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L'Italia esca dalla guerra d'Ucraina appellandosi al Patto Atlantico

L'Italia esca dalla guerra d'Ucraina appellandosi al Patto Atlantico

Rispetto alla necessità di perseguire un'alternativa di pace per la Palestina e per l'Ucraina, che da più parti si invoca, bisogna sottolineare che ormai le due situazioni si sono evolute, sono divenute completamente diverse e richiedono diverso comportamento: mentre in Palestina questo obiettivo risulta ancora perseguibile ancorché estremamente difficile, in Ucraina non sembra più possibile, in quanto l'Italia è in guerra anche se non lo si vuole riconoscere. Lo afferma la Russia, che più volte ci ha denominato «nazione ostile», ma ancora più chiaramente lo dicono i vertici della Nato, di cui noi facciamo parte e quelli europei che ci rappresentano, primo tra tutti, il bellicoso Josep Borrell.

D'altra parte perché mai i nostri ministri della Difesa e degli Esteri dovrebbero affermare così frequentemente che «l'Italia non è in guerra con la Russia»? Non è questo un chiaro riconoscimento che "altri" sono in guerra con la Russia? E chi sono questi altri, se non i nostri alleati in seno alla Nato e in Europa?

Inoltre la situazione sul terreno sta subendo tale imbarbarimento da suscitare la caduta di tutte le "linee rosse costituite" che, in teoria, dovevano prevenire "l'escalation" del conflitto, primo tra tutti la qualità delle armi in uso, e si è giunti a considerare normale poter invadere la Russia, e, persino bombardare territori russi con missili a lunga gittata.

"Ma non sono missili italiani", si afferma, come se ciò fosse importante: sono missili Nato, e quindi anche nostri.

A fronte di tutto ciò, i russi dilagano nel Donbass, ben oltre gli obiettivi programmati e l'area di Pokrovsk, importante centro logistico ucraino, è già nel tiro delle artiglierie. Scongiurato il pericolo di una risposta nucleare nell'area di Kursk, avendo i generali russi declassata l'irruzione ucraina a semplice atto terroristico, il fronte si è infiammato e i tenui segnali di possibile tregua sono scomparsi.

In questa situazione di estrema crisi e inasprimento di posizioni dei vertici Nato ed europei, è ancora possibile perseguire un disegno gandhiano di "cessate il fuoco e di pace"? Io penso che occorra uno sforzo di realtà e abbandonare i sogni.

Ritengo che, stante il gravissimo momento in cui siamo, L'ITALIA DEBBA USCIRE DALLA GUERRA appellandosi alla Carta dell'Alleanza Atlantica che identifica la Nato come un'alleanza difensiva; e se ciò non bastasse, almeno in Europa, dovrebbe evocare i nostri sacri principi costituzionali.

Dopo di ciò i nostri ministri potrebbero ben dire "non siamo in guerra con la Russia".

In fin dei conti qual è la differenza con quanto accadde nel 1914 in cui l'Italia disconobbe il vincolo con Austria e Germania sancito nelle Triplice Alleanza, patto militare stipulato il 20 maggio 1982, per il fatto che quel patto prevedeva un'alleanza difensiva e non una offensiva?

Va anche osservato che l'Italia, appellandosi all'articolo 4 del Trattato, si limitò a non entrare in guerra ma rimase nella Triplice; il fatto che poi entrò nella Triplice Intesa con Francia e Inghilterra, è tutt'altra storia.

Fatto sta che la situazione odierna è ben più grave di quella passata, e la differenza la fa lo spettro nucleare in cui potremmo sprofondare ogni momento!

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