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Un "Assegno di inclusione" o di esclusione? Cresce il rischio povertà in Italia

In una nota del 5 febbraio scorso, l’Alleanza Contro la Povertà in Italia – rete di 35 organizzazioni della società civile alla quale aderiscono, tra le altre, Acli, Action Aid, Anci, Azione Cattolica, Cgil, Cisl, Uil, Cnca, Comunità di Sant’Egidio, Jesuit Social Network, Save the Children, Umanità Nuova-Movimento dei Focolari, Arci, Croce Rossa Italiana, Focsiv, Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali) e Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII – riaccende i riflettori sulle misure di sostegno al reddito messe in campo dal governo Meloni dopo l’eliminazione del Reddito di Cittadinanza. In seguito alla presentazione delle domande per l’Assegno di inclusione, l’Alleanza denuncia che, a fronte delle quasi 300mila domande accolte, quasi 120.000 sono state respinte e che, dunque, troppi poveri restano senza sostegno: «Secondo i primi dati diffusi dall’Inps (aggiornati al 22 gennaio) relativi all’ADI, 651.000 sono le domande presentate, 446.000 quelle lavorate, 288.000 accolte, 117.461 respinte», spiega la nota. «Dati preoccupanti che risultano inferiori persino alle stime fatte dal governo, che aveva annunciato una potenziale platea beneficiari di circa 737.000 nuclei familiari nel programma. Sono, quindi, meno di 300.000 i nuclei che, a partire dal 26 gennaio, ricevono il pagamento dell’Assegno d’inclusione: cifra confermata dalla ministra Calderone, che ha rettificato quanto dichiarato alcuni giorni fa, quando aveva parlato di 450 mila beneficiari».

Nulla di cui rallegrarsi, denuncia l’Alleanza, che già a settembre aveva previsto l’esito nefasto: i nuclei familiari raggiunti sono troppo pochi, e moltissimi altri rischiano di «cadere o ricadere in una condizione di povertà assoluta». Il problema, evidenziava a settembre l’Alleanza, è legato ai requisiti di accesso al beneficio, i quali «non esauriscono la platea di coloro che, in Italia, sono effettivamente a rischio di povertà assoluta». «Chi è in condizioni di povertà deve essere sostenuto e accompagnato, a prescindere da quali siano le sue condizioni anagrafiche, sanitarie e lavorative.

Così ha commentato Antonio Russo, portavoce di Alleanza Contro la Povertà «I numeri ufficiali dell’Inps confermano le preoccupazioni che Alleanza ha manifestato ben prima che queste misure fossero introdotte: il rischio che i poveri, suddivisi in “categorie”, restino in buona parte privi di supporti e di politiche di sostegno capaci di rispondere, almeno parzialmente, ai loro bisogni. Se il rapporto tra domande attese e domande pervenute e, soprattutto, se i numeri delle domande respinte dovessero rimanere questi, dovremo fare i conti con un aumento della povertà assoluta nel nostro Paese, che richiederà interventi urgenti e strutturali, così come strutturale è questo fenomeno, da ormai più di 10 anni. Rinnoviamo la nostra assoluta disponibilità a mettere a disposizione del governo le nostre competenze, le nostre professionalità e le analisi che abbiamo condotto ultimamente, utili per comprendere e affrontare in modo più adeguato il problema della povertà nel nostro Paese».

Leggi la nota dell'Alleanza

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