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STRANI APPETITI INTORNO ALLA DISCARICA DI NAIROBI. LA DENUNCIA DEI COMBONIANI

Tratto da: Adista Notizie n° 73 del 27/10/2007

34106. ROMA-ADISTA. È oggetto di strani appetiti la discarica di Nairobi in cui vivono cinquecentomila disperati. A spiegarlo sono i missionari comboniani, presenti sul territorio da diciassette anni.

La discarica di Dandora rappresenta il punto di raccolta dei rifiuti prodotti dalla capitale keniota, che, riversati quotidianamene dai camion, senza alcuna distinzione tra materiali tossici e non tossici, formano vere e proprie montagne di immondizia. Negli anni, intorno alla discarica, si sono insediate intere baraccopoli, formate da persone che, tra quei rifiuti, di cui respirano quotidianamente le emissioni di diossina, si alimentano e cercano di sopravvivere. La più grande di queste baraccopoli è Korogocho, una collina di lamiere che fronteggia la discarica, sulla quale, ultimamente, sembrano addensarsi gli interessi di chi vorrebbe condurre le “costose” operazioni di bonifica (per la situazione della baraccopoli, cfr. il servizio di Adista sul Forum sociale mondiale di Nairobi: n. 14/07).

L’ipotesi di ripulire l’intera area era stata avanzata nel novembre 2006, in occasione della Conferenza Mondiale sul Clima svoltasi a Nairobi. I delegati del Ministero dell’Ambiente italiano, guidati da padre Daniele Moschetti, missionario comboniano che a Korogocho vive e lavora, avevano effettuato un sopralluogo a Dandora, rimanendo profondamente colpiti dalla situazione di degrado in cui si trovava la gente del posto. Il ministro Alfonso Pecoraro Scanio, allora, aveva proposto un accordo al governo keniota per realizzare la bonifica dell’intera area, usufruendo dei contributi finanziari previsti dal Protocollo di Kyoto. Dopo una serie di incontri, l’ultimo ad agosto scorso, le rispettive delegazioni ministeriali si erano confrontate per dare avvio concretamente ai lavori.

È lì che è saltata fuori una società, la Eurafrica Srl, incaricata di effettuare uno studio di fattibilità per il quale veniva richiesto al governo italiano un esborso pari a 720mila euro. Una richiesta inopportuna (al di là della cifra assai alta), considerato che di studi di fattibilità su Dandora ne erano già stati realizzati almeno tre. Tutto ciò ha indotto il comboniano Alex Zanotelli, che a Korogocho ha trascorso 12 anni dando vita ad una comunità cristiana, a convocare un conferenza stampa, il 12 ottobre scorso, per attirare l’attenzione su una situazione da lui stesso definita “non pulita”.

“Per prima cosa l’Eurafrica non ha diretta esperienza in materia ambientale – ha spiegato Zanotelli – e si avvarrebbe di soggetti terzi per la realizzazione dell’intervento, aggiungendo costi a costi; le referenze vantate dall’azienda sono inesistenti e la società civile non è stata coinvolta”. Inoltre, ha aggiunto Zanotelli, “l’Eurafrica non sembra possedere una struttura e un bilancio idonei all’iniziativa e avrebbe mostrato l’intenzione, dopo la presentazione dello studio di fattibilità, di concorrere lei stessa alla gara indetta dal governo keniota sulla base… del proprio studio!”.

Di fronte al rischio di illeciti, ha dichiarato Pier Luigi Petrillo, vice capo ufficio legislativo del Ministero dell’Ambiente, “il ministro Pecoraro ha sospeso immediatamente l’affidamento dei lavori in attesa di chiarimenti, disponendo l’apertura di un’inchiesta interna”, con l’intenzione di affidare lo studio di fattibilità all’agenzia del Ministero dell’Ambiente, l’Apat (Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e il Territorio).

“Va ricordato - ha aggiunto Zanotelli - che la bonifica e la chiusura del sito potrebbero comportare anche la fine delle attività di parte della popolazione di Korogocho, da sempre dedita al recupero dei rifiuti. La problematica, quindi, assume contorni di rilievo sotto il profilo sociale ed economico oltre che ambientale: da qui il coinvolgimento di noi comboniani per una iniziativa che - oltre ad essere trasparente e non esosa - diventi l’occasione per dare nuove opportunità di vita e di lavoro a quella gente, in un contesto territoriale riqualificato, nel rispetto delle minime condizioni di sicurezza igienico-sanitarie”.

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