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Il vaso di Pandora della violenza

Il vaso di Pandora della violenza

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 32 del 30/09/2023

Gli stupri di Palermo e di Caivano hanno «evidenziato fratture culturali» in Italia. È quanto ha scritto il New York Times in un lungo articolo su questi abusi, che sono solo la punta dell’iceberg di decine di violenze analoghe che non arrivano ai media. L’articolo evidenzia come questi due dolorosi episodi, che sempre più spesso hanno per protagonisti minori, «hanno aperto un dibattito in Italia sulle sue aree abbandonate, sugli atteggiamenti spesso sciovinisti verso le donne e sul pericoloso ruolo di amplificazione svolto dai social media». Queste brutalità «hanno anche evidenziato forti divisioni sulla persistenza del problema della violenza verso le donne e su come affrontarlo». Parlando della visita di Giorgia Meloni a Caivano l’articolo ha fatto notare come la premier abbia sorvolato sulle questioni relative alle donne, «concentrandosi invece su un approccio legge e ordine».

A complicare le cose ci si è messo pure Andrea Giambruno, compagno della presidente Meloni, che durante un programma televisivo da lui condotto, ha solennemente affermato: «Forse dovremmo essere più protettivi nel dialogo e nel lessico. Se vai a ballare, tu hai tutto il diritto di ubriacarti, non ci deve essere nessun tipo di fraintendimento e nessun tipo di inciampo, ma se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi».

Ascoltare da un giornalista parole che ricordano quelle di chi giustifica la violenza di genere è avvilente; dire che per sfuggire al lupo le donne devono evitare di ubriacarsi, significa giustificare il lupo e rimproverare la vittima che, se si è ubriacata, deve aspettarsi di essere maltrattata, violentata, stuprata. Giambruno è solo uno dei troppi che hanno “sdoganato” assurdità che pensavamo relegate al passato o a certi Paesi, teocratici o dittatoriali, come l’Arabia Saudita; o come l’Afghanistan dove, da quando gli occidentali sono “fuggiti” permettendo il ritorno al potere dei talebani, le donne sono nuovamente costrette a non andare a scuola e obbligate a coprirsi il corpo quasi per intero, segno di sottomissione non tanto a Dio ma al maschio. Poi c’è l’Iran dove da un anno non si fermano le proteste contro la violenza e l’oscurantismo. Perciò lo scorso Natale, con la mia comunità ci siamo chiesti: oggi come nascerebbe Gesù, dove e in quale situazione si incarnerebbe? Lo abbiamo “visto” con sua madre che non si chiama Maria ma Mahsa Amini, non è palestinese ma del Kurdistan iraniano, ed è stata ammazzata a 22 anni perché indossava male il velo; un assassinio di matrice religiosa fondamentalista e bigotta, da parte di persone che confondono la loro disumanità con la volontà di Dio. Ma Dio non ha mai imposto nulla, siamo noi che, bestemmiandolo, spacciamo per sua volontà la nostra voglia di dominare l’altro. Noi cristiani lo abbiamo fatto per secoli con le Crociate, l’Inquisizione, le torture, i roghi, le guerre di religione, l’uccisione di migliaia di indigeni del “nuovo mondo”, costretti a scegliere tra la Croce e la spada, fino al Gott mit uns (Dio è con noi) dei nazisti di Hitler.

Lungo tutto l’ultimo anno, dal giorno del funerale di Mahsa Amini, le donne iraniane non hanno più chinato il capo di fronte al violento attacco ai loro diritti, anzi quel capo lo hanno scoperto dal velo, in segno di protesta contro coloro che lo impongono, spacciandosi per rappresentanti di Dio.

La Madonna rappresentata nel nostro Presepe non aveva volto, perché aveva quello di tutte le donne, le mamme, gli uomini, le bambine, i bambini, maltrattati, uccisi e calpestati nei loro diritti; rappresentava le donne dell’Africa, del Medioriente, del progredito Occidente e della nostra civile Italia, con i troppi stupri e femminicidi. Nella Madonna senza velo abbiamo voluto comunicare il messaggio di speranza, che è anche una promessa, la grande promessa di Dio racchiusa nell’Incarnazione: egli condivide sempre la sofferenza dell’umanità provocata dall’Erode di turno. Perché Dio ha deciso di intrufolarsi nella Storia e diventare uno di noi, un essere umano pure lui; e non è una lezione da poco! Bisogna pensare con terrore, e non per un momento soltanto, alla voglia attualmente diffusa di non mescolarsi agli altri, bisogna pensare con sgomento ai miti risorgenti della razza, ai rigurgiti di autoritarismo, di maschilismo e di teocrazia, al modo in cui trattiamo le donne, i bambini, gli stranieri, i “diversi”, chi non la pensa come noi. Invece l’Incarnazione è l’inizio del grande melting pot tra Dio e noi.

Di fronte agli stupri e ai femminicidi, al fallimento delle Istituzioni, civili e religiose, al proliferare delle baby gang, alla giungla delle periferie, alla crisi della scuola, viene da chiedersi: cosa sta accadendo al nostro Paese e ai suoi cittadini? Quando e perché abbiamo aperto il vaso di Pandora della violenza, la fogna dei peggiori istinti che ci illudevamo rinchiusi nelle caverne della preistoria? Forse da quando è stato “sdoganato” il fascismo; o da quando è possibile mettere in discussione tutto: l’ovvio, la scienza, il politicamente corretto. E che dire delle strampalate opinioni da Bar dello Sport assurte a verità indiscutibili, amplificate all’infinito attraverso la novella religione infallibile dei social, che annovera tra i suoi accoliti, non solo ignoranti sprovveduti, ma anche testate giornalistiche nazionali e fior fiore di giornalisti. Per non parlare del vastissimo repertorio di complotti e controcomplotti, dove vale tutto e il contrario di tutto, senza che nessuno verifichi nulla, anzi chi tenta verifiche è un complottista! Si è passato da un eccesso all’altro, dal padre padrone che picchia i figli, all’insegnante picchiato e bullizzato dagli alunni e dai loro genitori. E allora tutto diventa possibile, e anche una scorreggia è presentata come una libera opinione da diffondere e difendere. E i diritti universali e inalienabili? Perché non mettere in discussione anche quelli? E le conquiste di civiltà ottenute, dopo sofferenze e lotte, dalle donne, dai gay, dai lavoratori? Ovviamente si possono negare o confutare anche queste, e giustificare chi pensa e agisce contro le “minoranze”!

Il rischio è di “sdoganare” anche la richiesta di autoritarismo che sta contagiando molti cittadini. Ma ci deve essere una via mediana tra il generale Vannucci e la peggiore anarchia! Chi si preoccupa del futuro deve doverosamente cercarla, partendo da una certezza riassunta così da Tagore: «Qualcuno rovesciò il calamaio sulla tela; ora si vanta: ho dipinto la notte!».

Vitaliano Della Sala è parroco a Mercogliano (AV) e vicedirettore della Caritas diocesana di Avellino

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