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“Laudate Deum”, l’esortazione del papa contro i negazionisti climatici

“Laudate Deum”, l’esortazione del papa contro i negazionisti climatici

Tratto da: Adista Notizie n° 34 del 14/10/2023

41602 CITTÀ DEL VATICANO-ADISTA. «Sono passati ormai otto anni dalla pubblicazione della Lettera enciclica Laudato si’, quando ho voluto condividere con tutti voi, sorelle e fratelli del nostro pianeta sofferente, le mie accorate preoccupazioni per la cura della nostra casa comune. Ma, con il passare del tempo, mi rendo conto che non reagiamo abbastanza, poiché il mondo che ci accoglie si sta sgretolando e forse si sta avvicinando a un punto di rottura».

È in questo preambolo, posto all’inizio della nuova esortazione apostolica del papa, Laudate Deum, dedicata alla crisi scaturita dal riscaldamento climatico, che si può cogliere l’urgenza che ha indotto Francesco a scrivere e pubblicare, lo scorso 4 ottobre (in occasione della ricorrenza di San Francesco) un nuovo testo sulla cura della casa comune otto anni dopo l’enciclica Laudato si’. Anzi, lo stesso Bergoglio aveva preannunciato il nuovo documento come un proseguimento, una seconda parte, dell’enciclica “green”. Non a caso, sul sito Vaticannews.va, Laudate Deum, viene presentata come «un testo in continuità con la più ampia enciclica Laudato si’ del 2015. In 6 capitoli e 73 paragrafi il successore di Pietro intende specificare e completare quanto già affermato nel precedente testo sull’ecologia integrale, e al tempo stesso lanciare un allarme e una chiamata alla corresponsabilità di fronte all’emergenza del cambiamento climatico, prima che sia troppo tardi. L’esortazione guarda in particolare alla COP28 che si terrà a Dubai tra fine novembre e inizi di dicembre».

Negazionisti sotto accusa

Nella realtà l’esortazione apostolica non aggiunge molto a Laudato si’, che anzi resta un testo molto più completo e articolato, a cambiare semmai è il tono generale: ora prevale l’allarme per il precipitare della situazione rispetto al riscaldamento globale; sotto accusa finiscono i negazionisti e i potenti della Terra uniti nel non voler intervenire per invertire la rotta, vuoi per ignoranza vuoi per interessi egoistici. E forse questa chiamata generale alla responsabilità verso un problema che può effettivamente e anzi già sta facendo cambiare in peggio le condizioni di vita di pezzi crescenti di umanità, resta la cosa migliore di Laudate Deum. Il testo, per il resto, risente di una certa approssimazione nell’approcciare una tematica complessa sotto il profilo economico e scientifico.

Se il papa ha certamente ragione a denunciare i ritardi con i quali si sta agendo, a mettere in luce le bramosie di possesso di soggetti privati o di singoli Paesi, sembra sorvolare sull’enorme sforzo che sarà necessario fare per riconvertire le economie dei Paesi industrializzati o di quelli emergenti; così finisce per prendersela genericamente con l’Occidente e i Paesi più ricchi, dimenticando che il primo inquinatore a livello mondiale è la Cina e che l’India si trova insieme all’Ue al terzo posto subito dopo gli Usa per emissioni di gas serra. Allo stesso modo sono ignorati gli sforzi che Pechino come l’India, come l’Ue e gli Usa, stanno facendo per liberarsi della dipendenza da carbone e petrolio; sforzi che possono essere giudicati insufficienti, ma che pure stanno richiedendo enormi investimenti finanziari e scientifici.

Scienza sì, scienza no

E qui sta un secondo nodo irrisolto del testo del papa: da una parte infatti Francesco si schiera con la comunità scientifica per criticare le correnti negazioniste, dall’altra tuttavia sembra avere poca fiducia nel fatto che scienza e tecnica possano quanto meno aiutare a trovare soluzioni al problema. Il tutto si riduce infatti al prevalere del “paradigma tecnocratico” tipico di questo tempo, ovvero al delirio di onnipotenza dell’uomo contemporaneo che crede di risolvere ogni problema grazie alla tecnica senza cambiare niente nel proprio modo di vivere, di consumare, di muoversi, di divorare le risorse della Terra. E se c’è del vero, indubbiamente, in questa visione, di certo il contributo che scienza e tecnica possono dare per affrontare la crisi climatica potrà invece risultare decisivo, a patto naturalmente di mutare priorità politiche, stili di vita e modello di sviluppo. Come si può capire una sfida complessa che non può essere semplificata eccessivamente.

Freddi estremi

In ogni caso particolarmente dura è la polemica, in Laudate Deum verso i negazionisti del cambiamento climatico. «Per porre in ridicolo chi parla di riscaldamento globale – si legge nel testo – si ricorre al fatto che si verificano di frequente anche freddi estremi. Si dimentica che questi e altri sintomi straordinari sono solo espressioni alternative della stessa causa: lo squilibrio globale causato dal riscaldamento del pianeta. Siccità e alluvioni, prosciugamento di laghi e popolazioni spazzate via da maremoti o inondazioni hanno in fondo la stessa origine». «D’altra parte – si afferma ancora – se parliamo di un fenomeno globale, non possiamo confonderlo con eventi transitori e mutevoli, che sono in gran parte spiegati da fattori locali». In tal senso, «la mancanza di informazioni porta a identificare le grandi proiezioni climatiche che riguardano periodi lunghi – si tratta almeno di decenni – con le previsioni meteorologiche che possono coprire al massimo qualche settimana. Quando parliamo di cambiamento climatico ci riferiamo a una realtà globale – con costanti variazioni locali – che persiste per diversi decenni».

Sotto accusa, per Francesco, oltre alle grandi potenze, finiscono anche settori della stessa Chiesa. «Purtroppo, la crisi climatica – afferma infatti il papa – non è propriamente una questione che interessi alle grandi potenze economiche, che si preoccupano di ottenere il massimo profitto al minor costo e nel minor tempo possibili». Quindi aggiunge: «Sono costretto a fare queste precisazioni, che possono sembrare ovvie, a causa di certe opinioni sprezzanti e irragionevoli che trovo anche all’interno della Chiesa cattolica. Ma non possiamo più dubitare che la ragione dell’insolita velocità di così pericolosi cambiamenti sia un fatto innegabile: gli enormi sviluppi connessi allo sfrenato intervento umano sulla natura negli ultimi due secoli».

Potere e tecnologia

Il discorso del papa, nel testo, si allarga poi al rapporto dell’uomo con le risorse naturali e all’uso del potere: «Le risorse naturali necessarie per la tecnologia, come il litio, il silicio e tante altre, non sono certo illimitate, ma il problema più grande è l’ideologia che sottende un’ossessione: accrescere oltre ogni immaginazione il potere dell’uomo, per il quale la realtà non umana è una mera risorsa al suo servizio. Tutto ciò che esiste cessa di essere un dono da apprezzare, valorizzare e curare, e diventa uno schiavo, una vittima di qualsiasi capriccio della mente umana e delle sue capacità». «Dobbiamo tutti ripensare – osserva poco oltre Francesco – alla questione del potere umano, al suo significato e ai suoi limiti. Il nostro potere, infatti, è aumentato freneticamente in pochi decenni. Abbiamo compiuto progressi tecnologici impressionanti e sorprendenti, e non ci rendiamo conto che allo stesso tempo siamo diventati altamente pericolosi, capaci di mettere a repentaglio la vita di molti esseri e la nostra stessa sopravvivenza. Si può ripetere oggi con l’ironia di Solovëv: “Un secolo così progredito che perfino gli era toccato in sorte di essere l’ultimo”. Ci vuole lucidità e onestà per riconoscere in tempo che il nostro potere e il progresso che generiamo si stanno rivoltando contro noi stessi».

Ambientalisti con il papa

Le organizzazioni ambientaliste, così come i movimenti giovanili impegnati nel denunciare la gravità della crisi climatica, hanno apprezzato l’esortazione del papa, in particolare per il tono drammatico utilizzato nel descrivere gi scenari catastrofici verso i quali stiamo andando. Netta, in questo senso, la presa di posizione di Greenpeace Italia: «Nella sua nuova esortazione apostolica – si legge in un comunicato firmato dal Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo dell’organizzazione – papa Francesco denuncia l'impatto dei combustibili fossili sul clima del pianeta, le responsabilità delle aziende del gas e del petrolio e il negazionismo di chi cerca di ostacolare la transizione verso le energie rinnovabili. Eppure questi stessi temi faticano a trovare lo spazio che meritano nel dibattito politico e sui principali media italiani, ampiamente influenzati dagli interessi delle grandi aziende del settore fossile». «Liberare il mondo dell'informazione e l'agenda politica – prosegue il comunicato di Greenpeace – dagli interessi dell'industria del gas e del petrolio è l'unico modo per garantire quel cambiamento di cui anche secondo Papa Francesco abbiamo urgente bisogno». Anche il Wwf Italia è intervenuto per commentare positivamente Laudate Deum: «l’esortazione di Papa Francesco ci riporta alla realtà del nostro tempo, ed è una voce che si alza con forza verso coloro che oggi detengono il potere e rischiano di essere “ricordati per la loro incapacità di agire quando era urgente e necessario farlo” e, allo stesso tempo, un incitamento ai singoli, alle famiglie e alle comunità affinché aprano gli occhi e comincino ad agire», ha dichiarato in proposito il presidente del Wwf Italia, Luciano Di Tizio. «Papa Francesco – ha aggiunto Di Tizio – conferma di aver ben chiara la centralità della cura della nostra ‘casa comune’ e si rivolge trasversalmente a tutti. La sua esortazione appare come una chiamata all'azione, dall'ambito globale – rendere efficace il multilateralismo – all'importanza di cambiare gli stili di vita dei singoli e delle famiglie, anche in termini quantitativi». 

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