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«Un totale disprezzo per la vita e la dignità delle persone»: Amnesty International sui 5 anni dell'accordo con la Libia

«Un totale disprezzo per la vita e la dignità delle persone»: Amnesty International sui 5 anni dell'accordo con la Libia

Nel quinto anno della sigla del Memorandum d’intesa tra Libia e Italia, anche Amnesty International ha diramato una nota per denunciare la drammatica condizione dei migranti intercettati dalla Guardia costiera libica e ricondotti nei centri di detenzione del Paese nordafricano e per chiedere l’interruzione di ogni complicità da parte italiana ed europea. Con la connivenza delle istituzioni locali, in questi 5 anni, si legge nel comunicato diffuso ieri, «sono state oltre 82.000 le persone intercettate in mare e riportate in Libia: uomini, donne e bambini andati incontro alla detenzione arbitraria, alla tortura, a trattamenti crudeli, inumani e degradanti, agli stupri e alle violenze sessuali, ai lavori forzati e alle uccisioni illegali». Secondo Matteo de Bellis, ricercatore di Amnesty International su migrazione e asilo, «la cooperazione con le autorità libiche fa sì che persone disperate siano intrappolate in condizioni di un orrore inimmaginabile». Italia, Malta e Unione Europea, prosegue de Bellis, si sono rese complici della «cattura in mare» dei migranti, rinchiusi «in centri di detenzione agghiaccianti» oppure scomparsi. Il ricercatore di Amnesty International chiede di «porre fine a questo approccio vergognoso, che mostra un totale disprezzo per la vita e la dignità delle persone», rilanciando le missioni di ricerca e soccorso dei migranti del Mediterraneo e ricordando che la Libia, attualmente, non può essere considerato per loro un “porto sicuro”.

In un rapporto diffuso a metà gennaio, ricorda Amnesty, il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, si è detto «gravemente preoccupato» per le violazioni dei diritti dei migranti in Libia, dichiarando che «la Libia non è un porto sicuro per lo sbarco di migranti e rifugiati» e sottolineando la necessità di «rivedere le politiche che favoriscono gli intercettamenti in mare e il ritorno dei migranti e dei rifugiati in Libia».

«L’Italia e l’Unione europea – gli fa eco de Bellis nel comunicato di Amnesty International – devono cessare di contribuire a queste violenze atroci e iniziare ad assicurare che le persone che rischiano di annegare nel Mediterraneo siano prontamente soccorse e trattate umanamente». Pertanto, Ue e Stati membri, conclude, «devono sospendere ogni forma di cooperazione che contribuisca a trattenere migranti e rifugiati in Libia e a far subire loro violazioni dei diritti umani» e, allo stesso tempo, devono promuovere percorsi legali e sicuri «per le migliaia di persone intrappolate in Libia e che hanno bisogno di protezione internazionale».

C’è tempo fino al 2 novembre 2022, scadenza oltre la quale, come da accordo, il Memorandum sarà rinnovato automaticamente per ulteriori 3 anni.

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