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Sudan e Tanzania: Leone XIV accende i riflettori su due crisi dimenticate

Sudan e Tanzania: Leone XIV accende i riflettori su due crisi dimenticate

«Con grande dolore seguo le tragiche notizie che giungono dal #Sudan. Violenze indiscriminate contro donne e bambini, attacchi ai civili inermi e gravi ostacoli all’azione umanitaria stanno causando sofferenze inaccettabili. #PreghiamoInsieme affinché il Signore accolga i defunti, sostenga i sofferenti e tocchi i cuori dei responsabili. Rinnovo un accorato appello alle parti coinvolte per un cessate-il-fuoco e l’apertura urgente di corridoi umanitari. Invito, infine, la comunità internazionale a intervenire con decisione e generosità». Sono le parole con cui Leone XIV, affidate al social media X il 2 novembre scorso, intende riaccendere i riflettori della comunità internazionale sulla crisi umanitaria in Sudan – che in molti definiscono la più grave crisi umanitaria del pianeta – dopo la presa di El Fasher, capitale del Darfur Settentrionale e ultima roccaforte dell’esercito ufficiale nell’ovest del Paese.

Ne parla una notizia dell’agenzia di informazione sulla Chiesa in Africa CISA il 4 novembre. Nella stessa notizia l’agenzia recupera anche un post del 2 novembre sulla stessa piattaforma, questa volta dedicato ai disordini post-elettorali in Tanzania, costati la vita a centinaia di persone, e ricorda la particolare attenzione papale nei confronti delle questioni africane, abitualmente silenziate dai media internazionali per lo più focalizzati su alcune questioni di politica internazionale: «#PreghiamoInsieme – scrive @Pontifex_it utilizzando lo stesso hashtag – anche per la #Tanzania, dove, dopo le recenti elezioni politiche, sono scoppiati scontri con numerose vittime. Invito tutti a evitare ogni forma di violenza e a percorrere la via del dialogo».

L’agenzia di informazione ricostruisce anche le recenti vicende che hanno interessato i due Paesi africani: parla di El Fasher in Sudan come di «una città trasformata in un cimitero, con agenzie umanitarie e media che documentano fosse comuni, corpi lasciati nelle strade e interi quartieri svuotati a causa della fuga dei civili dagli attacchi indiscriminati. Il massacro presso l'ospedale di maternità di El Fasher, una scena orribile in cui pazienti, madri, neonati e personale medico sarebbero stati giustiziati, ha scioccato gli operatori umanitari e rievocato dolorosi ricordi del genocidio che ha devastato il Darfur due decenni fa».

Leone XIV ha anche condannato, dunque, anche i disordini letali, esplosi dopo le elezioni, considerate fraudolente, che hanno consegnato la Tanzania alla presidente Samia Suluhu Hassan, accusata di brogli anche da osservatori regionali e Comunità per lo Sviluppo dell'Africa Meridionale (Sadc). Secondo diversi osservatori, sottolinea l’agenzia, elezioni pilotate, repressione del dissenso e dell’opposizione, detenzioni arbitrarie e sparizioni, sarebbero gli inequivocabili indicatori del fatto che la Tanzania, «a lungo considerata un pilastro di stabilità nell'Africa orientale», si sta avviando su un pericoloso crinale di autoritarismo antidemocratico.

Il papa, afferma l’agenzia, lancia un allarme doppio «per due crisi in escalation che hanno ricevuto una risposta internazionale limitata. Gli analisti vaticani affermano che Papa Leone sta posizionando sempre più la sua autorità morale contro la crescente repressione politica e la violenza etnica in Africa, avvertendo che il silenzio di fronte a tali atrocità comporta gravi conseguenze morali. Mentre il Sudan barcolla sotto un'ombra di genocidio e la Tanzania affronta l'erosione delle norme democratiche, la voce del Santo Padre aggiunge pressione sui leader globali affinché intervengano prima che entrambe le tragedie si aggravino ulteriormente».

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