Nota del Coordinamento per la Democrazia costituzionale sulla "controriforma" della giustizia
Riceviamo dalla Presidenza del Coordinamento per la democrazia costituzionale la seguente nota, datata 3 novembre, in merito alla riforma della giustizia. Volentieri la pubblichiamo di seguito.
Con la scontata approvazione da parte del Senato il 30 ottobre si è concluso il percorso parlamentare del disegno di controriforma costituzionale (Norme in materia di ordinamento giurisdizionale e di istituzione della Corte disciplinare) proposto dal Governo Meloni e divulgato all’opinione pubblica come Separazione delle carriere.
Il percorso della controriforma, approvata a tambur battente, costituisce di per sé una prova tecnica di Premierato. Non era mai accaduto, infatti, nella storia parlamentare che una modifica della Costituzione venisse approvata nel testo proposto dal Governo senza che venisse consentito al Parlamento di approvare un solo emendamento.
La pretesa di rendere il testo del disegno di legge indiscutibile ha espropriato il Parlamento della sua funzione, riducendolo a claque del Governo, in palese violazione della ragione di senso dell’art. 138 della Costituzione.
Per reagire a questo disegno di controriforma costituzionale, per prima cosa occorre fare pulizia dei messaggi falsi ed ingannevoli.
La denominazione della controriforma come Separazione delle carriere è una vera e propria truffa delle etichette poiché l’oggetto della controriforma non è la separazione delle carriere, che è stata già realizzata a Costituzione invariata, ma la riscrittura del titolo IV della Costituzione all’unico scopo di restringere o abbattere le garanzie di indipendenza dell’esercizio della giurisdizione.
In sostanza, quella di Nordio/Meloni è una controriforma dell’indipendenza del potere giudiziario. Nel disegno costituzionale l’indipendenza della magistratura non è concepita come un privilegio corporativo dei magistrati bensì costituisce una garanzia per la tutela dei diritti fondamentali dei cittadini e dei beni pubblici repubblicani a fronte dei possibili abusi dei poteri pubblici o privati.
Non si tratta dunque soltanto di un provvedimento che si rivolge contro i magistrati, ma di una controriforma punitiva nei confronti dei cittadini a cui viene tolta la garanzia di un giudice indipendente, e quindi capace di effettuare il controllo di legalità sull’esercizio dei poteri.
Sbarazzarsi dei poteri di controllo è il passaggio obbligato per la trasformazione di un ordinamento democratico in un regime autoritario.
Per contrastare questo processo è necessario procedere quanto prima alla costituzione di un Comitato unitario per il No con la partecipazione delle forze vive della società civile, che affianchi il Comitato per il No già costituito dall’Associazione Nazionale Magistrati, al fine di creare una vasta mobilitazione popolare che possa cancellare la controriforma con il No al referendum, bloccando i processi in atto di degrado della democrazia italiana.
*Immagine generata con IA
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