
La Global Sumud Flotilla smaschera la nostra vigliaccheria
L’Italia si è cacciata nei guai da sola. Non per fatalità, ma per scelte politiche precise: per sudditanza diplomatica, per l’ostinazione a restare incollata al carro di Israele, qualunque cosa faccia. Giorgia Meloni spaccia questa linea come “prudenza strategica”, ma è solo ignavia mascherata da intelligenza diplomatica. E oggi il governo appare allo sbando, incapace persino di nominare la parola proibita: genocidio.
La vicenda della Global Sumud Flotilla lo dimostra in modo plastico. Cinquanta imbarcazioni, decine di insegnanti, medici, giornalisti, preti, ebrei e musulmani insieme, partiti da 44 Paesi. Non eroi, persone comuni. Colpevoli solo di voler portare pane e medicine a Gaza. In acque internazionali hanno subito attacchi di droni, bombe sonore, gas urticanti. Un atto di pirateria pura contro una missione civile.
Davanti a questo, che cosa offre il nostro Paese? Un ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ridotto a spettatore, che da New York balbetta inviti generici alla cautela. Un ministro della Difesa, Guido Crosetto, che manda fregate senza mai dire a voce alta chi è l’aggressore e chi la vittima. E una premier che definisce “irresponsabile” la Flotilla, rovesciando la colpa: come se fosse più grave sfidare un blocco illegale che bombardare una popolazione inerme.
Persino il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sentito il dovere di intervenire, lanciando un appello perché gli aiuti vengano consegnati al Patriarcato latino di Gerusalemme. Parole nobili, sì. Ma che tradiscono una resa preventiva: non difendiamo il diritto dei volontari a raggiungere Gaza, li invitiamo a non rischiare la vita. In altre parole: meglio cedere che denunciare.
Intanto la società civile non resta a guardare. Portuali che bloccano Genova, Livorno, Venezia, Taranto, impedendo l’imbarco di armi dirette in Israele. Migliaia di mail che intasano la Farnesina. Manifestazioni a Roma e in tante città. In piazza almeno le parole sono chiare: a Gaza non si muore per caso, si muore per un genocidio pianificato.
La verità è che l’Italia si scopre incapace di scegliere. Resta appesa a una retorica doppia: da un lato, all’Onu, Meloni firma la “soluzione dei due Stati”; dall’altro, a Roma, condanna chi osa mettere in discussione il blocco illegale. Un gioco di equilibrismo che non inganna nessuno. Nel frattempo, Netanyahu chiude valichi, affama interi villaggi, annienta famiglie, e noi discutiamo di “prudenza diplomatica”.
Ma quanto può durare questa maschera? Quante vite palestinesi dovranno essere cancellate prima che l’Italia chiami le cose col loro nome? Non basta più invocare cautele: chi tace diventa complice.
La Flotilla naviga con poche barche e con il mondo addosso. Non cambierà da sola gli equilibri geopolitici, ma ha già fatto una cosa immensa: ha messo a nudo la nostra vigliaccheria. Ha reso evidente che la scelta è una sola: stare con chi difende la vita o con chi la calpesta
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Articolo pubblicato sulla pagina Facebook dell’autore il 26.9.2025
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