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Il papa a Budapest: contrari ad una politica che «infiamma gli animi e non risolve i problemi»

Il papa a Budapest: contrari ad una politica che «infiamma gli animi e non risolve i problemi»

BUDAPEST-ADISTA. Unità e pace. Sono questi i due concetti chiave intorno al quale si è articolato il discorso di Papa Francesco a Budapest, tenutosi il 28 aprile, primo giorno del viaggio apostolico del pontefice in terra magiara. Dopo un colloquio privato con il primo ministro Viktor Orban e l’incontro con la presidente della Repubblica Katalin Novák, il pontefice si è rivolto alle autorità civili e al corpo diplomatico, ripercorrendo la storia della città. Una città che, nascendo dall’aggregazione delle città storiche di Buda e Óbuda, ad ovest del Danubio, con Pest, ad est dell’antico fiume, si presenta come modello di quel messaggio di unione fra popoli che il papa ha più volte richiamato. «In generale – nota Bergoglio- sembra essersi disgregato negli animi l’entusiasmo di edificare una comunità delle nazioni pacifica e stabile, mentre si marcano le zone, si segnano le differenze, tornano a ruggire i nazionalismi e si esasperano giudizi e toni nei confronti degli altri». L’accusa è rivolta verso una politica incapace di «risolvere I problemi», che si alimenta, invece, solo «infiammando gli animi».  Si assiste in questo modo, secondo papa Francesco ad una «sorta di infantilismo bellico», e a buon ragione, rivolgendo un pensiero all’Ucraina, domanda «dove sono gli sforzi creativi di pace?» Il sogno europeo di De Gaspari, di Schuman, citati a più riprese dal pontefice, «di unire i distanti, di accogliere i popoli di non lasciare nessuno per sempre nemico» sembra naufragare in un marasma di «astratto sovranazionalismo, dimentico della vita dei popoli».

Unità che non sia uniformità, specifica il pontefice. Questo anche nella salvaguardia delle «opportune distinzioni», riferendosi al rapporto fra Stato e Chiesa, auspicando esplicitamente «una sana laicità», diversa dal «laicismo diffuso, il quale si mostra allergico ad ogni aspetto sacro per poi immolarsi sugli altari del profitto». In linea con il richiamato principio di realtà –centrale nel pensiero bergogliano – il papa rinnova l’invito all’Europa di affrontare seriamente il tema delle migrazioni. Una «sfida epocale» che non potrà essere ignorata né «si potrà arginare respingendo, ma va accolta per preparare un futuro che, se non sarà insieme, non sarà».

Altra tappa importante nel viaggio del pontefice, l’incontro con mons. Fülöp Kocsis, arcivescovo metropolita dell’Eparchia di Hajdúdorog per i Cattolici di rito bizantino, avvenuto nella chiesa greco-cattolica Proteione della Madre di Dio, nella piazza delle Rose di Budapest. «Una Chiesa – la definisce mons. Kocsis, citando Wojtyla – che respira con due polmoni, lo spirito dell’Oriente e lo spirito dell’Occidente». Ricordando l’importanza che la propria comunità dà alla propria doppia appartenenza, sottolinea l’impegno «nel portare a tutti un messaggio di unità e di fraternità»

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