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Tra sacerdozio e figli scelgano i figli! Le indicazioni dei vescovi del Congo ai preti che violano il celibato

Tra sacerdozio e figli scelgano i figli! Le indicazioni dei vescovi del Congo ai preti che violano il celibato

ROMA-ADISTA. Sul numero di Documenti 11, datato 01/06/2022, la rivista il Regno – quindicinale di informazione di ispirazione cristiana, fondato dai dehoniani ed edito da Il Regno srl (emanazione dell’Associazione Dignitatis Humanae) dopo l’abbandono dei religiosi a fine 2015 (v. Adista Notizie 3/16) – pubblica la versione italiana del documento dei vescovi congolesi su celibato, castità e paternità dei preti dal titolo: “Alla scuola di Gesù Cristo (cf. Ef 4,20). Per una vita sacerdotale autentica. Esortazione della Conferenza episcopale nazionale del Congo ai presbiteri sulla castità sacerdotale e sui diritti dei bambini e delle persone vulnerabili”. Un testo di 20 pagine, fitto di contenuti e reperibile integralmente in francese anche sul sito dei comboniani Nigrizia. Il testo adottato il 4 marzo scorso dai prelati in chiusura dell’Assemblea plenaria della Cenco (Conferenza episcopale nazionale congolese) affronta a carte scoperte un annoso problema, quello dei preti cattolici di rito latino con famiglia, a quanto pare estremamente diffuso (e mal gestito) nel Paese.

I sacerdoti hanno giurato di mantenere il celibato già nel corso dell’ordinazione diaconale, sottolinea il documento dei vescovi congolesi, come «espressione del dono di sé a Cristo Signore». La castità è un dono a Dio e al prossimo, prosegue il testo, che parla anche di «celibato fecondo»: «Il sacerdote, attraverso il suo celibato, diventa l’“uomo per gli altri”, in modo diverso da come lo diventa uno che, legandosi in unità coniugale con la donna, diventa anch’egli, come sposo e padre, “uomo per gli altri” soprattutto nel raggio della propria famiglia: per la sua sposa, e insieme con essa per i figli, ai quali dà la vita». Lungi dal rappresentare dei “sacrifici”, castità obbedienza e povertà sono «consigli evangelici» che «ci inseriscono in una profonda amicizia con Cristo. È questa amicizia che ci apre al mondo e che suscita in noi una “carità pastorale” più premurosa verso tutti coloro con i quali Cristo si identifica».

Ma anche i sacerdoti vivono “nel” mondo, riconosce il documento, e come tutti gli uomini possono cadere vittime di «difficoltà» e «fragilità». Tempi duri per loro, ammettono i vescovi che denunciano la secolarizzazione e la dilagante libertà morale e sessuale anche nella società congolese: puntano il dito contro le «pulsioni dell’istinto» da rieducare; un presunto «movimento della libertà sessuale» che avanza a livello globale, minacciando «il valore della continenza perfetta» anche tra i presbiteri; i mezzi di comunicazione sempre più globalizzati; certe «posizioni culturali» libertine sul piano sessuale «che necessitano un risanamento»; le condizioni economicamente e socialmente svantaggiate che non favoriscono «la pratica delle virtù». E proprio in questo mondo pieno di insidie, dice il documento della Cenco, «siamo chiamati a rendere testimonianza del sacerdozio di Cristo onorando i nostri obblighi clericali della castità e del celibato, custodendoli come un tesoro, pur nella consapevolezza che abbiamo questo tesoro in vasi di creta».

Ricco di dettagliate citazioni di papi e magistero, il seguito del documento va avanti ribadendo più e più volte la bontà e la necessità del celibato obbligatorio per i preti cattolici, anche africani, e ricorda anche i pericoli, per se stesso e per le persone coinvolte, o i «delitti» cui incorre chi lo viola deliberatamente. Insomma, i vescovi si dicono «consapevoli delle difficoltà» che i preti affrontano nella vita quotidiana e nell’esercizio del ministero. Ma in questa sede intendono spostare l’attenzione su un’importante questione di giustizia e di riparazione: parlano, precisamente, dei figli nati da relazioni “clandestine”, che vivono nell’ombra e nell’abbandono per non destare scandalo alla propria famiglia e per non mettere nei guai il sacerdote stesso. Nel mondo, informano i vescovi, esistono numerose associazioni che aiutano i figli dei preti ad uscire dall’anonimato e a reclamare i loro diritti. «Abbiamo l’obbligo morale – ammonisce con forza la Cenco – di riconoscere che queste persone esistono e soffrono nel silenzio, chiedendo riconoscimento e accompagnamento».

Vero è che fiumi di inchiostro sono stati spesi, anche in questa sede, per ribadire l’importanza del celibato e della castità e per sottolineare i rischi che comporta una «deviazione delittuosa» della legge sul celibato, ma è vero anche che «la Chiesa vuole proteggere non solo la santità, ma anche i diritti delle persone».

I vescovi congolesi esortano dunque i preti «ad essere giusti e a riparare il danno provocato», «restituendo i diritti ai loro figli, costretti a crescere senza un padre». Ma i preti-papà, affermano ancora i vescovi, hanno destato confusione e scandalo anche presso i fedeli, per questo necessitano di misericordia ma anche di essere puniti. «La Chiesa sostiene le domande di dispensa dagli obblighi sacerdotali affinché il prete in questione possa adempiere ai suoi doveri di padre», spiega ancora il documento della Cenco. «Un figlio è sempre un dono di Dio, qualunque sia il contesto in cui è stato concepito». Ma impone obblighi familiari incompatibili con l’esercizio del ministero sacerdotale, sottolinea poi, e per questo è doveroso abbandonare lo stato clericale. Secondo la Cenco, in presenza di figli, «l’attenzione prioritaria del prete deve essere riposta alla sua progenie». La Cenco ribadisce ancora l’incompatibilità tra le due vocazioni e lancia dunque un appello ai preti-papà ad accelerare le procedure di dimissione dallo stato clericale per dedicarsi completamente ai propri figli. (giampaolo petrucci)

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