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LULA, IL VESCOVO E L'AMBITO DI RIFERIMENTO

Tratto da: Adista Documenti n° 10 del 04/02/2006

Dom Luiz Cappio, il vescovo di Barra che ha messo in atto lo sciopero della fame a Caprobó, sul fiume São Francisco, contro la deviazione del corso del fiume, è stato ricevuto dal presidente Lula a metà dicembre. Su insistenza di dom Luiz, ho partecipato all'incontro.

Il colloquio, nel Palazzo del Planalto, è durato più di due ore. Il vescovo, prima a voce, poi consegnando una serie di scritti, ha esposto dieci ragioni di "contrarietà al progetto del trasferimento del fiume São Francisco". Da parte del governo, per bocca del presidente Lula, c'è questa dichiarazione: "Non posso ritirare il progetto di deviazione del fiume".

Dagli appunti che ho preso durante l'incontro, risulta un'insistente domanda di Lula, rivolta al vescovo in quattro momenti della conversazione: "Qual è il suo ambito di riferimento?". Dom Luiz, con la saggezza del pastore e con l'umiltà di san Francesco d'Assisi, ha preferito rimanere in silenzio, non ha risposto alla domanda.

Sono stato testimone di quello che è successo a Caprobó, di quanto è successo lì e di quello che è sbocciato nel sertão dopo quello sciopero della fame. È per questo che mi prendo la libertà di rispondere alla domanda di Lula, che ritengo molto pertinente e plausibile.

Un'osservazione preliminare. Nella sala della Presidenza della Repubblica, dom Luiz ha parlato con l'energia e la violenza dei profeti. Ciò ha provocato una viva reazione nel presidente e irritazione nel ministro Ciro Gomes. La verità è che, attorno al tavolo del presidente, non deve comparire molto spesso gente che, come questo vescovo, in un faccia a faccia parli con franchezza, senza adulazione ipocrita, ma conservando nel proprio intimo, come è a tutti noto, la più sincera ammirazione per il nostro presidente, la più profonda stima e le maggiori aspettative.

E qual è l'ambito? L'ambito a cui dom Luiz è legato non è alcun potere di tipo mediatico, capace di stabilire una correlazione di forze con il potere che è lì. E, rispondendo alle domande precise di Lula, direi che l'ambito di riferimento non consiste nei milioni di persone che hanno sottoscritto appelli, perché ce ne sono stati da entrambi i lati. Non consiste nei movimenti sociali, per le stesse ragioni. Né lo sono i vescovi della Cnbb (Conferenza episcopale brasiliana, ndt), purtroppo divisi su questa questione. Tantomeno lo sono i tecnici, situati su trincee opposte.

Questo ambito è il popolo povero delle terre semi-aride. È la gente cui il frate ha deciso di dedicare la vita fin dalla sua giovinezza. Ancora semplice frate, ha girato a piedi per tutto il bacino del São Francisco, penetrando anche nella zona semi-arida settentrionale, visitando tutte quelle persone, famiglia per famiglia, osservandone la difficile storia, ascoltandone le proteste, confortandole, e soprattutto infondendo loro un nuovo coraggio, una nuova speranza a partire da loro stessi, dalla loro autocomprensione e autostima, non più come oggetti di manipolazione da parte dei politici, ma come soggetti degni, autori e destinatari della propria storia. Sono gli indigeni, i neri quilombolas, i contadini, gli uomini e le donne del sertão alla ricerca della terra e dell'acqua per vivere, lavorare, convivere. Sono quelli che non hanno né voce né possibilità, abbandonati e mai ascoltati dalle autorità. Sono le vittime della violenza dei grandi, gli spogliati dal latifondo e dall'agro-business, colpiti e deportati dai grandi progetti, il più delle volte con la connivenza del potere pubblico.

Questo cammino del vescovo fratel Luiz Cappio con i poveri del semi-arido va avanti da circa vent'anni. E tutto sembrava calmo e normale, quando, all'improvviso, il paesaggio del sertão è cambiato. Gli abitanti del sertão, a partire dal momento in cui hanno visto il vescovo mettere radicalmente la sua vita nelle loro vite e nella vita del fiume São Francisco, sono subito accorsi al santuario di Cabrobó. Il 4 ottobre, erano già circa 3.000 attorno alla minuscola cappella di São Sebastião, sfilando davanti al frate pellegrino, abbracciandolo e ricevendo la sua benedizione. Ed altri abitanti del sertão si sono uniti a lui nello sciopero della fame.

In verità, questo ambito dei poveri oggi non dipende più dal vescovo, né egli pretende di essere il loro procuratore. Dom Luiz ne è stato riferimento iniziale e simbolico, come un Gandhi del sertão, il migliore, come un nuovo padre Cícero, il servitore di un popolo non laico, ma religioso e politico.

Coloro che si sono sollevati a partire da questo gesto stanno camminando con le loro gambe in cerca di qualcosa di più che la terra. Sono alla ricerca di una radicale trasformazione. Questa gente ha iniziato a mobilitarsi lucidamente e coraggiosamente in assemblee. Innanzitutto lì, a Caprobó, il 4 ottobre. Poi a Juazeiro da Bahia, a Bom Jesus da Lapa, a Brasilia, e così a seguire, con una nutrita agenda che coinvolge organizzazioni di appoggio, ma con il suo inconfondibile protagonismo.

Questo ambito di riferimento va oltre il São Francisco, va molto al di là delle terre semi-aride meridionale e settentrionale. In realtà ha il volto del Brasile e la dimensione dell'America Latina. Questo popolo in effetti non è nato ora. Ha una lunga e sofferta storia di secoli di lotte e di rivoluzione, di conquiste, di rovesci e di resistenza. Questo popolo è il vero ispiratore dell'opzione solidale e patriottica di don Luiz Cappio, come di molti e molti altri. Questo è il popolo del futuro. È questo l'ambito di riferimento"!

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