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23 luglio,

23 luglio, "Europe for peace". Per non assuefarsi al dramma quotidiano

Mentre il mondo rischia di “abituarsi” alla guerra ad oltranza in Ucraina, la società civile si mobilita per chiedere il cessate il fuoco e il rilancio internazionale dei negoziati tra ucraini e russi. «L’orizzonte non può che essere quello di una conferenza internazionale di pace – spiega Giulio Marcon di Sbilanciamoci! In un editoriale dell’11 luglio – per ricostruire le condizioni di una sicurezza comune e condivisa in Europa».

L’appuntamento è fissato per il prossimo 23 luglio, quando in tutta Italia centinaia di realtà laiche e cattoliche della società civile, afferenti a “Europe for peace”, daranno vita ad una grande mobilitazione in solidarietà con le vittime della guerra e con i pacifisti russi che hanno avuto il coraggio di schierarsi contro Putin. «Contro chi, sulla pelle delle popolazioni civili, vuole la guerra ad oltranza e pensa sia possibile “vincere” la guerra», afferma Marcon, «è necessario archiviare il delirio bellicista e rimettere al centro la ragione di un’azione possibile per far tacere le armi e far ripartire il negoziato. Putin non ha nessuna intenzione a farlo, ma nemmeno gli Stati Uniti di Biden».

Con il ripresa dei contagi, il conflitto rischia di scivolare tra le notizie di secondo piano, e il rischio “assuefazione” al dramma quotidiano è dietro l’angolo. «Una storia già vista durante le guerre jugoslave degli anni ‘90», dice Marcon. Nel frattempo, senza destare troppo scandalo, Svezia e Norvegia hanno barattato l’ingresso nella NATO con i diritti dei popoli curdi.

«Ecco perché, a 150 giorni dall’inizio della guerra, rilanciare la mobilitazione per la pace il prossimo 23 luglio è fondamentale (adesioni: segreteria@retepacedisarmo.org). È necessario che in ogni città ci siano presidi di protesta, raccolta di aiuti per le popolazioni, manifestazioni. Una mobilitazione senza preclusioni e discriminazioni, ognuno con la propria identità e convinzione a sostegno di una pace possibile, cui si arriva facendo tacere le armi e non “vincendo la guerra”. Non siamo neutrali, siamo dalla parte delle popolazioni civili colpite dall’aggressione di Putin. E il loro, il nostro, interesse fondamentale è che si depongano le armi, subito. Per questo ci mobilitiamo».

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