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Disarmo integrale, unica strada per salvare l'umanità. Papa Francesco al Forum di Parigi sulla pace

Disarmo integrale, unica strada per salvare l'umanità. Papa Francesco al Forum di Parigi sulla pace

«Non c’è pace senza un impegno collettivo concreto a favore del disarmo integrale». È una delle affermazioni di papa Francesco nel messaggio inviato l’11 novembre ai partecipanti al 4° forum di Parigi sulla pace [11-13/11).

«Il primo e più urgente tema su cui dobbiamo porre la nostra attenzione è che non vi può essere una cooperazione generatrice di pace senza un impegno collettivo concreto a favore del disarmo integrale. Le spese militari a livello mondiale hanno oramai superato il livello registrato alla fine della “guerra fredda” e aumentano sistematicamente ogni anno. Le classi dirigenti e i governi, infatti, giustificano tale riarmo richiamandosi a un’idea abusata di deterrenza fondata sull’equilibrio delle dotazioni di armamenti. In questa prospettiva, gli Stati sono inclini a perseguire i propri interessi principalmente sulla base dell’uso o della minaccia della forza. Tale sistema, tuttavia, non garantisce la costruzione e il mantenimento della pace. L’idea della deterrenza, infatti, in molti casi è risultata fallace determinando tragedie umanitarie di grande portata. Già Papa Giovanni XXIII nella Lettera enciclica Pacem in terris aveva affermato: “Al criterio della pace che si regge sull’equilibrio degli armamenti, si sostituisca il principio che la vera pace si può costruire soltanto nella vicendevole fiducia” (n. 61)».

«Va inoltre sottolineato che alla logica della deterrenza è stata associata quella propria del mercato liberista che gli armamenti possano essere considerati alla stregua di tutti gli altri prodotti manufatti e quindi, come tali, liberamente commerciabili a livello mondiale. Non è dunque un caso se per anni abbiamo assistito acriticamente all’espansione del mercato delle armi a livello globale».

«In questa fase storica – contestualizza il pontefice – la famiglia umana si trova di fronte a una scelta. La prima possibilità è quella del cosiddetto “ritorno alla normalità”. Ma la realtà che conoscevamo prima della pandemia era quella in cui la ricchezza e la crescita economica erano riservate a una minoranza mentre milioni di persone non erano in grado di soddisfare i bisogni più elementari e condurre una vita dignitosa; un mondo in cui la nostra Terra veniva saccheggiata da un miope sfruttamento delle risorse, dall’inquinamento, dal consumismo “usa e getta” (cfr Enc. Laudato si’, 22) e ferita da guerre ed esperimenti con armi di distruzione di massa. Ritorno alla normalità significherebbe anche ritorno alle vecchie strutture sociali ispirate da “autosufficienza, nazionalismo, protezionismo, individualismo e isolamento” ed escludenti i nostri fratelli e sorelle più poveri. È questo un futuro che possiamo scegliere?».

«Di fronte alle conseguenze della grande tempesta che ha sconvolto il mondo, la nostra coscienza ci chiama dunque a una speranza responsabile, cioè, in concreto, a non seguire la via comoda del ritorno a una “normalità” segnata dall’ingiustizia, ma ad accettare la sfida di assumere la crisi come “opportunità concreta di conversione, di trasformazione, di ripensare il nostro stile di vita e i nostri sistemi economici e sociali”. La speranza responsabile ci permette di respingere la tentazione delle soluzioni facili e ci dà il coraggio di procedere sulla strada del bene comune, della cura dei poveri e della casa comune.

«Non sprechiamo questa opportunità di migliorare il nostro mondo; di adottare con decisione modalità più giuste per attuare il progresso e costruire la pace» è la sollecitazione finale di Francesco.

*Foto tratta da wallpaperflare.com, immagine originale e licenza

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