SULLA BASE MILITARE USA “DAL MOLIN” I “PRETI PER LA PACE” DI VICENZA RIBADISCONO IL LORO ‘NO’
Tratto da: Adista Notizie n° 4 del 17/01/2009
34780. VICENZA-ADISTA. Riprendono la parola i preti, i religiosi e le religiose della Chiesa di Vicenza che già un anno fa, alla vigilia della manifestazione internazionale del 15 dicembre 2007, resero pubblico un documento contro la costruzione della nuova base militare Usa nell’area dell’aeroporto civile Dal Molin (v. Adista n. 85/07): il Vangelo ci “impegna a portare un messaggio di pace, rifiutando ogni forma di violenza e tanto più ogni arsenale di guerra” – come appunto la nuova base vicentina –, scrivono ora in un nuovo documento diffuso nel periodo di Natale, il cui messaggio di pace e di fratellanza, aggiungono, “facciamo fatica a guardare con serenità”.
Dalla prima presa di posizione dei religiosi a Vicenza sono accadute tante cose: le decine di migliaia di “lettere aperte ai cristiani” – Una resistenza nel segno dell’amore – contro la base distribuite all’uscita delle messe domenicali dal Coordinamento dei cristiani per la pace (v. Adista n. 9/08); la creazione di un centro di assistenza messo in piedi dal Comitato Vicenza Est per aiutare e sostenere i soldati statunitensi di stanza alla caserma Ederle che vogliono abbandonare l’esercito e disertare (v. Adista n. 25/08); la sospensiva del Tar del Veneto, che aveva bloccato la costruzione della nuova base, poi annullata dal Consiglio di Stato (v. Adista nn. 51 e 61/08); infine il referendum popolare “autogestito” del 5 ottobre con cui i cittadini vicentini hanno bocciato a larghissima maggioranza la nuova base Usa (v. Adista n. 71/08). La sostanza però non è cambiata: il governo italiano ribadisce che la base si farà e, anzi, il ministro degli Esteri Franco Frattini, insieme all’ambasciatore statunitense Ronald Spogli, ha annunciato il trasferimento dalla Germania a Vicenza di Africom, il comando militare Usa per l’Africa (v. Adista n. 91/08).
È anche per questo che i religiosi vicentini – ad oggi 34 fra preti, suore e religiose – hanno deciso di far sentire nuovamente la loro voce, rivolgendosi soprattutto alla Chiesa e ai cattolici, ma anche alla politica e a tutti i cittadini: “Non è forse giunto il momento – scrivono – di farci carico, come comunità che si ispira al vangelo di Gesù Cristo, della quotidiana tragedia della fame e dell’impoverimento di milioni di persone, mentre l’economia virtuale orientata alla speculazione e all’arricchimento di alcune minoranze sta rovinando gran parte dell’umanità, e di promuovere decisamente la realizzazione della profezia di Isaia: ‘Spezzeranno le loro spade e ne faranno aratri, delle loro lance faranno falci; una nazione non alzerà più la spada contro un’altra nazione, non impareranno più l’arte della guerra’?”. “Ci rallegriamo – prosegue il documento che può essere sottoscritto contattando don Maurizio Mazzetto, e-mail: mauriziomazzetto56@alice.it – che oltre 24mila donne e uomini, il 5 ottobre scorso, abbiano sentito il dovere civile di esprimere la loro volontà, finalmente in modo ufficiale, perché Vicenza diventi sempre più in futuro ‘città di pace’. È stata la prima occasione offerta ai vicentini da quando è iniziata la vicenda del Dal Molin; la prima volta in Italia che una popolazione ha avuto la possibilità di ‘dire’ la propria volontà sulla pace e sulla guerra”. Sul referendum si possono fare valutazioni diverse, dicono i religiosi, “ma uno sguardo di fede vi coglie primizie di speranza e porta a leggere l’evento alla luce di quelli che Giovanni XXIII evangelicamente chiamava i ‘segni dei tempi’ e permette di credere e di chiedere al Signore la Pacem in terris”.
“Ci sentiamo di rivolgere un appello alla nostra Chiesa diocesana – conclude il documento –, impegnata nel piano pastorale a diventare Chiesa, casa e scuola di comunione, affinché metta al centro della propria riflessione, a tutti i livelli e in tutti gli ambiti della vita partecipativa e pastorale, il rapporto tra fede e vita della gente, fra Chiesa e storia degli uomini, fra missione e testimonianza evangelica oggi. Insieme a molti uomini e donne di buona volontà possiamo e dobbiamo impegnarci per una ‘città’ da costruire e ricostruire sempre nel segno del dialogo, della convivenza pacifica e del rispetto della dignità di ogni persona, vicina e lontana”. Perché Vicenza, si chiedono i firmatari, “non può diventare anche patrimonio di un’umanità che realizza il sogno di dare al futuro scenari diversi da quelli governati dalla ragione della forza e da economie e politiche di guerra?”.
All’iniziativa dei religiosi se ne affianca anche una dell’intero movimento “No Dal Molin”, in particolare di coloro che, dall’ormai lontano gennaio 2007, animano il presidio permanente accanto ai terreni dove dovrebbe sorgere la nuova base: “acquistare, tutti assieme, un terreno adiacente all’area Dal Molin per far sì che il presidio metta radici e diventi definitivo”. La richiesta a tutti coloro che in questi anni si sono mobilitati contro la base è una piccola quota – da 25 euro per studenti e precari fino a 100 – per contribuire a rendere il presidio davvero permanente, con il solito ed unico obiettivo: “Bloccare la costruzione della nuova base militare”. Mentre il Comitato Vicenza Est lancia l’idea di una grande “manifestazione internazionale di lotta” da tenersi nei prossimi mesi: “La nuova base militare Usa Dal Molin resta un problema del movimento internazionale contro la guerra innanzitutto, prima ancora che una questione urbanistica. Nessuna pacificazione con la guerra e il capitalismo! Una nuova grande e determinata manifestazione a Vicenza contro il governo, contro le basi esistenti e contro il progetto Dal Molin! Una manifestazione internazionale che si appelli alla massima unità tra il movimento contro la guerra, il movimento degli studenti e gli scioperi dei lavoratori. Blocchiamo i lavori!”. (luca kocci)
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