
C'era una volta il Belpaese. L'Italia sempre più soffocata dal cemento
Tratto da: Adista Documenti n° 30 del 10/09/2022
DOC-3205 ROMA-ADISTA. È un quadro impietoso quello che emerge dal Rapporto SNPA 2022 diffuso lo scorso luglio su “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”. Con una media di 19 ettari al giorno, il valore più alto negli ultimi dieci anni, e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, il consumo di suolo torna a crescere nel 2021, sfiorando i 70 chilometri quadrati di nuove coperture artificiali in un solo anno. Un dato tanto più agghiacciante in quanto il cemento ricopre ormai 21.500 km2 di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici (che rappresentano il 25% dell’intero suolo consumato).
Tra il 2006 e il 2021 quello che è stato meritatamente definito come Belpaese – ma che rischia di esserlo sempre meno – ha perso 1.153 km2 di suolo naturale o seminaturale, con una media di 77 km2 all’anno, a causa principalmente dell’espansione urbana e delle sue trasformazioni collaterali. Un'evoluzione che, oltre all’aumento degli allagamenti e delle ondate di calore, provoca la perdita di aree verdi, di biodiversità e dei servizi ecosistemici, con un danno economico stimato in quasi 8 miliardi di euro l’anno.
E se i valori percentuali più elevati si collocano anche quest’anno in Lombardia (12,12%), Veneto (11,90%) e Campania (10,49%), tra i comuni Roma ha consumato anche nel 2021 più suolo di tutte le altre città italiane: altri 95 ettari di suolo persi in 12 mesi. Ci sono anche – pochi – esempi virtuosi, a cominciare da Como, Impruneta e Marano di Valpolicella, i Comuni che si aggiudicano la prima edizione del concorso ISPRA conquistando il titolo di “Comune Risparmia suolo” del 2022.
Ma a quale livello di inadeguatezza sia arrivata – anche su tale questione – la nostra classe politica, lo ha indicato alla perfezione l’uscente ministro delle infrastrutture e della mobilità sostenibili Enrico Giovannini, secondo il quale «esiste un consumo di suolo cattivo ma anche un consumo di suolo buono, necessario». Dichiarazione che, come ha riferito Alessandro Mortarino sul Forum Salviamo il Paesaggio (27 luglio), ha scatenato l'immediata reazione di Paolo Pileri: «Consumo di suolo buono e cattivo? 323 ettari di logistica in un solo anno equivalgono a una superficie pari al consumo di suolo totale registrato da Toscana e Liguria messe assieme», ha commentato parlando di «disastro».
E analogo sconforto ha mostrato Luca Mercalli, ponendo l'accento sui «mille punti di contatto» tra la devastazione del suolo e il cambiamento climatico: «Sono allibito dalle parole del ministro Giovannini, che non pare accorgersi che le cartine illustrate da Michele Munafò sono come le metastasi, celle cancerose che si staccano e aggrediscono l’intero organismo: come possiamo pensare che vi siano metastasi buone e metastasi cattive?».
Commenta Mortarino: «Non dobbiamo trascurare il fatto che, dal marzo 2012 a oggi, sul contenimento del consumo di suolo sono stati depositati, nei due rami del Parlamento, più di 60 tra proposte e disegni di legge. Con l’esito che ben conosciamo. E che il Rapporto annuale di SNPA stila la “classifica” delle Regioni che nell’ultimo anno hanno registrato i più elevati livelli di consumo di suolo: tutte hanno in vigore una legge regionale per limitarlo/contenerlo e, allo stesso tempo, anche norme per “semplificare” gli iter delle pratiche edilizie e urbanistiche!». Da qui la necessità improrogabile di «una nuova alleanza “dal basso” tra ricercatori e società civile». E un appello accorato: «Facciamo entrare questo tema nel dibattito politico e, anzi, facciamo sì che “la terra” (insieme all’acqua, l’aria e il fuoco, cioè energia e calore), tornino a essere il fulcro della nostra vita, delle nostre priorità. E la loro corretta e lungimirante gestione contribuiscano a ridisegnare un nuovo modello di società».
Di seguito alcuni stralci tratti dal Rapporto SNPA, il Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente costituito da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) e dalle agenzie ambientali regionali e delle province autonome.
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