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L’accordo Italia-Libia compie 5 anni. Una vergogna che impone un cambio di rotta

L’accordo Italia-Libia compie 5 anni. Una vergogna che impone un cambio di rotta

Il “Memorandum d'intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere” tra Libia e Italiana, siglato dall’allora primo ministro Paolo Gentiloni e dal suo omologo Fayez al-Sarraj il 2 febbraio 2017, compie domani il suo quinto anno di vita. E il bilancio mette i brividi.

In un comunicato stampa di ieri, Oxfam torna a chiedere la «revoca degli accordi con le autorità libiche e il ripristino delle attività di Ricerca e Soccorso nel Mediterraneo centrale».

In questi 5 anni, accusa Oxfam, oltre 8mila persone (1.550 nel solo 2021, di cui 43 bambini) hanno perso la vita sulla rotta del Mediterraneo centrale, e più di 80mila migranti (tra cui 1.200 minori) sono stati intercettati dalla cosiddetta Guardia costiera libica e quindi rinchiusi nei centri di detenzione la cui “fama” è ormai nota all’opinione pubblica.

Intanto, per fermare i flussi migratori provenienti dal Paese nordafricano, i contribuenti italiani hanno speso, in totale, circa 962 milioni di euro. Sostenendo la Guardia costiera libica con oltre 32 milioni di euro in 5 anni, ha denunciato Paolo Pezzati (policy advisor per le emergenze umanitarie di Oxfam Italia), «il nostro Paese continua a rendersi complice» della «sempre più lucrosa industria della detenzione, fatta di tratta di esseri umani, sequestri, abusi di ogni genere». Complice, si legge ancora nel comunicato, anche della «macroscopica e perdurante violazione dei diritti umani, che come denunciato dalle Nazioni Unite, non avviene solo ad opera di gruppi armati o trafficanti libici e internazionali, ma con la complicità di funzionari della Direzione per la lotta all'immigrazione illegale (DCIM) del Ministero dell'Interno libico».

Pezzati, che intanto chiede al governo italiano di bloccare i finanziamenti alla Guardia costiera libica previsti per il 2022, invoca poi «un’inversione di rotta, una gestione lungimirante dei flussi e non la mera chiusura delle frontiere delegata a Paesi come la Libia o la Turchia». Occorre in definitiva rivedere le politiche migratorie, spiega, tenendo conto «di quello che succede nei Paesi di origine, generare, strutturare ed ampliare vie di accesso legali nel nostro territorio, promuovere politiche di accoglienza e integrazione».

Le richieste di Oxfam

Al governo italiano l’organizzazione umanitaria presenta una lista di proposte da attuare al più presto: interrompere il Memorandum d’intesa, evitare ogni ulteriore accordo finché in Libia non sarà superata la fase di transizione politica e finché il Paese nordafricano non sarà in grado di tutelare i diritti umani, bloccare ogni forma di cooperazione militare con la Guardia costiera libica, imporre la chiusura dei centri di detenzione per migranti, «approvare un piano di evacuazione delle persone detenute illegalmente in Libia». E poi, ancora, superare la Legge Bossi-Fini, implementare le forme di ingresso legale e sicuro per rifugiati e richiedenti asilo, rilanciare una missione navale europea per la ricerca e il salvataggio nel Mediterraneo, promuovere in sede europea «l’approvazione di un meccanismo automatico per lo sbarco immediato e la successiva redistribuzione delle persone in arrivo sulle coste meridionali europee», «riconoscere il ruolo fondamentale delle organizzazioni umanitarie» e porre fine alle limitazioni imposte alle navi delle ong, «ridurre al minimo i tempi di attesa per la concessione di un porto sicuro».

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