
A mani alzate
Newsletter n. 37 da Prima Loro del 20 ottobre 2025
Cari amici,
il simulacro di pace imposto da Trump a Gaza tra gli osanna dei suoi cortigiani, tutti uomini e una donna, è già stato infranto due volte: la prima da Netanyahu che ha dato ordine di chiudere tutti i valichi attraverso cui avrebbero dovuto passare centinaia di camion con i soccorsi alimentari e sanitari, allo scopo di continuare il genocidio con altri mezzi, e questa volta con l’approvazione della piazza di Tel Aviv: la seconda volta la pace è stata infranta dall’IDF, l’esercito, che ha ripreso i bombardamenti per rispondere a una inesistente rottura del cessate il fuoco da parte di Hamas, provocata invece da bande armate dallo stesso Israele.
Si direbbe che Netanyahu non riesca ad abbandonare la preda che aveva così accanitamente perseguito e che voglia portare a termine la sua guerra fino alla fine, fino a sera; e ciò sembra corrispondere a una sua cattiva lettura della Bibbia, in un suo passaggio critico purtroppo proclamato anche nella liturgia della Messa cattolica proprio di domenica scorsa: narra il capitolo 17 del libro dell’Esodo, come prova dell’efficacia della preghiera, che nell’epica guerra contro il nemico storico di Israele, gli Amaleciti, Mosè si sedette su una roccia alzando le mani, che Aronne e Cur gli tenevano sollevate verso il cielo, uno da una parte e l’altro dall’altra, fino al tramonto del sole: e quando Mosè era con le mani alzate Israele vinceva, e quando le abbassava perdeva. Così Giosuè, che comandava l’esercito, passò il popolo di Amalek a fil di spada.
Questo passo della Bibbia sarebbe solo edificante, come incautamente lo prende la Chiesa, se non fosse che Netanyahu si è presentato identificandosi con Mosè alla conquista della Terra promessa, di fronte a tutte le Nazioni riunite nell’Assemblea dell’ONU del 27 settembre dell’anno scorso. Fortuna che forse quella guerra e lo stesso Mosè non sono storicamente esistiti quali sono stati raccontati dallo scrittore sacro sette secoli dopo i fatti narrati, e che per fondare la fede nell’unico Dio di Israele e dei cristiani sono sufficienti la fede e la benedizione di Abramo, e in lui di tutte le Genti, che sono di “430 anni prima” di Mosè, come dice san Paolo nella lettera ai Galati (Gal. 3, 17) e ha ripetuto papa Francesco nella sua catechesi dell’11 agosto 2021 suscitando le proteste di due rabbini che a Gerusalemme e a New York presiedono al dialogo interreligioso, peraltro tranquillizzati dal Vaticano sul riconoscimento cristiano della Torah come via di salvezza per gli Ebrei.
Ciò dimostra il pericolo di una lettura fondamentalista della Scrittura che se interpretata come un’epopea nazionale, porta a una politica fatta di assoluti, a Netanyahu che benedice e maledice con i ministri Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich che gli alzano le mani, e ai Palestinesi come nemici metafisici da trattare come gli Amaleciti.
Trump, sia pure in ritardo, si è accorto dell’errore di Netanyahu che gli metteva tutto il mondo contro, e ha cercato di trattenerlo, mentre sull’altro fronte cerca di imporre a Zelensky la stessa obbedienza chiesta al primo ministro israeliano, ma Zelensky non ci sta perché ancora proteso ad obbedire a Europa e NATO che gli hanno fatto credere di fargli vincere la guerra contro la Russia.
Ma anche Trump è a rischio, con milioni di americani che riempiono strade e piazze in 2.700 luoghi diversi contro di lui, accusandolo di farsi re, e ricevendone in cambio un bombardamento di letame, sia pure somministrato dall’Intelligenza Artificiale (più artificiale che intelligenza). Non è certo che su questa china possa sussistere la democrazia in America, ma c’è da sperare in ogni caso che resti l’idea di Trump che la guerra è “stupida” e “ingloriosa” e l’idea che se non si può giungere a pensare che “fare l’amore invece che la guerra”, sia già qualcosa fare gli affari invece della guerra.
Nel sito pubblichiamo un lungo articolo del sociologo portoghese Boaventura de Sousa Santos, noto per gli studi postcoloniali e tra i fondatori del Forum sociale mondiale, che si chiede se gli assassinii politici hanno cambiato la storia; un articolo da conservare per il lungo elenco di “leader profetici” uccisi in tutto il mondo; nella lista mancano gli italiani come Aldo Moro o Giacomo Matteotti: di quest’ultimo peraltro sono stati ora pubblicati i discorsi politici “Contro la guerra contro la violenza” nella collana “La pace sovrana” delle Edizioni Edimedia di Fabio Filippi; infine pubblichiamo un articolo sulla frenesia bellica della Germania che cerca di portarsi dietro tutta l’Europa.
Con i più cordiali saluti,
da “Prima Loro” (Raniero La Valle)
*Immagine generata con IA
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