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Campi rom. La soluzione c’è, basta applicarla

Campi rom. La soluzione c’è, basta applicarla

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 15 del 22/04/2023

In Italia si registrano 50 insediamenti abitati da 8.411 Rom; 67 insediamenti abitati da 4.739 Sinti; 3 insediamenti abitati in forma mista da 219 rom e sinti, per un totale di 120 insediamenti abitati da 13.369 Rom e Sinti. Questi i dati sulla presenza di Rom e Sinti in Italia (“il Paese dei campi”) dell’Associazione 21 luglio, presieduta da Carlo Stasolla, qui intervistato da Cristina Mattiello, presidente Cipax, sulla situazione dei campi a Roma.

Come è nato il “Piano locale di superamento del campo di Salone” a Roma?

Tutto nasce il 13/09/2021 quando l’Associazione 21 Luglio presenta alla Camera il frutto di una ricerca condotta l’anno precedente mappando diverse esperienze di superamento dei campi realizzate in Italia. Avevamo definito delle linee guida: 6 fasi, 16 azioni attraverso un modello partecipativo e la fine di un approccio etnico. Lo abbiamo proposto a diverse amministrazioni che attualmente lo stanno recependo. A Roma, ha mostrato interesse ad applicarlo, nel campo di Salone, l’amministrazione di centro-destra del Municipio VI, che, nel maggio 2022 , ci ha dato un mandato per iniziare la I fase: una mappatura dell’insediamento, un’analisi e uno studio degli stakeholder che si muovono intorno a esso, e un’analisi qualitativa dei pensieri, aspettative e desideri delle famiglie Rom. Questa prima fase si è conclusa il 20/10/2022. Da quel momento è iniziato il lavoro di un “Gruppo di azione locale”, composto da residenti nel campo e vari stakeholder, ossia gli attori che si sono mossi nell’insediamento (ASL, Università di Tor Vergata, Ospedale Bambin Gesù, scuole, centri di formazione professionale, istituzioni, sia comunali che municipali, associazioni).

Sono poi stati organizzati 11 Tavoli, con una presenza media di 27 persone ciascuno, che hanno identificato, sui diversi assi – scuola, lavoro, casa, salute, questioni di genere, antiziganismo –, i problemi e le soluzioni. Tutto questo lavoro ha portato, attraverso un lungo percorso partecipativo, alla redazione di un “Piano locale di superamento del campo di Salone”: complesso, articolato, sostenibile, condiviso da tutti; un piano che, se applicato da subito, porterebbe in due anni al superamento dell’insediamento di Salone e all’inserimento delle persone in strutture abitative convenzionali. Il problema è che ora la responsabilità passa dal Municipio, che ha gestito finora le tre fasi – Mappatura, Gruppo di azione locale, Piano di azione locale – al Comune. Ci saranno altre tre fasi, con cui il Comune deve far proprio questo piano, finanziarlo e realizzarlo. Bisogna vedere che cosa intende fare l’Amministrazione di centro-sinistra, perché a oggi non c’è un Piano rom, non c’è nulla. C’è un immobilismo totale. Questa invece è un’occasione storica. Tra gli stakeholder, non dimentichiamolo, c’è anche la Diocesi di Roma e la Caritas. È un piano condiviso da tutti. Dobbiamo cercare di fare pressione sull’Amministrazione comunale, perché lo faccia proprio. Alla presentazione del Piano era presente anche l’Assessora alle politiche sociali Barbara Funari. È un piano offerto “su un vassoio d’argento”, frutto di un percorso partecipativo. Ora attendiamo un riscontro. Abbiamo avuto alcuni incontri, ma non bastano le parole, ci vogliono i fatti. Bisogna capire se il Comune lo vuole fare o no. Se non lo fa vuol dire che continua a restare in una situazione di attesa e passività, se lo fa è un’occasione storica, perché questo percorso potrebbe diventare un modello anche per gli altri insediamenti.

Puoi spiegarci le azioni concrete che il Piano prevede per i nuclei familiari, per le persone dell’insediamento?

Innanzi tutto la mappatura ha consentito di conoscere a fondo la situazione di ogni nucleo familiare. Abbiamo individuato 6 fasce diverse di disagio socio-economico: dalla famiglia che ha documenti e sta lavorando, alla famiglia che non ha nessun tipo di documento. A seconda delle 6 fasce abbiamo disegnato le progettualità, che vanno dalla regolarizzazione dello status giuridico al reperimento di un’abitazione, all’aiuto economico per l’abitare, all’inserimento nelle case popolari. Il piano punta molto sulla dimensione lavorativa. Oggi nel tessuto sociale del VI Municipio non è difficile trovare lavoro per persone prive di studi, bassa manovalanza: nella ristorazione, nell’edilizia, nell’agricoltura. Il piano punta molto sul lavoro. È un piano che aggredisce le problematiche cercando di tararle con progetti sartoriali sulle persone.

La comunità ha reagito bene?

Certo! I referenti della comunità hanno partecipato a tutto il processo, che è stato spiegato e alcuni incontri del Gruppo di azione locale sono stati effettuati nel campo. È un programma che vede tutti coinvolti, tutti convinti. Per questo è un’occasione storica per il Comune di Roma. È un modello che si fonda sull’approccio partecipativo che stiamo applicando anche in altre città: Asti, Latina. Lo stiamo presentando a varie amministrazioni comunali, altre ce lo stanno chiedendo e alcune ci stanno chiedendo di coordinarlo.

*Foto presa da Wikimedia Commons di dumplife, immagine originale e licenza 

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