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Il WWF scrive ai senatori: fermatevi, sarà pesantissimo l’impatto sulla natura del Ponte sullo Stretto , specie ed ecosistemi

Il WWF scrive ai senatori: fermatevi, sarà pesantissimo l’impatto sulla natura del Ponte sullo Stretto , specie ed ecosistemi

Dopo aver scritto ai deputati perché fermassero l’approvazione del decreto legge (n. 89/2024) per la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina, il WWF ieri, 5 agosto, ha inviato una lettera ai senatori in procinto di discutere il decreto-legge. È una «procedura sbagliata per un progetto sbagliato e incompleto di valutazione di impatto ambientale», afferma l’organizzazione ambientalista, che getta un allarme: «sarà pesantissimo l’impatto su natura, biodiversità, specie ed ecosistemi: 70.000 mq occuperanno lo spazio aereo di una delle rotte migratorie più importanti al mondo». E aggiunge basita: «Viene da chiedersi come possa il Parlamento decidere di compromettere una delle rotte migratorie più importanti al mondo, prima ancora che la Commissione nazionale sulla Valutazione di Impatto Ambientale - organo istituzionalmente preposto e di nomina governativa - abbia fornito in modo definitivo il proprio parere sull’opera»

Di seguito il comunicato del WWF.

Dopo l’approvazione della Camera attraverso il voto di fiducia, inizia la discussione al Senato sulla conversione in legge del DL Infrastrutture (decreto-legge n. 89/2024) che, tra l’altro, prevede la possibilità di cantierizzare per fasi costruttive separate il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina.

Il WWF Italia ha scritto a tutti i Senatori richiamando le problematiche già evidenziate alla Camera in ordine alla procedura seguita, all’incertezza sulla realizzabilità dell’opera, alla mancata conclusione della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA). In più, l’Associazione ha posto in risalto i pesantissimi impatti che il progetto avrà su natura, biodiversità, specie ed ecosistemi.

Lo Stretto di Messina è considerato tra i 28 siti di rotte migratorie più importanti del mondo ed è per questo che è sottoposto ad una serie di vincoli previsti dalla normativa comunitaria recepita a livello nazionale. A seguito del rischio di una condanna dell’Italia dopo la “Messa in mora complementare alla Procedura di infrazione n. 2015/2163”, recependo le sollecitazioni dell’Unione Europea e del Ministero dell’Ambiente, lo scorso anno sono state approvate le “Misure di conservazione” delle aree d’interesse comunitario dello Stretto di Messina. Tali misure, incredibilmente, non sono state però prese a riferimento nel progetto del Ponte depositato in Commissione VIA disattendendo così – ancora una volta – la normativa comunitaria in materia che il Governo italiano ha il dovere di rispettare.

Nella sua nota ai Senatori, il WWF Italia ha ricordato come un flusso migratorio non si possa spostare e come, evidentemente, i problemi dell’opera nascano anche dal non voler riconoscere il valore straordinario del sito.

In primavera, prima di giungere sullo Stretto di Messina la maggior parte dei migratori deve attraversare non meno di 2700 km di deserto (Sahara e Sahel) e non meno di 140 km di superficie marina (tratto più breve tra l’Africa e il continente europeo, Capo Bon – Trapani), entrambi ambienti fortemente ostili per gli uccelli terrestri.

Peraltro, una delle prove degli straordinari flussi migratori notturni si ricava da uno studio specifico effettuato nel 2006 dalla Società Ornitologica Svizzera proprio su incarico della Stretto di Messina SpA che si attivò a seguito della procedura di infrazione n. 2003/2090 per violazione dell’art. 4 della Direttiva Uccelli. Nell studio, basato su analisi radar, si legge: “in base alle rilevazioni radar effettuate con fascio fisso abbiamo stimato un numero totale di 4.3 milioni di uccelli che attraversano la lunghezza del ponte entro una quota che va dai 50 m slm ai 3000 m slm (BTR) durante le notti comprese tra il 3 aprile 2006 ed il 15 maggio 2006.” Lo studio della Società Ornitologica Svizzera ha monitorato solo una frazione estremamente limitata di territorio per un periodo migratorio altrettanto limitato, ma nonostante questo i numeri di cui si parla sono enormi.

Il Ponte, con le sue strutture, i suoi cavi, pendini e impalcati, occuperà uno spazio aereo pari a 70.000 mq: una enorme barriera sulla rotta delle 327 specie censite sullo Stretto (comprese quelle accidentali).

L’opera, se mai dovesse essere realizzata, provocherebbe certamente un numero infinito di morti dirette per collisioni, non mitigabili, né compensabili, su migratori diurni e notturni, oltre ad un numero altrettanto ampio di morti indirette a causa delle luci, della distorsione ottica e della perdita di orientamento, poiché le rotte sono subordinate alle condizioni meteorologiche dell’area attraversata e alle condizioni fisiche di ciascun esemplare in transito.

I dati raccolti dal WWF (e non solo) con i censimenti svolti da 40 anni in occasione dei campi primaverili antibracconaggio documentano come, non solo lo Stretto di Messina sia utilizzato da oltre 50 mila rapaci e centinaia di cicogne, ma sia anche la rotta più importante al mondo in primavera per ben 3 specie: Grillaio (Falco naumanni), Lodolaio (Falco subbuteo) e Albanella pallida (Circus macrourus). Inoltre, l’analisi sul rinvenimento di individui inanellati dimostra come lo Stretto sia fondamentale anche per numerose specie appartenenti a molti Paesi del centro, del nord e dell’est d’Europa. Molte specie in migrazione si dirigono verso l’Europa attraverso lo Stretto senza essere presenti in Italia come nidificanti, per cui la loro tutela da parte dello Stato italiano assume un rilievo particolare non solo per la biodiversità nazionale, ma per quella mondiale.

Viene da chiedersi come possa il Parlamento decidere di compromettere una delle rotte migratorie più importanti al mondo, prima ancora che la Commissione nazionale sulla Valutazione di Impatto Ambientale - organo istituzionalmente preposto e di nomina governativa - abbia fornito in modo definitivo il proprio parere sull’opera. I voti di fiducia con cui il Governo intende saltare il confronto tecnico-scientifico, oltre che economico, sull’opera non permetteranno comunque di saltare anche i contenziosi che la procedura fin qui seguita e che evidentemente si intende continuare a seguire provocherà in sede nazionale ed europea.

Alla compromissione delle rotte migratorie, si aggiungono gravi impatti anche sulle nidificazioni delle tartarughe marine. Proprio fra le notti del 2 e del 4 agosto, è stata monitorata la schiusa di un nido di Caretta caretta, nella punta della Sicilia a Capo Peloro, zona B della riserva naturale Orientata "Laguna di Capo Peloro", da cui sono emerse circa 70 tartarughine. Nell’area è stata monitorata la presenza di altre due nidificazioni di tartaruga marina, eventi che il progetto Ponte renderebbe impossibili, sia per alterazione dei luoghi, delle condizioni naturali, sia per effetto devastante delle luci che altererebbero completamente la riproduzione, la schiusa e il percorso delle tartarughine verso il mare.

Roma, 5 agosto 2024

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