Nessun articolo nel carrello

Gaza: urge un intervento dell’ONU

Gaza: urge un intervento dell’ONU

L'articolo che segue è stato postato oggi dal magistrato Domenico Gallo sul suo sito.

Bisogna prendere atto che, per quanto riguarda le fasi successive al cessate il fuoco, il piano di Trump non funziona e cercare un’altra soluzione. C’è bisogno dell’intervento di una missione militare e civile dell’ONU

Il cessate il fuoco a Gaza fa acqua da tutte le parti. Particolarmente grave è stato l’attacco a un pulmino che ha distrutto un’intera famiglia di undici persone, fra cui sette bambini e tre donne. Al 20 ottobre Hamas ha denunciato 80 violazioni della tregua da parte di Israele e l’uccisione di 91 civili. Dal canto suo Netanyahu ha più volte minacciato di riprendere l’offensiva totale contro Gaza, mentre gli aiuti umanitari alla popolazione affamata arrivano col contagocce per la chiusura a singhiozzo dei valichi che, secondo l’accordo di pace, dovrebbero essere riaperti per consentire il passaggio degli aiuti. Israele continua a occupare il 53% del territorio della Striscia, controlla tutti i valichi e mantiene il blocco navale mentre la “Forza internazionale di stabilizzazione” non è stata ancora schierata.

In una dichiarazione congiunta, Hamas, Jihad Islamica e Fronte Popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) hanno affermato: «Respingiamo qualsiasi tutela straniera. L’amministrazione di Gaza è una questione interna palestinese». In teoria non v’è dubbio che l’amministrazione della Striscia di Gaza sia una questione interna palestinese, ma ciò può avvenire soltanto in un contesto di pace. Questa legittima aspirazione delle fazioni palestinesi non tiene conto dell’esistenza del giaguaro. Fino a quando Israele terrà il suo scarpone chiodato sul collo dei palestinesi di Gaza, mantenendo l’assedio, controllando il cielo e il mare di Gaza, la popolazione, stremata dalla distruzione del patrimonio abitativo, delle strutture civili e sanitarie, dalla carenza di cibo e medicinali, non potrà mai rialzarsi da questa condizione disperata. L’amministrazione da parte di Hamas, come di qualunque altra entità palestinese, di questa prigione a cielo aperto inevitabilmente porterebbe alla ripresa di scontri e al naufragio del cessate il fuoco. Al c.d. piano di pace di Trump vanno riconosciuti dei meriti indiscutibili: aver impedito a Netanyahu di «finire il lavoro», cioè di portare a termine il genocidio, imponendo il cessate il fuoco; aver consentito il rilascio degli ostaggi israeliani e la liberazione di circa 2000 palestinesi tenuti in ostaggio nelle carceri israeliane; aver spinto Israele a consentire l’accesso degli aiuti umanitari alla popolazione.

Al di là dell’emergenza, però il piano fallisce, la tregua è fragile e non può reggere a lungo se non si sciolgono i nodi di fondo. L’esigenza fondamentale è di liberare la Striscia di Gaza dall’assedio di Israele, consentire la riapertura delle frontiere aeree e marittime e della frontiera terrestre con l’Egitto. Quest’obiettivo non può essere assicurato dalla “Forza internazionale di stabilizzazione” perché contraddittoriamente il piano consente a Israele di mantenere la presenza e il controllo su Gaza.

Bisogna prendere atto che, per quanto riguarda le fasi successive al cessate il fuoco, il piano di Trump non funziona e cercare un’altra soluzione. A questo punto deve intervenire la Comunità internazionale attraverso l’Onu. Se si vuole impedire che il conflitto continui anche dopo che la fase bellica sia cessata, se si vuole realmente garantire la sicurezza di Israele e dei suoi cittadini, c’è una sola soluzione: la Striscia di Gaza deve essere sottratta al controllo di Israele. Israele deve essere costretto ad abbandonare quel territorio che ha distrutto e ridotto a un cumulo di macerie, sottoponendo l’intera popolazione a sofferenze indicibili. Ciò può avvenire solo con una risoluzione del Consiglio di Sicurezza, adottata a norma del Cap. VII della Carta, come in passato avvenne per il Kosovo, che fu distaccato dalla Serbia e sottoposto a una amministrazione ad interim delle Nazioni Unite, in virtù della Risoluzione 1244 del 10 giugno 1999. La Palestina è stata già un Mandato britannico, oggi per la Striscia di Gaza si può resuscitare una sorta di Mandato affidato alle Nazioni Unite.

Un’amministrazione civile e militare dell’Onu dovrebbe procedere al disarmo di Hamas e della Jihad islamica, che potrebbero restare attivi come partiti politici assieme ad altri, impedire che dal territorio della Striscia possano partire atti di ostilità contro Israele, affrontare tutte le emergenze causate dalla guerra, rimettere in funzione le strutture sanitarie, ripristinare le telecomunicazioni, i collegamenti aerei e marittimi della Striscia con il resto del mondo, avviare la ricostruzione e ogni altro programma indispensabile per consentire alla popolazione civile di superare i traumi prodotti dai massacri e dalle privazioni causate dai lunghi anni di assedio a cui sono stati sottoposti. L’Amministrazione dell’Onu dovrebbe promuovere la creazione, in attesa di una soluzione definitiva, di una sostanziale autonomia e autoamministrazione della Striscia di Gaza. Il veto degli Usa potrebbe bloccare il Consiglio di Sicurezza, ma se si vuole la pace bisogna lavorare in questa direzione.

(articolo pubblicato sul Fatto Quotidiano del 22 ottobre 2025 con il titolo: “Gaza: Oltre alla Tregua serve la risoluzione Onu”) *Foto ritsagliata di UN Geneva tratta da Flickr

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

Sostieni la libertà di stampa, sostieni Adista!

In questo mondo segnato da crisi, guerre e ingiustizie, c’è sempre più bisogno di un’informazione libera, affidabile e indipendente. Soprattutto nel panorama mediatico italiano, per lo più compiacente con i poteri civili ed ecclesiastici, tanto che il nostro Paese è scivolato quest’anno al 46° posto (ultimo in Europa Occidentale) della classifica di Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.