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CONTRORDINE FRATELLI: TUTTI VERSO L'ALTARE. SI RIAPRE IL DIBATTITO SULLA RIFORMA LITURGICA

Tratto da: Adista Notizie n° 33 del 06/05/2006

33358. ROMA-ADISTA. "Contribuire a sdoganare un certo pensiero": così Salvatore Vitiello, docente all'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Torino, definisce l'obiettivo dell'incontro svoltosi lo scorso 27 aprile all'"Augustinianum" di Roma. L'occasione era la presentazione del volume "Rivolti al signore" del giovane teologo di origine tedesca Uwe Michael Lang, ricercatore alla London University. Il libro, uscito in inglese nel 2003 e ora tradotto in italiano dall'editore Cantagalli, rilancia il dibattito sull'orientamento del sacerdote durante la celebrazione eucaristica. Naturalmente a dare un certo peso a questa ipotesi di revisione in senso pre-conciliare è la firma dell'allora cardinale Joseph Ratzinger in calce alla prefazione del libro di Lang. Scrive Ratzinger con riferimento alle novità liturgiche introdotte dal Concilio: "Non vi è nulla nel testo conciliare sull'orientamento dell'altare verso il popolo; quel punto è stato sollevato solo nelle istruzioni post-conciliari". Razinger cita poi un serie di teoligi – Josef Andreas Jungmann, Louis Bouyer e Klaus Gamber - che hanno contestato l'assunto secondo cui, con la vecchia formula, il sacerdote celebrasse di spalle ai fedeli: in realtà egli si voltava nella stessa direzione dei fedeli, "verso il Signore". Nonostante l'autorevolezza di chi ha formulato queste obiezioni, aggiunge Ratzinger, in passato "era troppo forte la tendenza a sottolineare il fattore comunitario della celebrazione liturgica". "In tempi più recenti l'atmosfera si è rilassata ed è stato possibile riprendere le domande che si erano posti Jungmann, Bouyer e Gamber senza essere immediatamente tacciati di sentimenti anticonciliari".

Alla presentazione del libro ha partecipato anche mons. Albert Malcom Ranjith Patabendige Don, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. Secondo il mosignore il libro "è un lavoro bellissimo che sarà certamente un contributo per la riforma liturgica del domani". "È infatti necessario superare le etichette ‘pre' e ‘post' conciliare con cui spesso si definiscono le posizioni" in campo, per tener ferma "l'oggettività" come unico metro di giudizio. "La liturgia non è ciò che l'uomo determina ma ciò che il Signore vuole far fiorire in lui". Purtroppo tante volte "le innovazioni fanno venir meno il senso del sacro e del mistico. In qualche Paese la situazione sta diventando drammatica". E dunque doveroso per la Chiesa "insistere sulla dimensione mistica della celebrazione della vita", contrastando quelle formule che esprimono "la voglia di protagonismo propria di una cultura contemporanea che divinizza l'uomo". (emilio carnevali)

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