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Crisi energetica e crisi climatica: niente transizione, il governo punta sulle trivelle

Crisi energetica e crisi climatica: niente transizione, il governo punta sulle trivelle

Lo schema generale del provvedimento era già stato approntato dall’ex ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, ma a licenziare il cosiddetto “emendamento sblocca-trivelle” è stato il 4 novembre scorso il nuovo Consiglio dei Ministri dopo un lavoro di perfezionamento del neoministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto. Nelle intenzioni del governo Meloni il testo dovrebbe costituirsi come un emendamento al “Decreto Aiuti ter”, volto a rimettere in moto le estrazioni nelle acque italiane al fine di rifornire di gas a prezzi agevolati le aziende energivore, in questo momento di particolare crisi energetica.

È un’accusa secca e senza appello quella delle principali associazioni ambientaliste del Paese, Greenpeace Italia, Legambiente e WWF: l’emendamento, qualora confermato, rappresenterà «nella sostanza un regalo alle industrie petrolifere estrattive, in primis all’Eni»; inoltre non arrecherà i supposti vantaggi alle industrie energivore; infine si porrà «sulla strada sbagliata rispetto agli impegni per la decarbonizzazione dell’economia assunti dall’Italia su scala globale», visto che promuoverà la fornitura di gas fossile a prezzi vantaggiosi.

Gli ambientalisti puntano il dito sulla decretazione d’urgenza per ragioni di sicurezza degli approvvigionamenti delle aziende: motivi «inconsistenti» in un Paese che consuma annualmente 76 miliardi di metri cubi di gas e che “pesca”, nella produzione nazionale, solo 3-5 miliardi di metri cubi l’anno. Inconsistente perché, spiegano, «secondo le stime del governo, l’incremento atteso con l’emendamento sblocca-trivelle è di 15 miliardi di metri cubi in 10 anni, cioè 1,5 miliardi di metri cubi l’anno, che sarebbero equivalenti solo all’1,9% del fabbisogno nazionale».

A che giova dunque rilanciare le trivellazioni in mare? La presidente del Consiglio Meloni, dopo aver garantito il suo impegno contro il cambiamento climatico alla Cop27, sostiene un provvedimento che aggrava la crisi climatica, che rilancia per i prossimi anni «lo stesso identico modello energetico che ha prodotto la crisi energetica e climatica e che ha comportato già più insicurezza, sofferenze e perdite economiche per cittadine e cittadini del nostro Paese». Servono al contrario iniziative e politiche lungimiranti per il clima e per il Paese, sottolineano le tre associazioni: in tal senso, «la transizione energetica, basata sulle fonti rinnovabili e il risparmio e l’efficienza energetica, sviluppo tecnologico e creazione di nuovi posti lavoro offre», al contrario del modello energetico riproposto dal governo, «il set di soluzioni necessarie per superare l’attuale situazione di crisi».

Concludono le associazioni firmatarie: «Siamo certi della sincera volontà della Presidente del Consiglio Meloni di tener fede agli impegni recentemente presi occasione della COP27. Ma per abbattere le emissioni climalteranti non abbiamo bisogno di nuove trivelle ma di un nuovo Piano nazionale Integrato Energia Clima (PNIEC), che tenga conto dei nuovi target europei (REPowerEU), e dell’approvazione di una legge sul clima su cui basare le urgenti scelte politiche che sia capace di creare un confronto con la comunità scientifica».

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