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Sete e malattie: a Gaza è crisi idrica

Sete e malattie: a Gaza è crisi idrica

Nella Striscia di Gaza non c’è più acqua pulita e potabile e, afferma ActionAid in una nota di ieri, «la carenza di acqua sta avendo un impatto devastante sulla salute delle persone che sono costrette a fare affidamento su fonti contaminate e infestate da insetti». Afferma l’organizzazione umanitaria che la crisi idrica nella Striscia trova ovviamente origine nella guerra a tappeto di Israele, che avrebbe distrutto o reso inutilizzabile il 67% delle infrastrutture idriche e igienico-sanitarie, come pozzi, impianti di dissalazione, condutture, ecc. Molti impianti idrici per la produzione di acqua potabile e anche quelli preposti allo smaltimento delle acque reflue, poi, sono fermi a causa della mancanza del carburante necessario per farli girare.

E così, per la popolazione vessata dalla guerra e ormai anche dalla carestia (come ha spiegato lo stesso giorno un’allarmante analisi del Rapporto IPC condotta da Azione Contro la Fame), arrivano anche sete e malattie perché, si legge nella nota di ActionAid, «spesso l'unica acqua disponibile è inquinata e può causare malattie come diarrea e vomito, aumentando il rischio di disidratazione».

Prosegue la nota: «Le persone stanno lottando per sopravvivere senza sufficiente acqua da bere, per non parlare di coprire tutte le loro esigenze igieniche, la cucina e la pulizia. Una recente valutazione dell’OCHA ha rilevato che a Gaza ogni persona ha a disposizione in media solo 0,7 litri di acqua al giorno mentre ne servirebbero 15 litri per soddisfare i propri bisogni in una situazione di emergenza e minimo 3 litri per sopravvivere».

Nella crisi di Gaza, sono venuti meno anche servizi di pulizia delle strade e di smaltimento dei rifiuti. La spazzatura si accumula lungo le strade, accrescendo – con l’aumento delle temperature estive – la possibilità di nuove epidemie.

ActionAid denuncia infine che, «un mese dopo la sentenza della ICJ che ha ordinato alle autorità israeliane di garantire e facilitare l'accesso agli aiuti a Gaza, il valico di Rafah è ancora chiuso e gli aiuti non entrano nella misura richiesta. Ogni giorno sempre più persone sono a rischio di morte per malnutrizione e disidratazione. Gaza ha bisogno di più aiuti ora: cibo, acqua, carburante e pezzi di ricambio per gli impianti idrici critici. Ribadiamo la nostra richiesta di un cessate il fuoco immediato e permanente per porre per sempre fine a questo incubo di nove mesi».

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