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GIUSEPPE DOSSETTI: REALISMO E PROFEZIA NEL CONCILIO DI PAPA GIOVANNI

Tratto da: Adista Segni Nuovi n° 87 del 06/12/2008

I tredici anni trascorsi dalla fine della guerra mondiale al primo annunzio del Concilio hanno implicato anche per la Chiesa cattolica gravissime ripercussioni di questo enorme mutamento globale, che qualcuno forse avvertiva, ma che i più parevano ignorare ancora negli ultimissimi anni del pontificato di Pio XII. Anzi, forse si può arrivare a dire che proprio a questa ignoranza complessiva fu provvidenzialmente dovuta la nomina di Papa Giovanni: una figura lungamente emarginata nella Chiesa, solo molto recentemente accreditata dal successo della sua nunziatura parigina e del suo episcopato veneziano, e comunque già avanzato in età, sì da essere scelto intenzionalmente per un pontificato breve e di transizione.

Se i Cardinali avessero lucidamente considerato il complesso di problemi che in questa prima elezione, dopo la seconda guerra mondiale, si stavano ponendo alla Chiesa e al mondo, non avrebbero probabilmente eletto Angelo Giuseppe Roncalli, ma avrebbero cercato altri. La conferma, del resto, di questa generale inconsapevolezza è data oggi dalla pubblicazione delle risposte dei vescovi alla consultazione che di essi fu fatta non tanti mesi dopo, in preparazione del Concilio: risposte che nella totalità non lasciano intravvedere nessuna visione panoramica dei problemi e nessun approccio serio ai punti nodali del grande rivolgimento storico in corso, neppure da parte di coloro che poi nel Concilio emersero pian piano – per un dono dello Spirito attualizzato dalla vastità mondiale del confronto e del dialogo reciproco – come le personalità più dotate e capaci di intuizioni vaste e di apporti validi.

Credo che convenga insistere su questo punto: proprio per confutare una falsa interpretazione del Concilio, che tenderebbe ad attribuire certi mali o certe tendenze negative, rivelatesi poi, all’imprudenza e alle aperture del Concilio stesso, cadendo nel noto paralogismo: post hoc, ergo propter hoc.

La verità invece è che nei tredici anni dalla guerra al Concilio erano maturate ormai tutte le caratteristiche più forti e determinanti, o più lamentate, dell’era attuale.

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