Nessun articolo nel carrello

Contesti migratori ed esperienze religiose

Contesti migratori ed esperienze religiose

Tratto da: Adista Documenti n° 36 del 28/10/2023

Se vogliamo leggere il tema dell’appartenenza religiosa alla luce delle dinamica migratoria, che, di fatto, sta modificando dagli ultimi circa quarant’anni a questa parte la composizione demografica, sociale e culturale dei contesti italiani, dovremmo forse innanzitutto soffermarci sulla figura della/del migrante.

La condizione delle /dei migranti è stata definita in termini di pluri-appartenenza o, al contrario, di non appartenenza, in virtù del suo stare al di qua e al di là dei confini, dell'essere parte di due (o anche più) universi, e, proprio per questo, col tempo, fatalmente estraneo a entrambi1 . L’identità soggettiva e culturale nell’esperienza migratoria deve affrontare un processo di trasformazione profonda, che porta necessariamente a rivedere il senso della propria appartenenza, sia alle origini sia al nuovo contesto, processo che può sfociare nel contrario dell’appartenenza, e dunque nell’estraneità.

Ma senza voler qui approfondire il problema generale e per altro complesso dell’identità delle/dei migranti, già ampiamente dibattuto altrove2 , si può ritenere che la dimensione religiosa rappresenti un elemento da considerare ai fini di una lettura più approfondita dell'esperienza migratoria3 , e del processo di nuova cittadinizzazione dello straniero fino al superamento, qualora ciò avvenga, del sentimento di estraneità.

Possiamo leggere l’appartenenza religiosa delle/dei migranti secondo tre dimensioni significative, che possono essere in realtà estendibili alla religione in senso lato, ma che nel vissuto immigratorio acquistano un significato particolare:

- religione come dimensione spirituale e morale, sistema valoriale capace di interpretare e valutare ciò che accade e di motivare le scelte e il fine ultimo della vita;

- religione come dimensione tradizionale e istituzionale, riassunta negli aspetti rituali, che si delinea come componente integrante della vita di ogni giorno, riferimento e aiuto quotidiano tanto per i singoli individui quanto per la comunità;

- religione come dimensione e appartenenza culturale, che rappresenta una fonte di identificazione con le proprie origini, una sorta di riconoscimento e un elemento di unione fra individui sulla base di un credo comune e condiviso.

Queste dimensioni rappresentano delle sfere di significato dai contorni sfumati che possono anche intersecarsi, dando luogo a vissuti religiosi che nella realtà si presentano compositi. In ogni caso nell’esperienza migratoria questi diversi significati, laddove presenti, possono porsi come fattori di comunitarizzazione da una parte e di cambiamento dall’altra.

Nel difficile passaggio di condizione, nella faticosa affermazione dei propri diritti e delle proprie consuetudini, nel processo di conoscenza e di acquisizione di una nuova cittadinanza, ma anche nel confronto con nuovi universi culturali e religiosi, la propria appartenenza originaria, in questo caso religiosa, può fungere da sostegno spirituale e morale, da criterio guida nella vita quotidiana, da ponte fra passato e presente, da elemento di riconoscimento e di comunanza con la propria gente. Ma tutto questo richiede una ricerca e una mediazione continua, sia nell’impatto con la diversità delle condizioni materiali e sociali, sia con differenti definizioni e interpretazioni della realtà, che non solo possono riferirsi a religioni diverse, ma che spesso, nella società secolarizzata, sono anche del tutto estranee, indifferenti e talvolta persino ostili a concezioni religiose. Per quanto dobbiamo essere consapevoli della rilevanza della religione nella storia comune. «Una rilevanza legata al fatto che la componente religiosa ha investito (e investe) l’intero complesso di vita, funzionando come importante modalità di riferimento identitario. Essa ha informato di sé le tradizioni, i riti della nascita e della morte, le prescrizioni alimentari, la simbologia degli oggetti, la scansione dei tempi, il sistema delle feste, l’articolazione degli spazi, i rapporti con le istituzioni del potere; ha attraversato l’intera produzione storico-culturale-antropologica e influenzato la stessa organizzazione sociale»4 .

La riflessione sull’identità dell’immigrato in termini anche di appartenenza religiosa non può quindi che rappresentare uno stimolo alla riflessione sull’identità e sulla cultura europea, che da una parte si fa forte del suo processo di secolarizzazione e di crescente laicismo e della sua presunta pluralità, ma dall’altra si fonda anche su di una specificità religiosa. Nel piano Schuman del maggio ‘50, che segna l’inizio della costruzione del progetto di unione europea, Schuman con Adenauer e De Gasperi dichiaravano che «l’ispirazione cristiana, intesa come fondamento di una storia comune poteva in questo contesto essere considerata come una forza viva e creatrice»5 .

D’altra parte si dovrebbe evitare l’errore di attribuire ipso facto a ogni religione la contrapposizione fra istituzioni ecclesiastiche e istituzioni laiche, separazione questa che in alcune realtà non ha ragione di esistere in quanto storicamente diverso è stato il formularsi e l’evolversi di tali società.

In ogni caso, oggi come oggi assistiamo anche in Europa a fenomeni di revival identitari e comunitaristi, sotto forma di riscoperta di esperienze spirituali/mistiche, così come nella proliferazione di movimenti e sette, quale risposta al processo accelerato di modernizzazione, il quale ha causato e continua a causare non poche ripercussioni sull’identità dei singoli. La realtà religiosa sta oggi vivendo un processo di ristrutturazione. «Si tratta di forme di religiosità che cercano di venire incontro alla sfida posta da una società sempre più magmatica e fluida, in cui salta ogni concetto forte di identità, in cui occorre essere sempre pronti alla trasformazione e alla comunicazione»6 . Sempre in quest’ottica, la religione può venire ad assumere un significato e un valore in quanto le diverse specificità e appartenenze potrebbero contribuire ad arginare e limitare il processo di massificazione e omologazione, insito in quella che Serge Latouche ha definito come «occidentalizzazione del mondo»7 .

Non è difficile comprendere come questa ricerca di ricomposizione dell’identità e del senso di una realtà in continua trasformazione, a tratti incomprensibile e incomunicabile, a tratti uniformante, possa coinvolgere l’immigrato più ancora che il cittadino europeo, e dunque quale significato la religione possa assumere in questo percorso.

Tuttavia, nella prima fase dell’inserimento dell’immigrato nel nuovo contesto, tale vissuto può rimanere nascosto, in “clandestinità”, sacrificato da una parte alle incombenze materiali e alle difficoltà che si profilano quotidianamente, e dall’altra al bisogno di accettazione e di “mimetismo” che accompagna lo straniero, «questo adulto del nostro tempo e della nostra civiltà che cerca di essere accettato permanentemente o per lo meno tollerato dal gruppo in cui entra»8 . La religiosità rimane così confinata nella dimensione privata, diviene una religione degli scantinati, vissuta in termini intimistici, emozionali, affettivi.

Note

1. Si veda A. Jabbar, Cittadinizzazione e estraneità, in A. Bosi (a c. di), Città di culture, Battei, Parma, 1996.

2. A titolo indicativo si veda A. Schutz, Saggi sociologici, a c. di A. Izzo, UTET, Torino, 1979, p. 388; Z. Bauman, La ricerca dell'identità, in Prometeo. Rivista trimestrale di scienza e storia, Anno 13, n. 49, marzo 1995, p. 8; G.E. Rusconi, Se cessiamo di essere una nazione, Il mulino, Bologna, 1993, p.174; F. Cassano, Pensare la frontiera, in Rassegna Italiana di Sociologia, a. XXXVI, n. 1, gennaio-marzo 1995; F. Lazzari, L'altra faccia della cittadinanza, Franco Angeli, Milano, 1994; O. Barsotti (a c. di), Dal Marocco in Italia. Prospettive di un'indagine incrociata, Franco Angeli, Milano, 1994.

3. Secondo questa ipotesi è stata condotta ad esempio la ricerca Immigrazione, vissuto religioso e convivenza interetnica nella provincia di Udine (a c. di N. Lonardi e A. Jabbar) Collana Esperienze, Provincia di Udine, settembre 1997.

4. F. Pinto Minerva, Scuola laica e pluralismo religioso, in Laicità e religioni nella scuola del 2000, IRRSAE Puglia, Ed. Progedit, Bari, 1999, pp. X XI.

5. J. Sutter, Per una Sociologia delle religioni nell’Europa occidentale, in Storia dell’Europa, I, Einaudi, Torino, p. 715.

6. G. Filoramo, Religioni e mutamento contemporaneo, in L’insegnamento delle religioni oggi, IRRSAE Puglia, ed. Progedit, Bari 1998, pp. 21-22.

7. S. Latouche, L’occidentalizzazione del mondo. Saggio sul significato, la portata e i limiti dell’uniformazione planetaria, Bollati Boringhieri, 1992.

8. A. Schutz, cit., p. 375.

L’AUTORE - Islamico, appassionato di storia e geografia, approdato alla sociologia, esperto di processi migratori e di comunicazione interculturale. Libero docente e collaboratore di istituzioni accademiche nell’ambito del pluralismo culturale e religioso. Redattore della rivista “Il Cristallo” (BZ). Curatore di eventi cinematografici e artistico-letterari. Collabora con istituzioni e società civile su progetti di studi e formazione alla transculturalità, alla partecipazione e alla cittadinanza.

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.