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E L'ACCUSATORE FINÌ ACCUSATO: SULLA NOTIFICAZIONE A JON SOBRINO, È SEMPRE PIÙ EFFETTO BOOMERANG

Tratto da: Adista Notizie n° 45 del 23/06/2007

33939. MADRID-ADISTA. Non poteva essere più evidente l’effetto boomerang della censura vaticana delle opere di Jon Sobrino. Dalla pubblicazione, il 14 marzo scorso, della Notificazione della Congregazione per la Dottrina della Fede (v. Adista nn. 23 e 28/07), le reazioni sono state innumurevoli. Ne è derivato - ad appena un mese dall’uscita della Notificazione - persino un libro digitale, “Bajar de la cruz a los pobres: cristología de la liberación” (ora disponibile gratuitamente in italiano, con il titolo “Deporre i poveri dalla croce: cristologia della liberazione”, sul sito www.adista.it) della Commissione Teologica Internazionale della Asett (Associazione Ecumenica dei Teologi/ghe del Terzo Mondo): la risposta di circa 40 teologi della liberazione all’ammonizione vaticana e, al tempo stesso, la difesa, appassionata e potente di quella che Leonardo Boff definisce, nel prologo, “una teologia militante che lotta per ‘far scendere dalla croce i poveri’”.
Ma, se la miglior difesa è l’attacco, le accuse si ritorcono ora contro l’accusatore: dopo l’appello di Peter Hünermann, professore emerito di teologia dogmatica all’Università di Tubinga, per una “intelligente ristrutturazione” della Congregazione per la Dottrina della Fede, sottoscritto da oltre 100 teologi di area germanofona (v. Adista n. 35/07), ora, in Spagna, oltre venti prestigiosi teologi, tra cui José Ignacio González-Faus, Javier Vitoria, Xavier Alegre, José Sols, conducono, in un documento edito dal centro studi Cristianismo y Justicia dei gesuiti di Barcellona, un’analisi dettagliata, capitolo per capitolo, della Notificazione, emettendo la loro “condanna”: il documento vaticano è, dicono, “fondamentalista”, “scandaloso” e “parziale”. A darne la notizia è, l’11 giugno, il quotidiano El Mundo, secondo cui il documento dei teologi “vedrà prossimamente la luce”.
I teologi spagnoli, riferisce El Mundo, respingono punto per punto le accuse della Notificazione: “non c’è nulla di contrario alla fede cristiana - dicono - nell’affermazione dei poveri come luogo teologico, non esclusivo, ma, di certo, privilegiato”. E “neppure si può accusare Sobrino di ridimensionare o di non affermare con sufficiente chiarezza la divinità di Gesù Cristo”: le affermazioni del gesuita, al contrario, non sono soltanto “fedeli ai dati del Nuovo Testamento” ma anche in sintonia con “quello che oggi afferma la maggior parte degli esegeti e degli esperti di Cristologia”. E lo stesso si può dire riguardo al punto della fede di Gesù. Secondo i teologi, pertanto, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha condannato Sobrino a partire da un’opinione teologica minoritaria e da criteri esegetici che non rispondono a quanto raccomandato dal magistero”. E se entrambe le posizioni “sono legittime dal punto di vista dell’ortodossia” - per quanto una prenda in considerazione la ricerca biblica e l’altra no - “ciò che non è possibile è condannare la prima opinione a partire dalla seconda”, perché ciò equivarrebbe a sostituire la scienza della fede con un’ottica fondamentalista. Non basta, inoltre, che la Congregazione abbia analizzato l’opera di Sobrino senza quell’”anticipo di simpatia” che il papa aveva richiesto per sé a proposito del suo libro su Gesù di Nazaret (v. Adista n. 31/07): lo ha fatto, concludono i teologi, anche “con scarso rigore”.

“Sublime isolato”?
L’effetto boomerang del provvedimento vaticano si è reso evidente anche durante la visita di Jon Sobrino in Spagna: la chiesa della residenza dei gesuiti a Bilbao, dove il teologo basco-salvadoregno ha tenuto, il 14 giugno, una conferenza sul tema “Fuori dai poveri non c’è salvezza”, straripava di gente già mezz’ora prima dell’inizio dell’incontro. Di fronte alla platea di religiosi e religiose, rappresentanti di ong e di comunità cristiane, missionari, professori e immigrati latinoamericani, Sobrino ha sottolineato la necessità di lottare “per l’utopia, che non è altro che garantire la vita dell’essere umano”, quella vita che, al di fuori dei nostri ricchi Paesi, non è affatto data per scontata: “ci siamo dimenticati – ha detto – di essere l’eccezione” in questo pianeta in cui 3 miliardi di persone sopravvivono con meno di due dollari al giorno. L’attuale modello di civiltà “non ha prodotto vita per le maggioranze, non ha fatto di noi una società fraterna”, ha aggiunto il teologo citando le parole dell’economista Luis de Sebastián: “Il capitalismo è responsabile della cattiva organizzazione etico-morale dell’economia mondiale e della convivenza”. In questo quadro, “nulla di serio si può intendere di Dio”, se non si assume come proprio “il dolore dei nostri fratelli del resto del mondo”. Il giorno prima, in conferenza stampa, Sobrino era stato invitato a commentare le parole del vescovo di Bilbao e presidente della Conferenza episcopale spagnola Ricardo Blázquez che, riguardo alla Notificazione vaticana, aveva invitato il teologo a ripensare a quanto affermato dalla Santa Sede, “perché è molto meglio camminare umilmente nell’umiltà e nella concordia della fede che procedere come un sublime isolato”. Sobrino ha risposto di non essersi mai sentito “solo” e neppure di essersi mai chiuso al dialogo: “Blázquez ed io continuiamo ad essere amici: quando vorrà, mi piacerebbe spiegargli un po’ di più il mio lavoro”. (claudia fanti)

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