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CON I NOSTRI POPOLI, UNA VERA COMUNITÀ DI NAZIONI PER "VIVERE BENE".

Tratto da: Adista Documenti n° 76 del 28/10/2006

Fratelli presidenti e popoli del Sudamerica,

nel dicembre del 2004, a Cuzco, i presidenti del Sudamerica hanno assunto l'impegno di "sviluppare uno spazio sudamericano integrato nella sfera politica, sociale, economica, ambientale e infrastrutturale" e hanno affermato che "l'inte-grazione sudamericana è e deve essere un'integrazione dei popoli". Nella Dichiarazione di Ayacucho hanno sottolineato che i principi di libertà, uguaglianza, solidarietà, giustizia sociale, tolleranza, rispetto dell'ambiente sono i pilastri fondamentali perché questa Comunità raggiunga uno sviluppo sostenibile economico e sociale "che tenga conto delle urgenti necessità dei più poveri, così come delle speciali rivendicazioni delle economie piccole e vulnerabili dell'America del Sud".

Nel settembre del 2005, durante la prima riunione dei capi di Stato della Comunità Sudamericana di Nazioni (Csn) svoltasi in Brasile, è stata approvata un'Agenda Prioritaria che include, tra l'altro, i temi del dialogo politico, delle asimmetrie, dell'integrazione energetica, dell'ambiente, dei meccanismi finanziari, della convergenza economico-commerciale e della promozione della giustizia sociale.

A dicembre di questo stesso anno, in una Riunione straordinaria realizzata a Montevideo, si è costituita una Commissione strategica con il compito di elaborare "proposte destinate a promuovere il processo di integrazione sudamericano, in tutti i suoi aspetti (politico, economico, commerciale, sociale, culturale, dell'energia e dell'infrastruttura)".

Ora al II Vertice dei capi di Stato dobbiamo approfondire questo processo di integrazione dall'alto e dal basso. Con i nostri popoli, con i nostri movimenti sociali, con i nostri imprenditori, ministri, tecnici e rappresentanti. Per questo, insieme al vertice dei presidenti in programma a dicembre in Bolivia, stiamo promuovendo anche un vertice sociale per costruire una vera integrazione con la partecipazione dei nostri popoli. Vittime per anni delle politiche del cosiddetto "sviluppo", oggi i nostri popoli devono essere i protagonisti della ricerca di soluzioni ai gravi problemi di salute, educazione, occupazione, distribuzione diseguale delle risorse, discriminazione, migrazione, esercizio della democrazia, difesa dell'ambiente e rispetto della diversità culturale.

Sono convinto che nel nostro prossimo vertice in Bolivia occorrerà passare dalle dichiarazioni ai fatti. Credo che dobbiamo avanzare verso un trattato che faccia della Csn un vero blocco sudamericano a livello politico, economico, sociale e culturale. Sono sicuro che i nostri popoli sono più vicini che le nostre diplomazie. Credo, con tutto il rispetto, che noi presidenti dobbiamo dare una scossa alle nostre cancellerie perché rompano la routine e affrontino questa grande sfida.

Sono cosciente del fatto che le nazioni in Sudamerica abbiano processi e ritmi diversi. Per questo propongo un processo di integrazione a velocità diverse. Propongo di tracciare una road map ambiziosa ma flessibile. Che permetta a tutti di offrire un contributo, consentendo ad ogni Paese di assumere gli impegni che ciascuno può assumere e permettendo a quanti desiderano accelerare il passo di farlo in direzione della costituzione di un vero blocco politico, economico, sociale e culturale. Così si sono sviluppati altri processi di integrazione nel mondo e il cammino più adeguato è avanzare nell'ado-zione di strumenti sopranazionali rispettando i tempi e la sovranità di ogni Paese.

La nostra integrazione è e deve essere un'integrazione dei e per i poveri. Il commercio, l'integrazione energetica, l'infra-struttura e i finanziamenti devono essere funzionali alla soluzione dei più grandi problemi della povertà e della distruzione della natura nella nostra regione. Non possiamo ridurre la Csn a un'associazione finalizzata a progettare autopiste o a concedere crediti che finiscono per favorire essenzialmente i settori vincolati al mercato mondiale. La nostra meta deve essere quella di forgiare una vera integrazione per "vivere bene". Diciamo "vivere bene", perché non aspiriamo a vivere meglio degli altri. Noi non crediamo alla linea del progresso e dello sviluppo illimitati a scapito dell'altro e della natura. Dobbiamo essere complementari e non in competizione. Dobbiamo condividere e non approfittarci del vicino. "Vivere bene" è pensare non solo in termini di reddito pro capite ma di identità culturale, di comunità, di armonia tra di noi e con la nostra madre terra. Per avanzare su questa strada propongo:

A livello sociale e culturale

1) Liberiamo il Sudamerica dall'analfabetismo, la denutrizione, la malaria e altri flagelli propri della povertà estrema. Stabiliamo mete chiare e meccanismi di accompagnamento, appoggio e realizzazione di tali obiettivi che sono la base minima per cominciare a costruire un'integrazione al servizio dell'essere umano.

2) Costruiamo un sistema pubblico e sociale sudamericano per garantire l'accesso di tutta la popolazione ai servizi di educazione, salute e acqua potabile. Unendo le nostre risorse, capacità ed esperienze avremo migliori condizioni per garantire questi diritti umani fondamentali.

3) Più occupazione in Sudamerica e meno migrazione. La cosa più preziosa che abbiamo è la nostra gente e la stiamo perdendo per la mancanza di posti di lavoro nei nostri Paesi. La flessibilità del lavoro e la riduzione dello Stato non hanno creato più occupazione come pure era stato promesso da vent'anni. I nostri governi devono intervenire in maniera coordinata con politiche pubbliche per generare posti di lavoro sostenibili e produttivi.

4) Meccanismi per contrastare la disuguaglianza e l'ingiustizia sociale. Rispettando la sovranità di tutti i Paesi, dobbiamo impegnarci ad adottare misure e progetti che riducano la breccia tra ricchi e poveri. La ricchezza deve essere distribuita in maniera più equa nella regione. Per questo dobbiamo applicare diversi meccanismi di tipo fiscale e ridistribuivo.

5) Lotta continentale contro la corruzione e le mafie. Uno dei più grandi mali che affliggono le nostre società è la corruzione e la presenza di mafie che minano lo Stato e distruggono il tessuto sociale delle nostre comunità. Creiamo un meccanismo di trasparenza a livello sudamericano e una Commissione di lotta contro la corruzione e l'impunità che, senza colpire la sovranità giurisdizionale delle nazioni, accompagni i casi gravi di corruzione e di arricchimento illecito.

6) Coordinamento sudamericano con partecipazione sociale per sconfiggere il narcotraffico. Sviluppiamo un sistema sudamericano con la partecipazione dei nostri Stati e delle nostre società civili per sostenerci mutuamente e cacciare il narcotraffico dalla regione. L'unico modo di vincere questo cancro è con la partecipazione dei nostri popoli e con l'adozione di misure trasparenti e coordinate tra i nostri Paesi. Questo sistema deve certificare l'avanzata della nostra lotta contro il narcotraffico superando gli esami e le "raccomandazioni" di quanti hanno fallito finora nella lotta contro le droghe.

7) Difesa e promozione della diversità culturale. La più grande ricchezza dell'umanità è la sua diversità culturale. Uniformare e mercificare a fini di lucro o di dominio è un attentato contro l'umanità. A livello di educazione, comunicazione, amministrazione della giustizia, esercizio della democrazia, ordinamento territoriale e gestione delle risorse naturali dobbiamo preservare e promuovere la diversità culturale dei nostri popoli indigeni, meticci e di tutte le popolazioni emigrate nel nostro Continente. Allo stesso modo dobbiamo rispettare e promuovere la diversità economica che comprende forme di proprietà privata, pubblica e sociale-collettiva.

8) Depenalizzazione della foglia di coca e sua industrializzazione in Sudamerica. Come la lotta all'alcolismo non ci può portare a penalizzare l'orzo, e la lotta contro gli stupefacenti non deve condurci a distruggere la foresta in cerca di piante psicotrope, dobbiamo porre termine alla lotta alla foglia di coca che è una componente essenziale della cultura dei popoli indigeni andini e promuoverne l'industrializzazione a fini benefici.

9) Procediamo verso una cittadinanza sudamericana. Acceleriamo le misure che facilitano la migrazione tra i nostri Paesi, garantendo il pieno rispetto dei diritti umani e del lavoro e affrontando i trafficanti di ogni genere, fino ad ottenere la creazione di una cittadinanza sudamericana.

A livello economico

10) Complementarità, e non concorrenza sleale, tra le nostre economie. Anziché seguire il cammino delle privatizzazioni, dobbiamo aiutarci a sviluppare e potenziare le nostre imprese statali. Insieme possiamo creare una linea aerea statale sudamericana, un servizio pubblico di telecomunicazioni, una rete statale di elettricità, un'industria di farmaci generici, un complesso minerario-metallurgico, in sintesi un apparato produttivo capace di soddisfare le necessità fondamentali della nostra popolazione e rafforzare la nostra posizione nell'economia mondiale.

11) Commercio giusto al servizio dei popoli del Sudamerica. All'interno della Csn deve prevalere il commercio giusto a beneficio di tutti i settori e in particolare delle piccole imprese, delle comunità, degli artigiani, delle organizzazioni economiche contadine e delle associazioni di produttori. Dobbiamo procedere verso una convergenza tra la Can (Comunità andina di Nazioni, ndt) e il Mercosur sulla base di nuovi principi di solidarietà e complementarità che superino i precetti del liberismo commerciale che hanno beneficiato fondamentalmente le transnazionali e alcuni settori esportatori.

12) Misure effettive per superare le asimmetrie tra Paesi. In Sudamerica troviamo ad un estremo Paesi con un Pil per abitante da 4mila a 7mila dollari l'anno e all'altro estremo Paesi che raggiungono appena i mille dollari per abitante. Per affrontare questo grave problema dobbiamo compiere effettivamente tutte le disposizioni già approvate dalla Can e dal Mercosur a favore dei Paesi con un minore tasso di sviluppo e assumere un nuovo insieme di misure che promuova processi di industrializzazione in questi Paesi, incentivi le esportazioni con valore aggiunto e migliori i termini di scambio e i prezzi a favore delle economie più piccole.

13) Una Banca del Sud per il cambiamento. Se nella Csn creassimo una Banca di Sviluppo sulla base del 10% delle riserve internazionali dei Paesi del Sudamerica, partiremmo da un fondo di 16 miliardi di dollari che ci permetterebbe effettivamente di promuovere processi di sviluppo produttivo e di integrazione secondo criteri di recupero finanziario e con un contenuto sociale. La Banca del Sud potrebbe venir rafforzata da un meccanismo di garanzia basato sul valore attualizzato delle materie prime di cui i nostri Paesi dispongono.

14) Un fondo di compensazione per il debito sociale e le asimmetrie. Dobbiamo assumere meccanismi innovatori di finanziamento come la creazione di imposte sui viaggi aerei, sul tabacco, sul commercio di armi, sulle transazioni finanziarie delle grandi transnazionali che operano in Sudamerica per creare un fondo di compensazione che ci permetta di risolvere i gravi problemi della regione.

15) Integrazione territoriale a vantaggio dei nostri popoli e non solo delle esportazioni. Dobbiamo sviluppare l'infrastruttura relativa ai trasporti, non solo e non tanto per esportare di più nel mondo, ma soprattutto per permettere la comunicazione tra i popoli del Sudamerica, rispettando l'ambiente e riducendo le asimmetrie. In questo quadro occorre rivedere l'Iniziativa di integrazione dell'infrastruttura regionale sudamericana (Iirsa).

16) Integrazione energetica tra consumatori e produttori della regione. Diamo vita ad una Commissione energetica del Sudamerica per: garantire il rifornimento di ogni Paese privilegiando il consumo delle risorse esistenti nella regione; assicurare lo sviluppo delle infrastrutture necessarie per far giungere a tutto il Sudamerica le risorse energetiche dei Paesi produttori; definire prezzi giusti che combinino i parametri dei prezzi internazionali con criteri solidali; porre fine alla dipendenza dalle transnazionali; rafforzare l'integrazione e la complementarità tra le nostre imprese statali di gas e idrocarburi.

A livello ambientale

17) Politiche pubbliche con partecipazione sociale per la difesa dell'ambiente. Siamo una delle regioni più privilegiate del mondo per ambiente, acqua e biodiversità. Questo ci obbliga ad un'estrema responsabilità nei riguardi di queste risorse naturali che non possono essere trattate come una merce tra tante, dimenticando che da esse dipendono la vita e l'esistenza stessa del pianeta. Siamo obbligati a concepire una gestione alternativa e sostenibile delle risorse naturali, recuperando le pratiche di convivenza armoniosa con la natura dei nostri popoli indigeni e garantendo la partecipazione delle comunità.

18) Consiglio sudamericano dell'Ambiente per elaborare norme rigide e imporre sanzioni alle grandi imprese che non rispettano tali regole. Gli interessi politici, locali e congiunturali non possono essere anteposti al rispetto per la natura: per questo propongo la creazione di un'istanza sopranazionale in grado di dettare e far rispettare la normativa ambientale.

19) Convenzione Sudamericana per il diritto e l'accesso di tutti gli esseri viventi all'acqua. Come regione che dispone del 27% del-l'acqua dolce nel mondo dobbiamo approvare una Convenzione Sudamericana dell'Acqua che garantisca l'accesso di ogni essere vivente a questa risorsa vitale. Dobbiamo preservare l'acqua dai processi di privatizzazione e dalla logica mercantile imposti dagli accordi commerciali. Sono convinto che questo trattato sudamericano sull'Acqua sarà un passo decisivo verso una Convenzione Mondiale dell'Acqua.

20) Protezione della nostra biodiversità. Non possiamo permettere che vengano brevettati animali, piante e materia viva. Nella Csn dobbiamo applicare un sistema di protezione che da un lato eviti la pirateria ai danni della nostra biodiversità e dall'altro garantisca il controllo dei nostri Paesi su queste risorse genetiche e sulle conoscenze collettive tradizionali.

A livello politico istituzionale

21) Rendiamo più vere le nostre democrazie con una maggiore partecipazione sociale. Solo una maggiore apertura, trasparenza e partecipazione dei nostri popoli al processo decisionale può garantire che la nostra Csn avanzi per la buona strada.

22) Rafforziamo la nostra sovranità e la nostra voce comune. La Csn può essere un grande strumento per difendere a affermare la nostra sovranità in un mondo globalizzato e unipolare. Isolatamente, alcuni Paesi possono essere più facilmente esposti a pressioni e condizionamenti esterni. Insieme abbiamo più possibilità di sviluppare le nostre opzioni in diversi scenari internazionali.

23) Una Commissione di Convergenza Permanente per elaborare il trattato della Csn e garantire l'implementazione degli accordi. Necessitiamo di istituzioni agili, trasparenti, non burocratiche, partecipative e attente alle asimmetrie esistenti. Per procedere concretamente, dobbiamo creare una Commissione di Convergenza Permanente composta da rappresentanti dei 12 Paesi che, prima del III Vertice dei capi di Stato, elabori il progetto di trattato della Csn tenendo conto delle particolarità e dei ritmi delle diverse nazioni. Allo stesso modo, questa Commissione dovrebbe coordinare e lavorare congiuntamente alla Can, al Mercosur e alle diverse iniziative subregionali per evitare di duplicare gli sforzi e garantire l'applicazione degli impegni assunti.

Sperando che questa lettera favorisca la riflessione e la costruzione di proposte per un efficace e positivo II Vertice dei capi di Stato della Csn, vi saluto ribadendo il mio invito all'incontro dell'8 e 9 dicembre a Cochabamba, in Bolivia.

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