Nessun articolo nel carrello

TORNA A PARLARE MONS. WIELGUS: "HANNO FALSIFICATO LA MIA CONFESSIONE"

Tratto da: Adista Notizie n° 17 del 03/03/2007

33779. VARSAVIA-ADISTA. Mons. Stanislaw Wielgus, l'arcivescovo di Varsavia costretto a rinunciare all'incarico nemmeno 36 ore dopo aver preso possesso della stessa diocesi perché accusato di aver collaborato con i servizi segreti durante il periodo sovietico, ha ritrattato la sua confessione e chiesto a un tribunale speciale di riabilitare il suo buon nome (v. Adista nn. 5 e 7/07).

Il prelato polacco, scomparso dalla scena dopo il drammatico annuncio delle sue dimissioni nella cattedrale di Varsavia il 7/1, ha annunciato tramite i suoi avvocati, Marek Malecki e Waldemar Gontarski, di essere convinto che buona parte del dossier della polizia segreta polacca a suo nome sia un "falso". "Non solo la sua firma", ha detto Gontarski, "ma tutto il dossier che riguarda la sua presunta collaborazione è stato falsificato". Wielgus si è rivolto alla Corte di verifica di Varsavia, un tribunale speciale istituito per valutare i casi delle accuse di collaborazione rivolte contro personalità pubbliche, che ha accettato di ascoltare il suo ricorso. Egli intende provare che non c'è stata alcuna collaborazione, "né segreta né consapevole".

Non solo Wielgus respinge in toto le accuse di collaborazionismo: anche la lettera in cui confessava le sue colpe e chiedeva perdono ai fedeli, alla Chiesa e al papa, fatta leggere in tutte le chiese polacche il 5/1, sarebbe stata manipolata. Una mano ignota, secondo l'avvocato Malecki, avrebbe aggiunto interi passaggi, come quello in cui l'arcivescovo ammetteva: "Ho arrecato danno allora alla Chiesa, e le ho arrecato danni giorni fa, quando mi sono sforzato di smentire le accuse". Quasi un complotto, tra le stanze della Curia di Varsavia e quelle di Roma, nelle ore convulse che hanno preceduto le dimissioni, subite ed evidentemente mai accettate da Wielgus.

"Si tratta di un caso senza precedenti: un membro della Chiesa che ha scelto di sottoporsi ad una verifica per ottenere un proscioglimento morale", ha detto ancora il suo avvocato: "Posso assicurare che l'arcivescovo è determinato a difendere i suoi diritti ed a presentare la verità sulle sue attività in quel periodo alla pubblica opinione".

Le accuse di collaborazionismo, intanto, continuano a colpire la Chiesa polacca: tra i nomi c'è anche mons. Jozef Michalik, arcivescovo di Przemysl e presidente della Conferenza episcopale polacca. Michalik (indicato dal quotidiano Gazeta Wyborcza come uno dei tre candidati alla successione di Wielgus presentati al papa dal nunzio apostolico in Polonia, mons. Jozef Kowalczyk; gli altri due sarebbero mons. Kazimierz Nycz, vescovo di Kolobrzeg, e mons. Henryk Hoser, segretario aggiunto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli) ha affidato alla Radio Vaticana una vigorosa smentita delle accuse a suo carico. Le nuove accuse sono emerse proprio mentre, con l'inizio della quaresima, i vescovi polacchi celebravano pubblicamente il loro giorno di "preghiera e penitenza (…) per le debolezze e i peccati compiuti nel passato".

Wielgus, intanto, ha anche incassato il sostegno pubblico di Benedetto XVI: in una lettera del 12/2 resa nota la scorsa settimana, papa Ratzinger rassicura Wielgus della sua "spirituale vicinanza e fraterna comprensione" e di aver "partecipato alle sue sofferenze". Riferendosi al suo presunto collaborazionismo, il papa scrive: "Sono pienamente consapevole delle eccezionali circostanze nelle quali Lei svolgeva il suo servizio". A smentire chi aveva insinuato che Wielgus avesse mentito al papa (come il card. Giovanni Battista Re e il nunzio in Polonia Kowalczyk), Ratzinger ringrazia "per la fiducia con la quale Lei ha aperto la sua anima davanti a me", per la "rinuncia dall'incarico di Arcivescovo di Varsavia" e per tutta la sua carriera nella Chiesa.

L'arcidiocesi di Cracovia, intanto, ha pubblicato i risultati della propria indagine interna sul collaborazionismo: un tomo di 450 pagine, preparato da storici dell'Istituto per la memoria nazionale e da preti, per mostrare, "da un lato, gli esempi dell'atteggiamento fermo della Chiesa sotto la dittatura comunista e, dall'altro, i casi di preti che hanno tradito o mancato alla loro vocazione". Tra i capitoli del volume ce n'è anche uno intitolato "Era possibile costruire una chiesa senza compromettersi con l'SB (la polizia segreta, ndr)": un'implicita sconfessione di quanti hanno dipinto come inevitabile una collaborazione in quegli anni. Tra le ‘vittime' della ricerca, la più significativa è p. Mieczyslaw Malinski, compagno di Giovanni Paolo II nel seminario ‘sotterraneo' durante la Seconda Guerra Mondiale e poi suo amico di una vita: avrebbe informato i servizi segreti su Wojtyla e sull'allora arcivescovo di Varsavia card. Stefan Wyszynksi. Secondo alcuni critici, la ricerca dell'arcidiocesi di Cracovia è un tentativo di contrastare l'effetto dell'imminente uscita (prevista per fine febbraio) del libro del ‘prete-inquisitore', p. Tadeusz Isakowicz-Zaleski, che ha promesso di fare i nomi di almeno 4 vescovi collaborazionisti.

Ma il collaborazionismo non è di gran lunga il principale ‘male' della Chiesa polacca: più grave, anche se pressoché ignorato, è il problema dell'antisemitismo, virulento e diffuso negli ambienti cattolici conservatori (v. Adista n. 7/07). A conferma di ciò arriva l'opuscolo di Maciej Giertych, europarlamentare del partito ultraconservatore Lega delle famiglie polacche: stampato con il simbolo (anche se senza i contributi) del Parlamento europeo, il libretto descrive gli ebrei come "una comunità tragica", perché "preferiscono vivere separati dalle comunità che li circondano" chiudendosi nei "ghetti", il che provocherebbe le loro "differenze biologiche" dal resto dell'umanità. Giertych è il fratello maggiore del domenicano p. Wojciech Giertych, nominato teologo della Casa pontificia da Benedetto XVI. P. Giertych, che non si è mai dissociato pubblicamente dal fratello o dalle sue posizioni ma, dopo lo scoppio delle polemiche, è stato ricevuto in udienza dal papa. Quella dei Giertych, in Polonia, è una vera dinastia politica ultraconservatrice, cominciata con Jedrzej, un nazionalista rifugiatosi a Londra durante la Seconda guerra mondiale e autore di numerosi libri accusati di antisemitismo, e che continua con Roman, figlio di Maciej, vice-primo ministro e presidente della Lega delle famiglie polacche. (alessandro speciale)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.