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ED ORA ASCOLTO RECIPROCO SUI NODI IRRISOLTI DELLA TESTIMONIANZA

Tratto da: Adista Documenti n° 78 del 04/11/2006

Che sarà dopo Verona? Tra poco la domanda inizierà a risuonare come un ritornello, legittima ed equivoca. Ho partecipato a tutte e cinque le giornate di lavoro presso la Fiera, e torno a Roma ricca di consapevolezze inaspettate ma anche con molti punti interrogativi. Considero però il mio personale bilancio abbastanza "in attivo", tenendo conto delle prime aspettative da me nutrite sull'efficacia del Convegno alla luce dello scarso dibattito nelle Diocesi, nonché dello stato di quasi rassegnazione dominante in gran parte del mondo cattolico. Mi sono ricreduta, invece: nonostante molte impressioni non pienamente positive, come ad esempio l'evidente distanza di alcuni dei discorsi ufficiali rispetto al sentire comune della Chiesa a livello di base, penso che questo Convegno abbia espresso moltissime potenzialità, soprattutto se si considerano i dibattiti interni ai gruppi, anche alla luce delle ottime sintesi finali per ambito, le quali hanno riportato realisticamente, seppur in uno spazio limitato, il dinamismo silenzioso ma vigoroso presente nel mondo ecclesiale. Per quanto, a colpo d'occhio, mi sembra ci sia stata una sproporzione tra ordinati e non (a favore dei primi), i lavori di gruppo, epicentro a mio parere di ciò che sarà dopo Verona, hanno assicurato e in un certo senso costretto tutti a lavorare "alla pari", cosa che spesso nei consigli pastorali parrocchiali e diocesani, nonché nelle associazioni, si è disabituati a fare.

È la vivacità, l'intelligenza, la passione, la fede degli interventi e degli intervenuti che mi porto da Verona: gli accesi dibattiti di quelle aule mi hanno convinto sulle potenzialità sovente inespresse che questa Chiesa può dimostrare sia fuori che dentro di sé. Magari imparando ad "ascoltarsi" sempre meglio. Ma intanto registriamo questo aspetto estremamente positivo.

Nodi irrisolti, come per ogni storia incompiuta, ve ne sono, anche evidenti: che stile e quale idea di testimonianza abbiamo in mente per i cattolici nell'attuale società italiana? Questo "come" non è stato chiarito. Certo, lo si potrebbe lasciare alla creatività dei laici, ma non penso si vada per adesso in questa direzione. Invece ho notato nella platea veronese due anime contrastanti, forse naturale evoluzione storica dell'alternativa tra "presenza" e "mediazione": l'una più arroccata sulla difesa dell'identità in senso statico, rivolta a riprendere vigore nel dibattito culturale e civile a partire dalla strenua difesa dei valori cattolici, considerando l'attualità come momento di grande crisi e destabilizzazione sociale; l'altra più mite e serena nei confronti del postmoderno, pronta a testimoniare la propria fede dall'interno degli ambienti di vita (compreso quello culturale) secondo l'immagine biblica del "lievito", senza bisogno di distinguersi e contrapporsi ai non credenti, ma, anzi, cercando con rinnovata passione ed entusiasmo nuove strade di concreta Speranza a partire da una lucida e realistica, ma non pessimistica, analisi dei nostri tempi.

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