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CATTOLICI E COSTITUZIONE. ARTICOLO DI CAMPANINI SU "AGGIORNAMENTI SOCIALI"

Tratto da: Adista Notizie n° 37 del 20/05/2006

33379. MILANO-ADISTA. "Il ruolo dei cattolici nella vita pubblica italiana a partire dalla caduta del fascismo sembrò un'apparizione improvvisa". "In realtà questa apparentemente improvvisa emergenza del cattolicesimo italiano – e specificamente del cattolicesimo democratico, quale fu quello che svolse un ruolo di primo piano nella lotta al fascismo, nella Resistenza, nell'elaborazione della Costituzione, nella ricostruzione – aveva solide basi e veniva da lontano". Questo il punto di partenza dell'analisi svolta da Giorgio Campanini in un articolo apparso sull'ultimo numero della rivista "Aggiornamenti sociali" ed intitolato "Dal codice di Camaldoli alla Costituzione. I cattolici e la rinascita della democrazia". L'"eredità spirituale del popolarismo", la "relativa libertà di movimento" concessa dal regime "all'Azione cattolica e alla sua azione formativa", "l'influenza della pubblicistica di lingua francese e tedesca" (in particolare opere come l'Umanesimo integrale di Maritain), l'"azione educativa svolta da personalità ecclesiastiche di primo piano, da don Primo Mazzolari a padre Giulio Bevilacqua", gettarono le basi, secondo Campanini, per l'"apertura di una nuova fase della storia del Movimento cattolico in Italia". Una fase in cui i cattolici furono chiamati ad "assumersi le più alte responsabilità in campo politico", e lo fecero portando con sé il valore e la ricchezza di una cultura lentamente sedimentata durante la "grande vigilia". In questo senso, il contributo della cultura cattolica ben evidente nella Costituzione approvata nel 1947 rappresenta il punto di approdo di un percorso che si snoda per tappe successive. Una di queste, di fondamentale importanza, è appunto il "Codice di Camaldoli", elaborato tra il 1943 e il 1945 da alcune fra le maggiori personalità del cattolicesimo italiano (da Giuseppe Capogrossi a Giorgio La Pira, da Ezio Vanoni a Paolo Emilio Taviani). Nel Codice sono contenute molte delle intuizioni che confluiranno nella Costituzione italiana quale specifico portato della cultura cattolica, come ad esempio "l'affermazione della eminente dignità della ‘persona' e del suo primato rispetto allo Stato (con il netto rifiuto, dunque, di ogni visione totalitaria della politica". È dunque a partire dalla consapevolezza di queste ‘radici cristiane' contenute nello ‘spirito' e nella storia della Costituzione tuttora in vigore che i cattolici sono chiamati a rilanciare una "nuova capacità progettuale" nel dibattito in corso sulla riforma proposta col prossimo referendum. Il timore espresso da Campanini è che le modifiche introdotte nella Parte II "finiscano per svuotare di significato le enunciazioni, per così dire dottrinali, della Parte I. Non si può, ad esempio, enunciare il principio dell'uguaglianza dei cittadini sul piano nazionale e poi accantonarlo di fatto consentendo alla legislazione regionale di lasciare in ombra fondamentali diritti, fino a dar luogo per questa via alla formazione di gruppi di cittadini di prima e di seconda categoria; né si può affermare il principio della sovranità popolare annullandolo di fatto a seguito di una sorta di potere assoluto del Primo Ministro". Ecco perché, afferma Campanini, "non è fuori luogo auspicare che da qualificate componenti della cattolicità italiana, e senza coinvolgere direttamente l'episcopato, possano venire importanti e autorevoli prese di posizione anche sul tema della riforma costituzionale". Costituisce infatti una "grande illusione" ritenere che "la comunità dei credenti possa essere una ‘costellazione' di felici oasi di libertà in una società dominata da ristrette oligarchie, prigioniera degli idoli del mercato, irretita grazie all'uso manipolatorio della comunicazione di massa". (emilio carnevali)

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