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La telefonata di Zelenski con papa Francesco: «A Kiev come mediatore»

La telefonata di Zelenski con papa Francesco: «A Kiev come mediatore»

CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. Papa Francesco telefona a Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino sollecita la mediazione della Santa sede per porre fine al conflitto e invita Bergoglio a Kiev.

Poco prima del collegamento in videoconferenza di Zelensky con Montecitorio, c’è stata una nuova breve conversazione telefonica – dopo quella dello scorso 26 febbraio, due giorni dopo l’inizio dell’invasione russa – fra il presidente ucraino e il pontefice.

Dalla Santa sede non è arrivato nessun commento ufficiale sulla telefonata. Invece sia Zelensky sia il nuovo ambasciatore ucraino in Vaticano, Andrii Yurash, hanno fornito alcuni dettagli sul colloquio. «Nuovo visibile gesto di sostegno da parte di papa Francesco: pochi minuti fa il santo padre ha chiamato il presidente Zelensky», ha scritto su Twitter Yurash, direttore del dipartimento per gli affari religiosi del ministero della cultura ucraino, prima di essere inviato Oltretevere da Zelensky, che a dicembre lo ha nominato ambasciatore presso la Santa sede. Il pontefice ha detto di star «pregando e facendo tutto il possibile per la fine della guerra», ha aggiunto il diplomatico, e Zelensky gli ha risposto che il papa «è l’ospite più atteso in Ucraina». Qualche giorno fa, in un’intervista ad Avvenire, Yurash aveva espresso lo stesso auspicio: «I tempi sono difficili, ma se il papa poggiasse i piedi sulla terra ucraina sarebbe ciò che il Paese desidera maggiormente» e «la guerra si fermerebbe».

Della breve conversazione avuta con Bergoglio ha poi parlato lo stesso Zelensky durante il videocollegamento con Montecitorio. «Capisco che desiderate la pace, capisco che dovete difendervi», avrebbe detto il papa, secondo quanto riferito dal presidente ucraino. «Io ho risposto – ha aggiunto – che il nostro popolo è diventato esercito quando ha visto il male che porta con sé il nemico, quanta devastazione e quanto spargimento di sangue». E poi in un post su Twitter: «Ho parlato il pontefice, gli ho riferito la difficile situazione umanitaria e il blocco dei corridoi di soccorso da parte delle truppe russe. Sarebbe apprezzato il ruolo di mediazione della Santa sede nel porre fine alla sofferenza umana. Ho ringraziato per le preghiere per l’Ucraina e la pace».

Si riattiva quindi il canale diplomatico vaticano, anche se, ha precisato il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin a margine dell’inaugurazione di un centro dell’ospedale Bambino Gesù, prima bisogna «porre fine a questo scempio e bloccare la guerra», poi «intavolare negoziati che possano portare ad una soluzione che sia onorevole per tutti, serve buona volontà». È comunque necessario il consenso di entrambe le parti: «Stiamo insistendo che ci sia un negoziato e siamo disponibili nella misura in cui le parti pensano di poter avvalersi anche della nostra collaborazione per aiutare a concludere questa guerra».

A dividere resta la questione delle armi: Zelensky le ha chieste, il presidente del consiglio Draghi le ha garantite, il pontefice continua a essere fermamente contrario, come ha ribadito lunedì, “correggendo” anche Parolin che in un’intervista al settimanale cattolico spagnolo Vida Nueva aveva invece affermato il «diritto» degli ucraini a difendersi anche «con le armi». A Mosca intanto il patriarca ortodosso Kirill ha inviato un messaggio di buon compleanno al ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov: «Da anni difendi costantemente gli interessi del nostro Paese nell’arena politica internazionale, ti auguro la forza della mente e del corpo, l’aiuto di Dio e il successo nel tuo duro lavoro per il bene della Russia».

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