
L’undicesimo comandamento di Betlemme: recensione di p. Vignon al libro di Fabio Barbero
Di seguito, la recensione di p. Pierre Vignon sul libro, uscito da poco in Italia presso l’editrice Queriniana, "Undicesimo: non pensare. Anatomia di un plagio nel mondo cattolico", di Fabio Barbero, ex membro per ventiquattro anni ed ex vicepriore della Famille monastique de Bethléem, fondata nel 1951 da soeur Marie (al secolo Odile Dupont) come fraternità monastica domenicana, poi distaccatasi e confluita, con una svolta pseudo-certosina, nella galassia delle comunità fondate dal religioso, abusatore seriale, Marie-Dominique Philippe. La recensione è stata pubblòicata anche sulla rivista francese Golias.
All’inizio di luglio di quest’anno, Fabio Barbero, che ha trascorso 24 anni nella Comunità Monastica di Betlemme e che ne è uscito nell’ottobre 2009, ha pubblicato il racconto della sua disavventura. Nervoso, sobrio, meditato, il suo libro si legge tutto d’un fiato con vivo interesse. È tanto più incisivo in quanto non vi si percepisce né odio né spirito di rivalsa. A questo titolo, i primi a cui sarà utile saranno i monaci e le monache della Comunità: vi potranno scoprire i loro errori e trarne profitto per la loro vita personale. Dovranno infatti ringraziare Fabio per essere stato malato del loro sistema senza morirne e per aver fabbricato gli anticorpi. Il vaccino del professor Barbero per loro è vitale.
Questo libro, edito dalla celebre casa italiana Queriniana, merita la traduzione, a cominciare da quella francese. Il titolo è folgorante: «Undicesimo: non pensare». Il riferimento a un’aggiunta ai Dieci Comandamenti di Dio è evidente. Lì c’è tutto. Con la scusa della buona volontà (cfr. la tentazione sub specie boni, cioè sotto apparenza di bene), ci si arroga il diritto di aggiungere qualcosa alla legge divina, che invece sta tutta sulle nostre dieci dita. L’aggiunta di un undicesimo dito scompagina l’insieme, lo falsifica, lo corrompe e lo perverte.
Da qui l’importanza del sottotitolo: anatomia di un plagio nel mondo cattolico. Il termine italiano plagio è difficile da rendere in francese. È nel senso proprio plagio, copia, e per estensione soggiogamento, asservimento.
Che cos’è la manipolazione spirituale?
Molti, compresi i giuristi, faticano a capire il senso della “manipolazione spirituale”, condannata dalla legge in Francia ma purtroppo non in Italia, e a malapena nel diritto della Chiesa che conosce l’abuso di potere (can. 1378) ma non usa il termine proprio di “plagio”.
Eppure è molto semplice se lo si paragona a un computer: se non controllate più il vostro mouse, significa che c’è qualcun altro che lo manovra. Siete stati piratati. L’abuso spirituale è un pirataggio fatto in nome di Dio. Non potete più decidere, qualcun altro lo fa al posto vostro. Qualcuno sa meglio di voi ciò che dovete fare e ve lo impone.
È ciò che spiega la bellissima citazione (p. 147) dell’arcivescovo di Malta, mons. Charles Scicluna, attualmente segretario aggiunto del Dicastero per la Dottrina della Fede, che Fabio incontrò dopo la sua uscita da Betlemme nel novembre 2009: «Ho letto il riassunto che il mio assistente mi ha fatto del suo rapporto. Ne sono infinitamente triste. Certo, non ci sono scandali sessuali manifesti. Ma per noi questi sono l’emergenza di disordini ben più gravi, di ordine spirituale. Al limite, proprio per questo, il vostro caso è ancora più grave, perché è tutto spirituale. Quando c’è del sesso, dei soldi, è più facile. Si lasciano vedere più facilmente. Nella sua comunità tutto è coperto». Con quella frase finale mortale, mentre accompagna Fabio: «Per lei non sarà facile adesso, ma neanche per noi. La sua comunità ha molti amici all’interno del Vaticano e anche in questa stessa Congregazione».
Il sistema di suor Marie
Ce n’è voluto infatti di intrallazzo a suor Marie Dupont (1922-1999), la fondatrice che si faceva chiamare - e non è un gioco di parole - Dupont-Caillard (il doppio cognome “Dupont-Caillard” suona quasi caricaturale in francese: “Dupont” è un cognome comunissimo (equivalente a “Rossi” in Italia), mentre “Caillard” evoca termini come “caillou” (sassolino) o “caillé” (cagliato), ndt). Trasformava tutto ciò che toccava – non solo il suo nome – aggiungendo sempre qualcosa con il pretesto dell’eccellenza, della sublimazione, dell’estetismo, del perfezionismo e, in ultima analisi, di un orgoglio spirituale ben camuffato. Al punto da riuscire a imporre al Vaticano il riconoscimento della sua regola, un minestrone mistico-monastico-orientaleggiante, 900 pagine indigeste che obbligava i suoi discepoli a ingoiare.
Riparandosi dietro la notorietà dei Padri Certosini, suor Dupont, nelle sue furie viscerali, riuscì a rubare loro l’ideale. Nove secoli di santità sottratti sotto il naso e sotto la barba dei buoni padri da questa suora arrampicatrice. Al posto della saggezza secolare nel discernimento e nell’accompagnamento della difficile vita contemplativa solitaria, la Dupont abbindola i giovani con il marketing vocazionale e riempie i suoi monasteri di giovani idealisti che inganna in nome del suo undicesimo comandamento.
Spiega loro che è il dito di Dio mentre è il suo undicesimo dito. È la truffa dell’ideale, la più sublime. Una volta che è riuscita a farvi mettere un piede in uno dei suoi eremi, non potete più uscirne: se vi viene in mente un’idea del genere, significa che il diavolo vi sta tentando. Un sottile sistema di controllo, basato sulla manipolazione del nome della Vergine, ve lo impedirà.
La rimozione del suicidio di suor Magda
Di solito tutto si risolve all’interno del monastero dove le velleità di ribellione vengono soffocate nelle celle e nei parlatori con un disarmante sorriso di pietà caramellata e di melliflua compunzione.
Quando si presentano faccende più gravi, si tira fuori l’asso nella manica: si passa per le suore polacche al servizio del papa Giovanni Paolo II (1920-2005) o per i prefetti delle Congregazioni vaticane a cui si regala una statua di decine di migliaia di euro che farà bella figura nei loro vasti appartamenti romani. Alla corruzione attiva e passiva, aggiunge la corruzione pia.
È quanto è accaduto a una giovane novizia polacca, Magda, a cui il libro è dedicato. Ebbe la cattiva idea, la povera ragazza, di immolarsi col fuoco nel monastero di Umbertide (Umbria) dove suor Marie era di passaggio. Era giugno del 1998, una data inopportuna, perché non bisognava ostacolare il riconoscimento della Comunità come Istituto di Diritto Pontificio. La questione fu magistralmente risolta riuscendo a chiudere nel silenzio non solo i membri della Comunità ma anche le autorità civili, giudiziarie, di polizia ed ecclesiastiche del luogo. Nulla trapelò e l’anno poté concludersi con la concessione da parte della Santa Sede del Decreto di erezione a Istituto di Diritto Pontificio. C’è motivo di pensare, 27 anni dopo, che questo Decreto potrebbe essere considerato invalido a causa dei mezzi fraudolenti con cui fu ottenuto.
Si mentì a tutti, a cominciare dalla madre della povera giovane che non ebbe neppure la consolazione di vederla un’ultima volta. La tragedia vissuta da questa giovane donna era invece semplice: Magda aveva avuto il torto di credere ai deliri di suor Marie e, spinta all’estremo, era stata portata al punto di rottura. Ma è risaputo: in una setta non si mente mai… tutto è sempre “santificato” dalla Causa.
La gnosi della sostituzione mariana
L’inganno di suor Maria consiste tutto nella sua teoria forzata e ridondante della sostituzione. Si tratta di un patto con la Santa Vergine (non la vera Vergine Maria, ma la proiezione cerebrale malata che ne faceva la suor Dupont) che si faceva segretamente stipulare al giovane membro al suo ingresso e per il quale egli si sarebbe sentito irrimediabilmente legato per tutta la vita, tanto che sarebbe stato il punto più difficile da superare per le vittime riuscite a uscirne.
Fabio lo spiega chiaramente nella nota 8 a p. 135: «La dottrina della sostituzione» è «la soppressione dell’identità propria e della propria vita, sostituite con la vita stessa della Madonna». Questa dottrina segreta è stata accuratamente nascosta alle autorità della Santa Sede.
È il 22 agosto 1985 quando il giovane Fabio, in un contesto di esaltazione mistica ed estetica, sarà iniziato a quest’arcano supremo. Rinuncia alla sua vita, al suo cuore, alla sua intelligenza, ai suoi gesti affinché sia d’ora in poi questa presunta Vergine ad agire in lui.
Almeno così credeva. Ma è una gnosi, cioè un’eresia che propone la salvezza non più attraverso l’Amore che si dona a tutti e a ciascuno, ma attraverso un’iniziazione cerebrale e intellettuale riservata a un’élite. È la colla con cui suor Dupont legava a sé i discepoli. Al posto di uno sviluppo personale nella libertà e nell’amore, faceva loro vivere una morte a fuoco lento nel controllo permanente dell’estinzione di tutti i loro desideri, una sorta di buddhismo mariano che conduceva al proprio annientamento in una specie di nirvana cristiano. Ognuno, ognuna, era progressivamente condotto all’implosione, al suicidio mentale. Non si fa mai abbastanza sulla via della sublimazione.
Una chiave per gli altri movimenti e comunità
Dobbiamo ringraziare Fabio Barbero per aver impiegato diversi anni a lasciar decantare nella profondità del suo essere – poiché la sincerità e l’onestà della sua confessione non ingannano – questo testo sferzante e benefico.
Tutti coloro che sono stati vittime di queste innumerevoli catastrofi umane dovute alle cosiddette nuove comunità, così come tutti coloro che se ne occupano, trarranno beneficio dalla lettura del suo libro.
Si spera che papa Leone XIV proseguirà nella nostra Chiesa il compito che, da cardinale Prevost, aveva spinto papa Francesco a compiere sette giorni prima della sua morte. È infatti il 14 aprile 2025 che è diventato effettivo lo scioglimento del movimento spirituale corrotto di origine peruviana Sodalitium. Grazie alla diagnosi fatta da Fabio Barbero sulla Comunità Monastica di Betlemme, si può estendere a numerosi fondatori e fondatrici di questo tempo la nozione di pirateria spirituale con cui costoro portano a compimento l’annientamento mentale mistico dei figli e delle figlie di Dio che hanno la sfortuna di cadere nelle loro grinfie. La Chiesa ha il dovere di proteggerli.
L’undicesimo comandamento non è di Dio: bastano i dieci.
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