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FRATI CHE VIVONO CON I LAVORATORI: PER L'ORDINE DEI FRATI MINORI NON SI PUÒ

Tratto da: Adista Notizie n° 7 del 27/01/2007

1234) MILANO (Adista) - La Curia provinciale di Milano di S. Carlo Borromeo dei Frati Minori, in data 7 febbraio 1970, ha emesso sentenza d'espulsione dall'Ordine per sei frati: Fabio Tognoni, Giulio Sofia, Sergio Torri, Sebastiano Chiari, Tullio Loré, Orazio Giancristoforo, motivando l'atto con la non coincidenza del loro comportamento con le linee fondamentali dell'Ordine. Questo nuovo provvedimento non ci ha trovati impreparati, in quanto molto chiara si è delineata la condotta post-conciliare del Vaticano, preso ossessivamente a tamponare le falle che in maniera sistematica si vanno scoprendo nel mondo cattolico. Da pochi giorni è scoppiato il "caso Baldassarri", ora ci troviamo di fronte a sei frati che con alcuni loro confratelli e con dei laici, hanno avuto "l'insana" idea di realizzare un nuovo stile di vita, riuniti in una piccola fraternità, a Quarto Oggiaro nel milanese. Sono giovani che svolgevano i loro studi alla Cattolica di Milano, di Roma; alla facoltà di Sociologia di Trento. Giovani che in una lettera datata 27/3/'68, rivolta al loro padre provinciale di Milano, frate Giuseppe Benedetto Marengoni, scrivevano: "Abbiamo trovato che esiste un'altra realtà che ci circonda, l'abbiamo osservata con più obbiettività, abbiamo scoperto di essere chiamati alla fede assumendoci la responsabilità della non fede. La ‘crisi' che ci addossate, rappresenta l'emergere alla coscienza di quelle dimensioni umane che sono state per troppo tempo ignorate e affrontate con mezze misure... Il primo servizio alla Chiesa è donarle uomini liberi, anche a costo di accettare il rischio di vedersi diminuire: uomini che non vivono una certa vita perché sono in un Ordine ma perché giorno per giorno accettano o trovano motivi per viverla... Parlare del ‘mysterium paupertatis' oggi è una bestemmia. Per noi esser poveri è un lusso spirituale... Assumiamoci le responsabilità di essere ricchi (come siamo) o il rischio di essere poveri. Dopo un secolo di discorso marxista, di lavoro, di sindacati, pretendere di parlare di povertà senza esser mai stati disoccupati, dopo aver costruito grandi case, mentre altri costruivano baracche per viverci, è un'offesa fatta ai veri poveri. Tutto questo per l'autorità dell'Ordine era ‘un rischio di veder bloccato ogni possibilità d'azione rinnovatrice o di veder aperta la via ad ogni iniziativa sovvertitrice oltreché arbitraria'. (...) Le ‘crisi religiose', il ricatto, la diffusione di notizie false, in questo caso, ‘l'arteriosclerosi' per Lercaro, il ‘diabete' per Baldassarri, strane coincidenze... La Chiesa percorre la sua strada, e non sarà certo la contraddittoria politica del Vaticano a fermare questo cammino".

(Adista n. 17 del 10 marzo 1970)

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