
Un tappeto magico che distruggiamo senza pietà
Tratto da: Adista Documenti n° 30 del 10/09/2022
Qui l'introduzione a questo testo.
IL VALORE DEL SUOLO
Il suolo è lo strato superiore della crosta terrestre, costituito da componenti minerali, materia organica, acqua, aria e organismi viventi e rappresenta l’interfaccia tra terra, aria e acqua, ospitando gran parte della biosfera.
Troppo pochi sanno che il nostro futuro dipende dallo strato sottile che si estende sotto i nostri piedi. Il suolo e la moltitudine di organismi che in esso vivono ci forniscono cibo, biomassa, fibre e materie prime, regolano i cicli dell'acqua, del carbonio e dei nutrienti e rendonopossibile la vita sulla terra (Commissione Europea, 2021).
Il suolo è una risorsa limitata e, visti i tempi estremamente lunghi di formazione, si può ritenere che sia una risorsa sostanzialmente non rinnovabile. Occorrono migliaia di anni per produrre pochi centimetri di questo tappeto magico (Commissione Europea, 2021).
Per tali ragioni e per il suo valore intrinseco, il suolo naturale deve essere tutelato e preservato per le generazioni future (Parlamento europeo e Consiglio, 2013). (...).
I suoli che godono di buona salute sono inoltre il più grande deposito di carbonio del pianeta. Questa caratteristica, insieme alla capacità di assorbire acqua come una spugna e ridurre il rischio di allagamenti e siccità, fa del suolo un alleato indispensabile nella lotta per la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici (Commissione Europea, 2021).
L’importanza di proteggere il suolo e di promuoverne la salubrità, tenendo conto del persistere del degrado di tale ecosistema vivente, di tale componente della biodiversità e di tale risorsa non rinnovabile, deriva anche dai costi dell'inazione riguardo al degrado del suolo, con stime che nell'Unione Europea superano i 50 miliardi di Euro all'anno (Parlamento europeo, 2021).
I nostri suoli stanno soffrendo: secondo le stime, tra il 60% e il 70% dei suoli nell'UE non è in buona salute. Terreni e suoli continuano a essere soggetti a processi di forte degrado come l'erosione, la compattazione, la riduzione di materia organica, l'inquinamento, la perdita di biodiversità, la salinizzazione e l'impermeabilizzazione (Commissione Europea, 2021). (...).
Per evitare i rischi legati al continuo degrado del suolo e l'impatto di questo sull'economia e sul benessere di tutti, i suoli richiedono l'attenzione massima e urgente di governi, parlamenti, autorità pubbliche di ogni livello, oltre che di operatori economici, utilizzatori di suoli, comunità locali e cittadini (Commissione Europea, 2021).
I servizi ecosistemici possono essere considerati come un contributo indiretto del “capitale naturale”, ovvero l’insieme delle risorse naturali che forniscono beni e servizi all’umanità (World Bank, 2012). Il termine “capitale” ci ricorda che, in alcuni casi, accanto ai valori intrinseci del suolo, si possono individuare aspetti della sua importanza economica, molti dei quali misurabili con l'ausilio di valutazioni monetarie. Tali valutazioni possono sicuramente aiutare ad alimentare l’attenzione sulle risorse naturali attraverso una considerazione articolata dei valori in gioco, monetari e non, ma non devono portarci a ridurre il valore della Natura a un unico criterio, che non tenga conto della sostanza politica delle scelte. Infatti, se la monetizzazione ha in sé delle buone ragioni come, ad esempio la capacità di mostrare il valore di una risorsa con un codice a tutti noto, rischia di alimentare un perverso e incancellabile retropensiero secondo il quale, in fondo, ogni risorsa è una merce con un prezzo e, quindi, con un possibile mercato di scambio che non può tenere in conto il vero valore e il concetto di incommensurabilità della Natura (Pileri et al., 2018). È lo stesso principio fissato dalla Commissione Europea (2021), che ha definito un preciso ordine di priorità da seguire per raggiungere l’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo:
1. evitare il consumo e l’impermeabilizzazione del suolo;
2. in caso di nuove necessità, riutilizzare terreni già consumati e impermeabilizzati;
3. se non è possibile evitare il consumo e l’impermeabilizzazione del suolo, utilizzare aree già degradate;
4. infine, solo per interventi assolutamente inevitabili, applicare misure di mitigazione per ridurre al minimo la perdita di servizi ecosistemici e per la loro compensazione attraverso interventi come la rinaturalizzazione di una superficie con qualità e funzione ecologica equivalente.
LA STRATEGIA EUROPEA PER IL SUOLO E GLI ORIENTAMENTI COMUNITARI
A fine 2021 la Commissione Europea ha approvato la nuova strategia dell’UE per il suolo per il 2030 per ribadire come la salute del suolo sia essenziale per conseguire gli obiettivi in materia di clima e di biodiversità del Green Deal europeo. La strategia definisce un quadro e misure concrete per proteggere e ripristinare i suoli e garantire che siano utilizzati in modo sostenibile. Determina una visione e gli obiettivi per i terreni sani entro il 2050, con azioni concrete entro il 2030. La Commissione, con l’approvazione della Strategia, si è impegnata, inoltre, ad approvare una nuova legge sulla salute del suolo entro il 2023 per garantire parità di condizioni e un elevato livello di protezione dell'ambiente e della salute.
La nuova strategia dell’UE per il suolo per il 2030 (...) intende contribuire al raggiungimento degli obiettivi del Green Deal, in considerazione del fatto che suoli sani sono essenziali per raggiungere la neutralità climatica, per un'economia pulita e circolare, per fermare la desertificazione e il degrado del territorio, per invertire il processo di perdita di biodiversità, per garantire cibo sano e per salvaguardare la salute umana (Commissione Europea, 2021).
La prospettiva della nuova strategia è di avere entro il 2050 tutti gli ecosistemi dei suoli dell’UE in buona salute e dunque più resilienti. Per questo, sono ritenuti necessari cambiamenti molto profondi nel corso dell'attuale decennio e vengono definiti obiettivi di medio termine e di lungo periodo. (...).
L’AGENDA GLOBALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE E GLI OBIETTIVI PER LA TUTELA DEL SUOLO E DEL TERRITORIO
Le azioni relative al suolo e al territorio sono prioritarie anche a livello globale. Nell’ambito della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC), della Convenzione delle Nazioni Unite per combattere la desertificazione (UNCCD), del Global Soil Partnership della FAO e, più in generale, nell’azione esterna dell'UE e della cooperazione allo sviluppo, sono numerosi i riferimenti alla tutela del suolo al fine di evitarne il consumo e di non aumentare il degrado del territorio. In particolare l’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (UN, 2015), definisce gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e indica, tra gli altri, alcuni target di particolare interesse per il territorio e per il suolo, da integrare nei programmi nazionali a breve e medio termine, da raggiungere entro il 2030 e da monitorare attraverso un sistema di indicatori, tra cui alcuni specifici per assicurare che il consumo di suolo non superi la crescita demografica, per assicurare l’accesso universale a spazi verdi e spazi pubblici sicuri, inclusivi e accessibili e per raggiungere un land degradation neutral world, quale elemento essenziale per mantenere le funzioni e i servizi ecosistemici (UN, 2015) (...).
LA TUTELA DELL’AMBIENTE NELLA COSTITUZIONE ITALIANA
A livello nazionale, con la promulgazione della Legge costituzionale 11 febbraio 2022 n. 1 (G.U. n. 44 del 22 febbraio) il Parlamento italiano ha compiuto un’importante innovazione normativa che introduce due diverse modifiche alla Carta costituzionale:
- all’articolo 9, inserisce tra i principi fondamentali un nuovo comma volto alla “tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” e pone sotto la legislazione dello Stato la tutela degli animali;
- all’articolo 41, inserisce tra i diritti e doveri dei cittadini nell’ambito della libera iniziativa economica privata al comma 2 la previsione di svolgersi “in modo da non arrecare danno alla salute e all’ambiente” e, al comma 3, che sia indirizzata e coordinata, oltre ai già previsti fini sociali, anche “ai fini ambientali”.
In particolare, quest’ultimo è un comando precettivo, cioè va rispettato e fatto rispettare anche in assenza di norme regolatrici della materia. In generale, comunque, queste modifiche dovranno necessariamente indirizzare verso una profonda revisione delle politiche e delle norme di tutela del suolo e di governo dei processi di trasformazione del territorio ai diversi livelli, in una chiara prospettiva di sostenibilità ambientale e di conservazione e ripristino delle risorse naturali, degli ecosistemi e della biodiversità, mettendo al centro l’azzeramento del consumo e dell’impermeabilizzazione del suolo che, evidentemente, quando effettivamente compiuti, arrecano un danno alla salute e all’ambiente quasi sempre irreversibile e assai difficilmente compensabile.
LA STRATEGIA NAZIONALE PER LA BIODIVERSITÀ AL 2030
Nel 2021 il Ministero della Transizione Ecologica ha avviato il processo di definizione della nuova Strategia Nazionale per la Biodiversità al 2030, il nuovo documento strategico nazionale che, in coerenza con gli obiettivi della Strategia Europea per la Biodiversità al 2030, punta a invertire l’attuale tendenza alla perdita di biodiversità e al collasso degli ecosistemi e a contribuire all’obiettivo internazionale di garantire che entro il 2050 tutti gli ecosistemi del pianeta siano ripristinati, resilienti e adeguatamente protetti. (...).
Per la messa a sistema dell’attuazione dell’Agenda 2030, lo strumento di riferimento è rappresentato dalla Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), presentata al Consiglio dei Ministri a ottobre 2017 (...). La SNSvS 2017-2030 si configura, anche alla luce dei cambiamenti intervenuti a seguito della crisi economicofinanziaria degli ultimi anni, come lo strumento principale per la creazione di un nuovo modello economico circolare, a basse emissioni di CO2, resiliente ai cambiamenti climatici e agli altri cambiamenti globali causa di crisi locali, come, ad esempio, la perdita di biodiversità, la modificazione dei cicli biogeochimici fondamentali (carbonio, azoto, fosforo) e i cambiamenti nell’utilizzo del suolo. (...).
IL PIANO PER LA TRANSIZIONE ECOLOGICA
Sulla Gazzetta Ufficiale del 15 giugno 2022 è stata pubblicata la delibera del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE) con l’approvazione del Piano per la transizione ecologica (PTE). Il PTE prevede di agire su cinque macro-obiettivi condivisi a livello europeo (Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica, 2022):
- neutralità climatica;
- azzeramento dell’inquinamento;
- adattamento ai cambiamenti climatici;
- ripristino della biodiversità e degli ecosistemi;
- transizione verso l’economia circolare e la bioeconomia.
Nell’ambito di tali macro-obiettivi, il Piano interviene su otto ambiti:
- la decarbonizzazione;
- la mobilità sostenibile;
- il miglioramento della qualità dell’aria;
- il contrasto al consumo di suolo e al dissesto idrogeologico;
- il miglioramento delle risorse idriche e delle relative infrastrutture;
- il ripristino e il rafforzamento della biodiversità;
- la tutela del mare;
- la promozione dell’economia circolare, della bioeconomia e dell’agricoltura sostenibile.
Il contrasto al consumo di suolo è, quindi, presente tra gli ambiti prioritari che il nostro Paese ha posto alla base del processo di transizione ecologica della nostra economia.
L’obiettivo del Piano è arrivare a un consumo netto pari a zero entro il 2030, ovvero anticipando di vent’anni l’obiettivo europeo e allineandosi alla data fissata dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile. L’azzeramento del consumo di suolo, riporta il PTE, dovrà avvenire sia minimizzando gli interventi di artificializzazione, sia aumentando il ripristino naturale delle aree più compromesse, quali gli ambiti urbani e le coste ed è considerato una misura chiave anche per l’adattamento ai cambiamenti climatici, da normare attraverso un’apposita legge nazionale, come già richiamato anche dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). (...).
Con riferimento al consumo di suolo, oltre a confermare la necessità e l’urgenza dell’approvazione della Legge nazionale sul consumo di suolo, prevista tra le riforme del PNRR, sono proposte una serie di azioni coordinate, tra cui il potenziamento del sistema di monitoraggio nazionale del suolo e del degrado del territorio, integrato con la rilevazione delle destinazioni d’uso e delle previsioni non attuate degli strumenti di pianificazione e del monitoraggio degli interventi di rigenerazione urbana, la realizzazione di una rete di laboratori sul territorio, la realizzazione di interventi di de-impermeabilizzazione, rinaturalizzazione e di rigenerazione all’interno di una strategia unitaria. (...).
ALCUNE CONSIDERAZIONI PER UNA LEGGE SUL CONSUMO DI SUOLO
In considerazione del quadro disomogeneo delle norme regionali, delle urgenti necessità di tutela del suolo e dei già richiamati impegni del nostro Paese per raggiungere gli obiettivi di azzeramento del consumo di suolo, è sempre più urgente l’approvazione di un testo che possa dare indirizzi chiari, delineando le azioni ai vari livelli e definire da subito il percorso verso lo stop al nuovo consumo di suolo con un significativo e immediato obiettivo di riduzione, sia per la componente permanente, sia per quella reversibile, vigente ai vari livelli amministrativi. (...).
L’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo netto, ovvero il bilancio alla pari tra il consumo di suolo e l’aumento di superfici agricole, naturali e seminaturali dovuto a interventi di recupero, demolizione, de-impermeabilizzazione, rinaturalizzazione, deve essere visto anche come un motore di rigenerazione e ridisegno del tessuto urbano e come un’opportunità per la riqualificazione edilizia, urbana e territoriale, che deve essere raggiunto attraverso la contemporanea messa in opera di tutte le azioni possibili per mettersi in linea con gli obiettivi a livello nazionale, europeo e globale.
LA RIGENERAZIONE URBANA
(...) La rigenerazione urbana e territoriale viene spesso proposta come uno strumento utile ad evitare il consumo di suolo e sicuramente rappresenta una priorità per ripensare, in direzione di una sempre più necessaria e urgente transizione ecologica, l’assetto di un territorio diventato, nel corso del tempo, sempre più fragile e poco attrezzato ad affrontare le grandi sfide poste dai cambiamenti climatici e dal diffuso degrado del territorio, del paesaggio e dell’ecosistema. (...)
I dati annuali del monitoraggio del territorio in Italia evidenziano (...) come i suoli urbani, quelli candidati alla rigenerazione, siano stati quelli dove il fenomeno del consumo di suolo si è maggiormente intensificato negli ultimi anni, portando alla scomparsa di preziosissime aree permeabili, aggravando la frequenza e l’intensità di allagamenti e di ondate di calore e causando la perdita di aree verdi fruibili dai cittadini, di biodiversità e di servizi ecosistemici. In questi casi è probabile che ci si limiti ad assecondare un processo guidato prevalentemente dalla rendita che porta alla densificazione del tessuto urbano e alla saturazione dei preziosi spazi verdi rimasti all’interno delle aree urbane (spesso chiamati “vuoti urbani”per negarne l’importanza ecologica e sociale). Questi spazi naturali in ambiente urbano, anche quando non rientrano della categoria “verde urbano”, sono essenziali per la qualità della vita dei cittadini, dell’ambiente e del paesaggio, oltre a essere fondamentali per il corretto deflusso delle acque meteoriche, per la mitigazione del rischio idrogeologico, per l’adattamento ai cambiamenti climatici, per la riduzione dell’isola di calore, per il mantenimento della biodiversità e, a volte, anche per la produzione agricola. Per questo la rigenerazione urbana dovrebbe essere l’occasione per contribuire a rendere le nostre città più sostenibili e resilienti, migliorando la capacità di fornire servizi ecosistemici e riducendo il degrado ambientale e territoriale, intervenendo sull’esistente per tutelare i suoli naturali e le aree agricole. (...).
Considerando i costi annuali medi dovuti alla perdita di servizi ecosistemici, (...) si può stimare, se fosse confermata la velocità media 2012-2021 anche nei prossimi 9 anni e quindi la crescita dei valori economici dei servizi ecosistemici persi, un costo cumulato complessivo, tra il 2012 e il 2030, compreso tra 78,4 e 96,5 miliardi di euro.
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