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COSÌ VICINI COSÌ LONTANI: UN DOCUMENTO ANGLICANO-CATTOLICO ACCENDE FALSE SPERANZE DI RIUNIFICAZIONE

Tratto da: Adista Notizie n° 17 del 03/03/2007

33778. DAR ES SALAAM-ADISTA. Tutta colpa di una giornalista, colpevole di aver "travisato le intenzioni" e "sensazionalizzato le conclusioni" di un documento preparato da una commissione ufficiale mista di cattolici e anglicani: "proposte radicali", aveva scritto il Times di Londra, "per riunificare anglicani e cattolici sotto la guida del papa".

Niente di tutto questo, in realtà, anche se il documento è una sintesi "molto onesta" di quello che anglicani e cattolici possono – e non possono – fare assieme oggi come oggi. "Crescere insieme nell'unità e nella missione", questo il titolo del documento, è il primo risultato dei lavori della Commissione internazionale anglicano-cattolico per l'unità e la missione (International Anglican - Roman Catholic Comission for Unity and Mission, Iarccum), un organismo fondato nel 2000 con il compito di trovare modalità concrete di esprimere i frutti del dialogo teologico in corso da 40 anni tra Roma e Canterbury.

Non si tratta – come hanno subito precisato i due co-presidenti dello Iarccum, mons. John Bathersby per la parte cattolica e mons. David Beetge per quella anglicana, dopo l'articolo del Times – di un "documento ufficiale" delle due Chiese ma di una proposta "per suscitare la discussione e la riflessione", il cui testo non è ancora stato diffuso ufficialmente (sebbene circoli largamente) perché non sono ancora arrivate le osservazioni da parte cattolica. Ad ogni modo, spiegano i due vescovi, "anche se è incoraggiante che un documento di questo genere possa essere scritto e che la cooperazione pratica quotidiana tra cattolici ed anglicani possa essere rafforzata, le voci di un piano per riunificare le due comunioni sono, sfortunatamente, molto esagerate".

I passi che avevano maggiormente suscitato l'interesse della stampa sono quelli della seconda parte del documento, in cui si propongono all'attenzione dei vescovi "iniziative concrete, che identificano gli aspetti di missione comune, studio comune e preghiera comune" tra cattolici ed anglicani.

Ad esempio, sul ministero petrino, il rapporto spiega come gli anglicani, "dopo aver rifiutato la giurisdizione del vescovo di Roma come primate universale nel XVI secolo", comincino ora "a riconoscere il valore potenziale di un ministero di primazia universale, esercitato dal vescovo di Rome come segno e focus di unità all'interno di una Chiesa riunificata". Il documento incoraggia la partecipazione reciproca alla messa (senza, naturalmente, la condivisione dell'eucaristia), corsi pre-matrimoniali comuni e l'uso degli stessi testi per il catechismo, pellegrinaggi condivisi per le comunità cattoliche ed anglicane. Si raccomanda anche ai cattolici di pregare per il locale vescovo anglicano e per l'arcivescovo di Canterbury e, viceversa, agli anglicani di farlo per il vescovo cattolico e per il papa; infine, si propone di stilare un protocollo condiviso per il passaggio del clero da una Chiesa all'altra.

Proposte avanzate ma, chiariscono i due vescovi, non "rivoluzionarie": "La maggior parte di esse non sono nuove e alcune sono messe in pratica da decenni in certe zone". I problemi, nel dialogo anglicano-cattolico, non sono oggi al livello dell'integrazione tra le comunità – molto avanzata in molte aree dove le due Chiese convivono fianco a fianco – ma su quei temi teologici ed ecclesiologici, come l'ordinazione femminile e il ruolo degli omosessuali della Chiesa, già evidenziati in occasione della visita dell'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams a Benedetto XVI lo scorso novembre (v. Adista n. 85/06).

I due vescovi, nella loro nota, negano anche che il documento possa essere una traccia per un riavvicinamento con i cattolici in seguito ad un potenziale scisma tra gli anglicani sull'omosessualità (v. articolo precedente). Roma, scrivono, ha sempre difeso il valore dell'unità della Comunione anglicana. Ma non va dimenticato che, ai tempi dell'elezione a vescovo del gay dichiarato – e convivente – Gene Robinson (v. Adista n. 61/03), Giovanni Paolo II aveva mandato, per il tramite del card. Ratzinger, un messaggio di solidarietà ai settori conservatori della Chiesa episcopale statunitense. (a. s.)

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