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Due svelamenti (Trump e papa Leone)

Due svelamenti (Trump e papa Leone)

Newsletter n. 38 da Prima Loro del 3 novembre 2025‌   ­‌   ­‌  

Cari amici,

ci troviamo di fronte a due svelamenti, non veramente nuovi, ambedue con timbro americano.

Da Trump viene la rivelazione della trascendenza, ovvero del dominio del denaro come vero sovrano.

Dal papa americano viene la rivelazione della immanenza, ovvero della umanizzazione di Dio, così spinta fino all’annientamento di sé, da fargli rischiare di essere dagli uomini smarrito.

Trump lavora solo per il denaro. Va in giro per il mondo per fare soldi. Mette e toglie dazi, cioè concede o sottrae soldi. Preferisce fare affari e non la guerra, ma si serve della guerra per fare affari, e la chiama pace. Alla Russia mette il tappeto rosso, per farle fare quello che dice lui, ma poi le mette le sanzioni, il diciannovesimo pacchetto fino all’ottobre scorso, per mandarla in rovina, come se quelli già messi dalla cosiddetta Europa di Ursula von der Leyen non bastassero a far capire che non servono a niente. Perfino Gaza la vorrebbe libera dal genocidio e da Hamas, ma per riempirla di casinò e di profitti del regime, e sui suoi sudditi invece di far “piovere la giustizia” fa piovere oltraggio, nella trascrizione fatta dalla Intelligenza Artificiale della invettiva di Cambronne, e mostra tutta la violenza americana. E naturalmente fa scuola: secondo l’OXFAM un’imposta del 5% sui grandi patrimoni potrebbe affrancare dalla povertà fino a 2 miliardi di persone, mentre da una ridda di cifre si ha che l’1 per cento della popolazione più ricca nel mondo acquisisce fino all’82 per cento della ricchezza prodotta in un anno, mentre fornisce solo 4 centesimi per ogni dollaro di gettito fiscale. Sicché perfino qualche centinaio di super ricchi si sono vergognati di questo divario e nel settembre 2023 rivolsero un appello al G20 riunitosi in India per chiedere che si promuovessero misure coraggiose e lungimiranti di tassazione delle grandi ricchezze: ma la proposta è rimasta inascoltata, anzi il cavallo di battaglia dei governi per vincere le elezioni sono la detassazione, la flat tax e simili, mentre in Italia alla sola idea di tassare le banche si è scatenato l’inferno. Insomma il capitalismo allo stato puro.

Il Papa americano lavora per i poveri, e dice quali sono “le cose nuove”, per fare le quali ha preso perfino il nome. Ma le cose nuove di cui parla non sono quelle dell’altro Leone, che Charlie Chaplin ha filmato, della prima rivoluzione industriale e della nuova tecnologia che ci usa invece di essere usata, da cui Heidegger ha lasciato detto che “solo un Dio ci può salvare”; le “cose nuove” sono la terra, la casa e il lavoro, che ai poveri sono negati. Non glieli dà infatti l’attuale società dello scarto, come la chiamava papa Francesco; ma papa Leone non chiede, connivente, che vengano da Dio, bensì è ammirato dei poveri, che lottano per essi, anche se vengono dalle case occupate e quindi sono incriminati dalla signora Meloni, e dice di voler lottare con loro: “Ci sto!”, “sono con voi.”. E quasi per scusarsi con quanti pensano che questo non è il mestiere della Chiesa (ma al cardinale Burke basta la messa in latino) dice che “sono diritti sacri”: in realtà sono diritti umani universali, e proprio per questo sono sacri, cioè nel cuore di Dio. E qui sta il rovesciamento, perché vuol dire guardare a questi diritti negati non dal trono di Dio, né dal trono di tutti i potenti, ma dalla periferia, magari dalle favelas, dove non si era abituati a pensare che Dio fosse di casa. Ma se adesso lì Dio c’è, e lì il Papa con i movimenti popolari lo va a scovare, vuol dire che lì era nascosto. E la cosa nuova, forse la missione di un Papa agostiniano, è di far trovare, a un mondo che l’ha perduto, il “Deus absconditus”, che era l’assillo e il tema di sant’Agostino: “veramente tu sei un Dio nascosto, Dio di Israele, salvatore”, lo proclamava, prima di lui, il profeta Isaia.

Ma se Dio è nascosto, va cercato nel suo nascondiglio, e questo è nella carne dell’uomo: “mi hai preparato un corpo”, dice la lettera agli Ebrei; questo è detto del Figlio, con cui i membri della Chiesa fanno un unico corpo; ma il Padre raccoglie in sé tutti i figli, per cui fa corpo con l’umanità tutta intera, si “svuota” scambiandosi con loro, ne assume il dolore, e in forza di questo gli uomini sono una cosa sola. Nel Talmud c’è una curiosa esegesi rabbinica sul fratricidio di Caino: dice il Rabbi Nathan che «chi fa perire un solo uomo è come se facesse perire il mondo intero. Ciò vale anche riguardo a Caino che uccise Abele, secondo quanto è scritto: “La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo”». Secondo il rabbino Nathan benché fosse versato il sangue di uno solo, l’ebraico usa questa parola al plurale (damaym), ciò che vorrebbe dire che “il sangue dei figli di Abele, quello dei suoi nipoti e di tutti i discendenti che sarebbero nati da lui sino alla fine dei tempi, gridavano” davanti a Dio.

Dal canto suo papa Leone non ammette alcuna esclusione, e ha detto ai Movimenti popolari che l’umanità “non è riuscita ad invertire la rotta sulla drammatica esclusione di milioni di persone che rimangono ai margini. Questo è un punto centrale nel dibattito sulle ‘cose nuove’”; e nell’Enciclica sui poveri, “Dilexit te”, ha scritto che “anche teologicamente si può parlare di un’opzione preferenziale per i poveri da parte di Dio, un’espressione nata nel contesto del continente latino-americano e in particolare nell’Assemblea di Puebla, ma che è stata ben integrata nel successivo magistero della Chiesa”. Lo svelamento è che non c’è alcuno che può essere considerato escluso, nemmeno dal seno della Chiesa (papa Francesco diceva: “Todos, todos”): i confini dell’umanità e della Chiesa coincidono. Se la Chiesa, da Francesco a papa Leone, denuncia che c’è una “drammatica esclusione di milioni di persone che rimangono ai margini”, come si può pensare che la maggior parte siano esclusi proprio dalla Chiesa, fuori della quale “non c’è salvezza” e nella Chiesa non si entra se non “per il battesimo come per una porta”, come ancora diceva il Concilio Vaticano II? Infatti non lo pensano più, né papa Francesco che lavava i piedi ai musulmani, né papa Leone che dice questa cosa nuova. Sarebbe paradossale che Dio preferisca i poveri su tutti, ma solo a patto che siano entrati nella Chiesa visibile, quando poi, in un modo o nell’altro nella “società dello scarto” tutti sono e siamo poveri, tutti esclusi, tutti alienati, tutti deprivati come soggetti, dominati dalle cose, e gli uni agli altri nemici, gli Ucraini che perseguitano i Russi e i Russi che invadono l’Ucraina, gli Israeliani che occupano una terra che consideravano come una “res nullius”, e i Palestinesi che la rivendicano come loro. Il mondo accetta queste esclusioni, e le lascia in balia delle guerre, annoverando gli esclusi come nemici; la Chiesa invece rigetta queste esclusioni, sostiene che i nemici sono fratelli, che la guerra non finisce mai in vittoria, ma sempre in sconfitta, che la terra è una, e che tutti sono una cosa sola, e che perciò devono riconciliarsi, abrogando il passato di odio e di lotta (“per eliminarne dalla terra il ricordo”, come dice il salmo di David, che poi sarebbe il perdono, nella visione di Panikkar). Il mondo come nascondiglio e insieme come manifestazione di Dio. Solo se così si fa umano, e nel suo abbassamento prende domicilio nell’umanità tutta intera, “solo un Dio ci può salvare”.

Nel sito pubblichiamo il discorso di Leone XIV ai Movimenti Popolari e un articolo sulla possibile pace in Ucraina del prof Jeffrey Sachs, reduce da una vera aggressione verbale da parte di Carlo Calenda in una recente trasmissione de La 7.

Con i più cordiali saluti,

da “Prima Loro” (Raniero La Valle)

*Immgaine generata con IA

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