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«Italia complice di un abominio»: il Centro Astalli nel quinto anniversario dell'accordo con la Libia

«Italia complice di un abominio»: il Centro Astalli nel quinto anniversario dell'accordo con la Libia

«Dopo 5 anni si fermi l’abominio»: anche il Centro Astalli, servizio dei gesuiti per i rifugiati arrivati in Italia anche attraverso la rotta del Mediterraneo Centrale, nel quinto anniversario del Memorandum d’intesa Italia-Libia chiede alle istituzioni italiane di cancellare l’accordo, siglato il 2 febbraio 2017 da Gentiloni e al-Sarraj «per bloccare i migranti e non farli arrivare in Europa».

Il Centro dei gesuiti ricorda che negli ultimi 5 anni, proprio a causa dell’accordo bilaterale, circa «82mila persone sono state intercettate dalla guardia costiera libica e riportate forzatamente nel Paese da cui cercavano di scappare», il quale, per loro, non può essere considerato un “porto sicuro” in ragione delle documentate violazioni dei diritti umani e delle normative internazionali sul diritto d’asilo.

Il presidente del Centro Astalli, p. Camillo Ripamonti, denuncia che molti dei rifugiati arrivati nelle strutture dei gesuiti «portano i segni delle torture subite, parlano di amici, parenti, figli morti di stenti o uccisi davanti ai loro occhi». «Le donne che assistiamo – aggiunge Ripamonti – sono quasi tutte vittime di violenze e torture. L’Italia, assecondando le politiche di chiusura europea, continua ad essere complice di un abominio».

In occasione del triste anniversario del Memorandum Italia-Libia, il Centro Astalli «chiede di porre fine all’accordo e di investire risorse per evacuare i migranti dalla Libia», grazie a un’iniziativa che comprenda corridoi umanitari, programmi di reinsediamento per quote, adeguate quote di ingresso per i lavoratori (in «un continente di 450milioni di abitanti che nel 2021 ha accolto meno di 200mila migranti») e, infine, una missione europea dedicata alla ricerca e soccorso dei migranti nel Mediterraneo.

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