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QUANDO IL PRESIDENTE DELLA FUCI RENDEVA OMAGGIO AL "CHE"

Tratto da: Adista Documenti n° 2 del 06/01/2007

27) ROMA - (Adista) Giovanni Benzoni, presidente della FUCI, (...) espone sull'ultimo numero di "Ricerca", il quindicinale organo della FUCI, alcune considerazioni su Che Guevara in un articolo intitolato: "Che Guevara: leggenda o realtà"? (...). Criticando due scritti apparsi sul Corriere della Sera e su La domenica del Corriere, Benzoni osserva: In questi due passi si può facilmente osservare come con Guevara si tenti di cancellare frettolosamente ogni movimento sociale o politico che esprime nell'America Latina inquietudine, insofferenza, lotta verso ‘l'ordine voluto dal mondo occidentale". (...) "Lo sforzo di elaborazione di teorico e di rivoluzionario combattente compiuto da Guevara, ha una sua profonda coerenza...". "Ritengo fuori dubbio il fascino della semplicità e coerenza di tale dottrina...; e ancor più avvincente è la testimonianza del 'Che' Guevara. Per noi cristiani, che vorremmo essere fedeli testimoni di un messaggio salvifico e che cerchiamo di essere costruttori di pace, ciò che Guevara ha espresso non può lasciarci indifferenti".(...)

Il presidente della FUCI (...) continua il suo articolo accettando e riconoscendo "una dinamica del progresso che sia originata dalla rivoluzione". I movimenti non-violenti hanno un'alta tensione morale, ma "resta l'angoscioso interrogativo se le esperienze della non-violenza... hanno saputo e soprattutto possono tuttora dimostrare la loro efficacia rivoluzionaria. La Populorum progressio approva la rivoluzione armata quando è ribellione ad una tirannia evidente e prolungata. Bisogna ora valutare se il regime che si ha di fronte è una tirannia evidente e prolungata. Sta alla coscienza morale, alla sensibilità morale, del singolo compiere la valutazione; avvertire; talvolta, quando i più non avvertono e, di consequenza, fare emergere nella storia i valori considerati. Per questo resta valido l'insegnamento di 'Che' Guevara come indice di una scelta, in nome di un ideale, sia pure l'uomo nuovo del socialismo... a mio avviso ha validità per noi cristiani la lotta partigiana quando è risposta di volontà di pace ad uno stato di disperazione. È una necessaria violenza che ha ben presenti i valori morali che non possono essere trascurati, che anzi debbono essere sempre più promossi. In questi termini si colloca l'appello di Padre Camillo Torres quando afferma: 'Colombiani, per parecchi anni i poveri della patria hanno atteso il segnale di combattimento per lanciarsi nella lotta finale che distruggerà le oligarchie... il popolo sa che le vie legali sono esaurite. Il popolo sa che non rimane altro se non la via delle armi Il popolo è disperato ed è disposto a giocare la propria vita perché la generazione futura non conosca la schiavitù'.

Il presidente della FUCI conclude: "Al cristiano comunque spetta il compito di fare la rivoluzione; nell'ampiezza di quella radicale rivoluzione di cui ci parla la Chiesa. La Chiesa sa che il Vangelo esige la prima e radicale rivoluzione che è la conversione, rivolgimento totale dal peccato alla grazia... E questa conversione non è solo interiore e spirituale, ma riguarda tutto l'uomo, dal punto di vista fisico e sociale come anche spirituale e personale. E che perciò il confine non passa più tra coloro che dicono di simpatizzare per la rivoluzione e quelli che si dicono contrari: ma tra coloro che stanno a vedere e coloro che per l'uomo sono decisi a farla". (Adista del 30 novembre 1967)

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