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PRETI E RELIGIOSI CONTRO LA DITTATURA, "FIGLI ABBANDONATI DALLA CHIESA". UN LIBRO SULLE MADRI DI PIAZZA DI MAGGIO

Tratto da: Adista Notizie n° 9 del 04/02/2006

33210. ROMA-ADISTA. "Ci sono stati 125 sacerdoti desaparecidos e due vescovi assassinati perché lottavano per difendere i poveri, ma la Chiesa non li ha mai rivendicati. La Chiesa è stata l'unica madre che ha abbandonato i propri figli". Sono le parole di Hebe de Bonafini, presidente delle Madri di Plaza de Mayo, il gruppo di donne argentine che, dopo il golpe militare del 1976, si unirono mettendosi alla ricerca dei figli desaparecidos, fatti sparire dal regime militare di Videla e Massera: 30mila oppositori politici, ragazzi e ragazze torturati nei campi di concentramento clandestini disseminati in centinaia di luoghi insospettabili e gettati dagli aerei nell'Oceano, ancora vivi.

Una vicenda nota ma ancora piena di ombre su cui getta nuova luce il volume di Daniela Padoan, Le pazze (Bompiani, pp. 424, euro 9,50), cioè le madres che tutti i giovedì, dal 1976 ad oggi, manifestano silenziosamente – "armate" solo di fazzoletti bianchi e delle fotografie dei loro figli scomparsi – in Plaza de Mayo, davanti alla Casa Rosada, il palazzo presidenziale allora occupato dai militari. "Ci chiamavano le pazze, e qualcuno pensava che fosse un'offesa", racconta ancora Hebe de Bonafini, una delle cinque madri intervistate dall'autrice che attraversano gli ultimi 30 anni di vicende argentine arricchendole con le loro storie e con la loro personale lettura della dittatura.

"Ci dicevano, eccole lì, le pazze. Le arrestiamo e loro ritornano. Ma noi sapevamo di essere pazze d'amore, pazze dal desiderio di ritrovare i nostri figli". Una "pazzia" che però non ha contagiato le gerarchie ecclesiastiche argentine le quali, denuncia Bonafini, oltre a non aver difeso quei preti e quei religiosi schierati dalla parte degli oppressi - e per questo perseguitati e uccisi dal regime militare -, "ebbero una grande responsabilità in quello che avvenne": l'allora nunzio apostolico Pio Laghi "fu un grande amico dei militari" e le gerarchie ecclesiastiche furono in gran parte complici della dittatura, così come i sacerdoti che assolvevano i soldati che torturavano, uccidevano e pilotavano gli "aerei della morte" o le suore che assistevano i prigionieri ma che non "hanno mai fatto parola di quello che vedevano lì dentro, non hanno mai fatto una denuncia, non hanno mai avvisato un familiare". Tutti episodi che Daniela Padoan racconta nel suo libro, inserendoli nel contesto dell'epoca, ben rappresentato da un'omelia di Pio Laghi, il 27 giugno 1976, tre mesi dopo il golpe: "il Paese ha un'ideologia tradizionale e quando qualcuno pretende di imporre altre idee diverse ed estranee, la Nazione reagisce come un organismo, con anticorpi di fronte ai germi, e nasce così la violenza. I soldati adempiono il loro dovere primario di amare Dio e la Patria che si trova in pericolo".

C'è però anche la testimonianza dell'altra Chiesa, quella che scelse di schierarsi dalla parte dei poveri e degli oppressi. "Alcuni - scrive Daniela Padoan - avviarono un dialogo fra cattolici e marxisti e tra questi vi fu chi giunse a considerare la scelta armata una forma di legittima resistenza alla dittatura; altri si opposero al volere dei militari continuando semplicemente il proprio apostolato nelle bidonville e nelle zone più povere e degradate. In entrambi i casi, molti di loro pagarono con il sequestro, e spesso con la morte, le proprie scelte": mons. Enrique Angelelli, vescovo di La Roja, strenuo oppositore della giunta militare ucciso il 4 agosto 1976 in un incidente stradale simulato; oppure mons. Carlos Ponce de León, vescovo di San Nicolás de los Arroyos, anche lui ucciso l'11 luglio 1977, mentre si stava dirigendo a Buenos Aires per portare alla Nunziatura apostolica documenti relativi alla repressione, ai sequestri e alle torture avvenute nella sua diocesi; e poi 125 preti, suore e religiosi "che lavoravano nelle villas miseria, vennero torturati e scomparvero nel nulla". Del resto, si trattava di una vera e propria operazione pianificata, che coinvolgeva tutta l'America Latina: nel marzo 1977, infatti, ad Asunción, si svolse la terza riunione della Confederazione anticomunista dell'America Latina (Cal) durante la quale i rappresentanti delle dittature militari latinoamericane sollevarono il problema dei settori della Chiesa cattolica considerati come appartenenti a pieno titolo al movimento comunista internazionale, e misero in atto il piano Banzer, dal nome del dittatore boliviano, che prevedeva l'eliminazione dei religiosi seguaci della Teologia della Liberazione: negli anni successivi vennero uccisi "centinaia di sacerdoti, di religiosi, di oblati, di suore e di laici membri di comunità religiose, di vescovi", fino all'arcivescovo di San Salvador Oscar Romero. (luca kocci)

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