
La Chiesa al bivio: il tradimento della Messa tridentina e la sfida della rilevanza
A proposito della messa in antico rito tridentino che si celebrerà nella basilica di San Pietro il 25 ottobre, Merche Saiz sul suo blog in Religion Digital (17/9/25) ha pubblicato il seguente commento (qui tradotto da LorenzoTommaselli).
La recente autorizzazione di papa Leone XIV a celebrare una messa tridentina sull’altare della Cattedra, uno degli spazi più simbolici del Vaticano, non è solo un passo indietro; è un affronto allo spirito rinnovatore del Concilio Vaticano II e un tradimento della missione essenziale della Chiesa.
Questo atto, avvolto in un velo di mistero e di segretezza e presieduto dal cardinale Burke – figura nota per la sua aperta opposizione alle riforme di Francesco – non può che essere interpretato come una capitolazione alle correnti ultraconservatrici che anelano a una Chiesa ancorata a un passato idealizzato, gerarchica e slegata dalle urgenti necessità del mondo contemporaneo.
Questa decisione non crea solo sconcerto, ma anche indignazione, poiché rappresenta una battuta d’arresto che minaccia di spezzare la comunione ecclesiale e di allontanare ulteriormente i fedeli che invocano autenticità, inclusione e un messaggio evangelico vivo.
La liturgia tridentina, con la sua struttura rigida, l’uso esclusivo del latino e il suo prete che dà le spalle al popolo, incarna una visione dell’Eucaristia che contraddice direttamente lo spirito dell’Ultima Cena.
Quando Gesù ha spezzato il pane e lo ha condiviso con i suoi discepoli, lo ha fatto in un atto di intimità, vicinanza e comunità, rivolto verso di loro, non voltando loro le spalle.
Questo gesto fondativo non è stato un rituale elitario riservato agli iniziati, ma un invito universale a partecipare al mistero della redenzione.
Il Concilio Vaticano II nella sua saggezza profetica ha riconosciuto che la liturgia dovesse riflettere questa universalità, promuovendo una partecipazione attiva e consapevole dei fedeli, in lingue vive e con un orientamento che enfatizzasse la comunione.
La messa tridentina, invece, evoca una Chiesa chiusa, dove il prete funge da mediatore distante e il popolo è ridotto ad uno spettatore passivo.
Come può la Chiesa, che dice di ricercare il rinnovamento e il dialogo con il mondo moderno, giustificare un rito che rafforza una mentalità escludente e arcaica?
Questa decisione non è un mero capriccio liturgico; è un sintomo allarmante di una tendenza retrograda che idealizza un passato mitizzato e disprezza i progressi del Vaticano II.
L’autorizzazione della messa tridentina nel cuore del Vaticano, sotto la protezione del papa, manda un messaggio equivoco che legittima le posizioni di coloro che rifiutano apertamente lo spirito conciliare.
I settori ultraconservatori, eredi dell’eredità scismatica di Marcel Lefebvre, potrebbero interpretarla come una vittoria, un’implicita approvazione della loro resistenza a una Chiesa che deve essere, come l’ha descritta Francesco, un «ospedale da campo» per un mondo ferito.
Permettere alla messa tridentina di guadagnare terreno non è solo una pericolosa strizzatina d’occhio a queste fazioni, ma un atto che mina l’autorità del Concilio e mette a rischio la coesione ecclesiale.
Sarà il cardinale Burke a presiedere questa celebrazione, cosa che aggrava ulteriormente lo scandalo.
La sua storia di opposizione alle riforme di Francesco, la sua difesa di un cattolicesimo rigido e il suo allineamento con settori tradizionalisti lo trasformano in una figura divisiva, la cui presenza a questo evento rafforza la percezione di una Chiesa che cede alle pressioni di una minoranza rumorosa.
Questo gesto non attirerà le masse disilluse né rivitalizzerà la fede dei giovani che abbandonano le chiese; al contrario, alimenterà l’indifferenza di coloro che vedono la Chiesa come un’istituzione scollegata e la rabbia di coloro che lottano per una comunità ecclesiale aperta, dialogante ed impegnata nelle sfide del XXI secolo.
La nostalgia per la messa tridentina non è un movimento di massa; è il rifugio di un piccolo gruppo che preferisce l’incenso e il latino alla missione di portare il Vangelo ai margini.
La Chiesa si trova di fronte a un bivio critico. O abbraccia pienamente lo spirito del Vaticano II, con il suo impegno per una liturgia viva, partecipativa e accessibile, oppure si condanna all’irrilevanza, diventando un museo di tradizioni obsolete.
L’Eucaristia non è un reliquiario per archeologi liturgici; è il cuore pulsante di una fede che deve parlare al mondo di oggi, nella sua lingua, con i suoi interrogativi e le sue ferite.
Ogni concessione alla messa tridentina è un passo verso l’esclusione, un allontanamento dall’universalità proclamata da Cristo.
Papa Leone deve assumere coraggiosamente il suo ruolo di pastore universale e respingere le pressioni di coloro che cercano rifugio in un passato che non è mai stato così glorioso come lo dipingono.
La Chiesa non può permettersi di essere un club di nostalgici; deve essere un faro di speranza, uno spazio di incontro in cui il Vangelo risuoni con forza e chiarezza.
Meno riti e più Vangelo. La missione della Chiesa non è preservare rituali arcaici, ma annunciare la Buona Novella con audacia e umiltà.
Se il papa continua a cedere alle richieste degli ultraconservatori, rischia di guidare un gregge sempre più piccolo, rinchiuso in una fortezza di tradizioni che non dialogano con il mondo.
L’autorizzazione della messa tridentina in Vaticano non è un atto di riconciliazione; è un tradimento della missione di una Chiesa che deve guardare avanti, non indietro.
È tempo che il Santo Padre parli con chiarezza e agisca con decisione: la Chiesa non può permettersi di tradire la sua vocazione profetica per compiacere coloro che preferiscono l’eco di un passato morto al clamore di un mondo vivo.
*Foto ritagliata di Jorge Royan tratta da Commons Wikimedia, immagine originale e licenza
Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.
Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!