenziali alla sopravvivenza delle persone più povere e vulnerabili del mondo, per di più durante una catastrofe globale senza precedenti nella storia recente» ha accusato Misha Maslennikov.

Jörn Kalinski ha concluso: «I leader che si sono riuniti al G20 di Roma avrebbero potuto intraprendere azioni urgenti per aumentare drasticamente la produzione dei vaccini Covid, garantendone l’accesso a miliardi di persone in tutto il mondo, promuovere un'equa ripresa economica, ridurre le emissioni di gas serra e aiutare i paesi più poveri ad adattarsi all’impatto sempre più devastante del cambiamento climatico. Ma questo vertice, ancora una volta, non ha centrato molti degli obiettivi chiave per il futuro del pianeta»

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