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SU QUESTO MATTONE... GLI AFFARI IMMOBILIARI DEGLI ENTI ECCLESIASTICI A ROMA

Tratto da: Adista Notizie n° 39 del 02/06/2007

33904. ROMA-ADISTA. Sanatorie, cambi di destinazione d’uso, sfratti, cause infinite con gli inquilini: la ‘febbre del mattone’ della Chiesa sta avendo un impatto pesante sul centro storico di Roma. Gli enti ecclesiastici stanno cercando da anni di liberarsi degli storici affittuari che risiedono negli antichi palazzi romani a prezzi da ‘equo canone’, per trasformarli in ben più remunerativi alberghi, residence e bed and breakfast. Quello del turismo religioso è un affare estremamente lucroso per la Chiesa, e non solo per l’aumento dei pellegrini in arrivo nella Città Eterna: in seguito a una contestatissima norma introdotta dal governo Berlusconi, gli immobili di proprietà ecclesiastica, anche a finalità commerciali, non pagano l’Ici. La norma doveva essere abolita dal governo di centrosinistra ma, come spesso accade, tra il dire e il fare la politica clericale è riuscita di nuovo a metterci lo zampino: nel decreto che aboliva l’esenzione dell’Ici c’erano, infatti, "difficoltà interpretative e applicative", in seguito alle quali è stata istituita un’apposita commissione incaricata di sciogliere l’arcano: nessun limite di tempo, però, e intanto la vecchia norma resta in vigore. E non solo. Oltre all’esenzione Ici, gli Enti religiosi godono anche di una riduzione del 50% dell’Ires, l’Imposta sul Reddito delle Società, come ad esempio l’affitto di camere ed appartamenti. A queste condizioni, è facile capire perché molti ordini ed istituti stiano cercando di riconvertire a finalità turistiche conventi e seminari: in tutta Italia, sarebbero 3.300 le case per ferie gestite da enti religiosi, con un giro d’affari di 4,5 miliardi di euro e una ricettività di oltre 200.000 posti letto.Adista ha raccolto le testimonianze di alcuni degli ‘sfrattati’ della Chiesa cattolica, che offrono uno stridente contrappunto alle parole del presidente dei vescovi italiani, mons. Angelo Bagnasco, nella prolusione all’assemblea generale della Cei: "I giovani si trovano oggi in un mercato immobiliare fuori dalla loro portata, e il loro bilancio familiare deve dall’inizio scontare un costo dell’affitto troppo elevato per gli stipendi correnti, specialmente quando il lavoro è ancora precario. Questo incide non poco anche nel progettare il loro futuro". (alessandro speciale)

Zita Di Lucantonio: "Per 50 anni ho vissuto in una casa che affaccia su Piazza Farnese, di proprietà della Confraternita di Santa Maria della Quercia dei Macellai, un ente riconosciuto dal Vicariato di Roma, che ha avuto per anni come assistente spirituale il prefetto del Tribunale della Segnatura apostolica, il card. Mario Francesco Pompedda. Da anni la Confraternita ci vuole sfrattare, siamo gli ultimi a resistere nel palazzo tutti gli altri se ne sono andata: ma io ho una figlia a carico e devo assistere costantemente mia madre, che è disabile: non siamo ricchi, anzi, viviamo della pensione di mia madre, ma abbiamo sempre pagato l’affitto e viviamo con dignità. Noi ce ne andremmo pure, se ci offrissero un’alternativa adeguata: ma, ad esempio, non possiamo accettare un attico, mia madre come farebbe a salire le scale? Non sappiamo esattamente cosa vogliano fare con la nostra casa, di sicuro qualche genere di speculazione, ristrutturare e riaffittare a prezzi molto più alti, magari a finalità commerciali. Quello che so, è che è durissimo vivere sempre con questa spada sulla testa: adesso, grazie ad una legge del governo di Prodi, non possiamo essere sfrattati fino al 31 ottobre, perché siamo in condizioni di indigenza. Una volta il giudice ha persino rifiutato la richiesta che la Confraternita aveva fatto di sfratto "per motivi di necessità": alla Confraternita non mancano certo i palazzi. Ne ha in via Via dei Balestrari, Vicolo dei Venti, piazza della Cancelleria, vicolo del Giglio e piazza della Quercia. Ma da novembre ricomincerà tutto da capo. E il tutto è ancora più assurdo perché la Confraternita è una Onlus che non può avere, per statuto, fine di lucro e che anzi, teoricamente, dovrebbe aiutare i ‘vecchi e gli indigenti’".
(La Confraternita, nata attorno al 1500, è aperta a tutti i macellai di Roma; il suo patrimonio nel 1988 era stimato in 9 miliardi di lire; il presidente è Giuseppe Adamo mentre il presidente onorario è il ministro della Pubblica Istruzione Giuseppe Fioroni, ndr).

Franco Lattughi: "Sono stato per 13 anni in lista per una casa della Propaganda Fide. La Congregazione aveva tanti appartamenti ottenuti in donazione e li dava poi in affitto ad un canone fissato secondo le convenienze di entrambe le parti. Poi, naturalmente, spesso gli inquilini ristrutturavano il posto da zero. Quando ho finalmente avuto anch’io un appartamento, si trattava di una casa sfitta da un anno di fronte a Santa Maria Maggiore: nessuno la voleva perché era fatiscente, con una planimetria assurda. Pensando di starci tutta la vita, ho investito tutti i miei risparmi per ristrutturarla: 200 milioni di lire, nel 1995. Il contratto era del tipo classico di 4 anni più 4, ma l’accordo ‘morale’ era chiaramente diverso. Alla scadenza, la Congregazione ha chiesto un affitto triplicato, 2100 euro. Quello che pago adesso, 700 euro, è oggi un prezzo eccellente ma quando ho stipulato il contratto, un milione di euro era per così dire un ‘equo canone’ rispetto a quanto prendo di pensione, 1500 euro al mese. E comunque, io avevo fatto i lavori contando di starci tutta la vita e non si può dire che loro non abbiano approvato il mio investimento, perché nella ristrutturazione ho dovuto fare un piccolo abuso edilizio, un soppalco, per cui la Congregazione ha pagato il condono senza problemi. Adesso è in corso una vertenza, ma per il momento tutto tace: forse, hanno accettato di riconoscere l’impegno morale preso con me".

(Il patrimonio immobiliare della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli – ex Propaganda Fide – ammonta secondo le stime a 8-9 miliardi di euro, ndr).

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