Più forte ti scriverò. Cara Adele...
Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 44 del 21/12/2024
A Giuliana Corradi
A Enrico Zagli
Cara Adele, per te nulla era scontato. C’era sempre quel pertugio per l’imprevedibile, l’inedito. Così alla vigilia ormai dei tuoi cent’anni (9 dicembre) hai svoltato l’angolo e te ne sei andata, sorprendendoci… Ti piaceva immensamente la vita. E non ti “garbava” un granché morire. Non volevi che la morte diventasse un esercizio di retorica, un palcoscenico.
Eri “L’Adele”, tutto attaccato. La tua vita di fatto si riflette in quella di don Milani, ma non vi si esaurisce. C’è un’Adele prima e una Adele dopo. Certo l’incontro con il priore e con Barbiana fece della signorina Adele Corradi, professoressa di lettere, semplicemente e per sempre l’Adele. Nel tuo imperdibile Non so se don Lorenzo racconti quegli anni accanto “al Milani” in modo unico, sorprendente e divertente. Chi vuol conoscere il Milani lo deve leggere.
«Glielo sconsiglio assolutamente!»: così aveva risposto don Lorenzo alla tua domanda «se gli avrebbe fatto comodo che mi stabilissi a Barbiana». Se era testardo lui, tu non lo eri da meno. Così: prima il trasferimento a Borgo San Lorenzo, poi andrai a vivere a Barbiana. Dal 1963 al 1967, gli anni della malattia del priore fino alla sua morte. Molti andavano su e giù, ma stabilirsi su quella montagna dice bene della tua folgorazione e della tua tenacia. Abbiamo parlato spesso delle “circostanze”. Che cos’erano, Adele, le circostanze? Me l’avevi detto più volte: un modo di stare nel mondo. Anche prima di andare a Barbiana. La tua esperienza a Parigi, ad esempio. Nelle “circostanze” la vita ti chiedeva ogni volta un salto, un tuffo nell’inedito. Così anche Barbiana diventa per te una “circostanza”, un salto, forse il più impensabile che avresti mai immaginato. Sulla copia del libro Lettera a una professoressa (alla cui stesura tu stessa avevi partecipato insieme ai ragazzi e al priore) ti aveva scritto: «Poi finalmente trovammo una professoressa diversa da tutte le altre che ci ha fatto tanto del bene». Come dice Pecorini, sei stata zitta per 45 anni prima di deciderti a scrivere, sei sopravvissuta al priore per mezzo secolo e più. Con discrezione. Senza trombe. Ti sei presa in casa per anni Marcellino e i suoi fratelli dopo la sua morte. Senza eroismi, senza rivendicazioni. Semplicemente come un’altra imprevedibile circostanza. Hai visto cosa sarebbe diventata quella storia nel mondo. Inimitabile e sempre da imparare. Sei stata davanti a don Lorenzo come in vita, senza retorica, con umorismo. Con dolore e amore. Ci hai raccontato un don Milani divertente e tragico, paradossale e tenero.
Quando salivi col priore verso Barbiana scrivi: «Quando si tornava in macchina da Firenze, don Lorenzo rallentava e ci faceva attenti, perché lì, a un tratto, apparivano i colori. In un attimo il mondo tornava a essere un mondo di colori. Così sarà (diceva il priore) quando arriveremo in Paradiso. Lasceremo tutta la nebbia e tutto il grigio rimarrà dietro di noi».
È facile pensare, Adele, che ora sei in quei colori.
Avevi detto di voler essere sepolta a Barbiana oppure nella tomba della tua famiglia a Firenze, dove alla fine sei andata. Scrivi ancora: «Quando c’era la nebbia tutta la valle del Mugello spariva. Solo noi lassù, e le cime dell’Appennino di fronte a noi, si rimaneva nel sole».
Allora vien da immaginare che le “circostanze” prima o poi, portino anche il tuo corpo lassù, “nel sole”. A due passi dal Paradiso.
Foto presa da Unsplash, immagine originale e licenza
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