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GOLPE SOFT

Tratto da: Adista Contesti n° 11 del 31/01/2009

In africa sta diventando prassi modificare le costituzioni per moltiplicare il numero dei mandati dei presidenti in carica.

 

È tratto Dal quotidiano online “afrik.com” questo articolo di  stéphane ballong, pubblicato il 10/01/2009. titolo originale: “l’afrique et ses tripatouilleurs de constitution”

L’anno scorso, i putchs, in Guinea e in Mauritania, hanno provocato un’ondata di proteste in seno alla comunità internazionale, ma esiste, in Africa, un’altra forma di colpo di Stato di fronte alla quale la stessa comunità rimane silenziosa: le manipolazioni delle Costituzioni praticate dai capi di Stato per rimanere eternamente al potere. Nel continente, in questi ultimi anni, si sono moltiplicate.

È un exploit in Africa. Ciò malgrado resta un fatto ordinario.

John Agyekum Kufuor, il presidente uscente del Ghana, lascia il potere dopo due mandati senza aver cercato di manipolare la Costituzione per mantenerlo. Prima del suo addio, il 6 gennaio, John Kufuor ha anche presentato le sue scuse ai ghanesi che egli avrebbe offeso nel corso degli otto anni di presidenza. Ecco una bella lezione di saggezza e di rispetto della Legge fondamentale di un Paese. Una lezione che dovrebbe servire a molti dei suoi omologhi africani. Al nigeriano Mamadou Tandja, per esempio. Eletto capo di Stato nel dicembre del 1999, il presidente del Niger, 70 anni, arriva al termine del suo secondo ed ultimo mandato a dicembre del 2009. Ma tutto porta a credere che M. Tandja s’aggrapperà alla sua poltrona presidenziale. Quest’anno si sono moltiplicati gli appelli, definiti “spon-tanei”, perché rimanga al potere. L’ultimo in ordine di tempo è quello di alcuni dei suoi sostenitori che, durante una manifestazione a Niamey (la capitale), il 21 dicembre, hanno chiesto al Parlamento di prolungare di tre anni il mandato di Mamadou Tanja. “Chiediamo al presidente della Repubblica - dichiaravano - di accettare la nostra umile proposta, e all’Assemblea Nazionale di prenderla in considerazione nel suo ordine del giorno in una delle prossime sessioni”. Così Mamadou Tanja si farebbe pregare dai nigeriani per restare al potere più tempo di quello che gli consentirebbero le disposizioni legali. D’altronde è un deja-vu in Africa, nient’altro che una manovra destinata a preparare l’opinione pubblica ad un’eventuale modifica della Costituzione del Niger.

Proprio così è successo in Togo nel 2002. I nigeriani l’hanno capito bene. Martedì scorso, una ventina di Ong e di sindacati hanno dato vita a Niamey, al Fronte Unito per la Salvaguardia delle conquiste democratiche (Fusad). Il loro obiettivo: combattere contro un possibile prolungamento del mandato del presidente.

 

Bouteflika, verso un terzo mandato

 

Quello che per ora non è che un sospetto delle intenzioni di Mamadou Tanja è già stato realizzato dal suo omologo algerino. Abdelaziz Bouteflika, 71 anni, ha fatto saltare il limite di mandati della Legge fondamentale del suo Paese per, dice lui, “per-mettere al popolo di esercitare il suo diritto legittimo di scegliere i suoi governanti e di rinnovar loro la fiducia in tutta sovranità”. Per realizzare questo furto costituzionale, lo scorso novembre, Bouteflika si è appoggiato al Parlamento e al Senato a lui completamente fedeli. Brinderà del resto al “patriot-tismo e al senso di responsabilità” dei rappresentanti del popolo. Presidente dal 1999, in seguito ad elezioni anticipate, Abdelaziz Bouteflika può ormai brigare in tutta tranquillità per un terzo mandato. Secondo un’analisi del Journal Chrétien, Bouteflika, indebolito dalla malattia, attenderebbe che si verifichino cinque condizioni per annunciare la sua candidatura alle presidenziali del prossimo aprile, cioè: ottenere il sostegno dell’ambiente internazionale e nazionale, rassicurare le Ong e i giornalisti stranieri, ottenere il sostegno dell’ambiente interno, conoscere i suoi concorrenti e, infine, aspettare il momento opportuno.

In Camerun, Paul Barthélémy Biya non ha potuto, nemmeno lui, resistere alla tentazione di restare sul trono presidenziale. Il 31 dicembre 2007, nel formulare gli auguri di buon anno ai suoi concittadini, il presidente camerunense, al potere dal 1982, aveva annunciato ai suoi compatrioti l’intenzione di cancellare dai testi costituzionali il limite del numero di mandati. Colui che ha sostituito alla guida del Camerun Ahmadou Ahidjo, dimessosi volontariamente per ragioni di salute, ha considerato che il comma 2 dell’articolo 6 della Costituzione, che limita i mandati presidenziali a due, fosse in contraddizione con la volontà popolare e che “poco si accordasse con l’idea stessa della scelta democratica…”. “Noi, allora, in questo spirito, riesamineremo le disposizioni della nostra Costituzione che meriterebbero di essere armonizzate con i recenti progressi del nostro sistema democratico, al fine di rispondere alle attese della grande maggioranza della nostra popolazione”, ha dichiarato. Dal 2008, quando i camerunensi, preoccupati per il rialzo dei prezzi delle derrate alimentari, hanno manifestato violentemente per le strade, Paul Barthélémy Bya fa loro promesse tipo l’aumento del 15% dei salari, e sotto sotto profitta per mettere in esecuzione il suo piano. Una formalità, perché il Parlamento è in maggioranza dominato dalla sua formazione politica, il Rdpc (Unione democratica del popolo camerunense). La legge fondamentale del Camerun, rivisitata, decreta ormai che il “Presidente della Repubblica, eletto per sette anni, è rieleggibile”. Così, Paul Biya, 75 anni, il cui secondo settennato termina nel 2011, potrebbe essere candidato a succedere a se stesso tante volte quante vorrà. E non è tutto. Il lungimirante presidente camerunense prevede guai giudiziari nel caso andasse in pensione. Le nuove disposizioni della Costituzione gli conferiscono l’immunità a vita.

 

Un vestito tagliato su misura

 

Paul Biyua si così aggiunto, quest’anno, alla lunga lista dei capi di Stato che hanno modificato la Costituzione del loro Paese (Idriss Déby, Omar Bongo Ondimba, Zine Abidine Ben Alì…) per mantenersi al potere. La lista si allungherà senz’altro nei prossimi anni. La Costituzione in Africa alla fine non è che uno strumento giuridico per i capi di Stato che vogliano realizzare un loro disegno personale. La Costituzione, come dice la canzone, è diventata una veste che ognuno disfa, taglia e ricuce su misura.

 

Scheda

 

Hanno già modificato la Costituzione per rimanere al potere:

 

Abdelaziz Bouteflika (Algeria). Il presidente algerino brigherà senza dubbio per un terzo mandato alle elezioni presidenziali di aprile 2009, dopo due quinquenni. Ha modificato, nel  novembre  2008, la Costituzione che limitava il numero di mandati a due.

 

Paul Barthélémy Biya (Camerun). Al potere dal 1982, ha soppresso nell’aprile scorso il limite di due mandati nella Legge fondamentale del Camerun. Potrà presentarsi nel 2011 alla sua stessa successione, dopo quello che doveva essere il suo secondo ed ultimo mandato.

 

Idriss Déby (Ciad). La Costituzione del Ciad è stata modificata nel 2005 per permettere al presidente di essere candidato a succedersi nel 2006, e di conservare il potere del quale si è impadronito con un colpo di Stato nel 1990.

 

Yoweri Museveni (Uganda). Il presidente ugandese ha riformato la Costituzione del suo Paese nel 2005 per rimanere al potere. Occupa la poltrona presidenziale, presa con le armi, dal 1986.

 

Omar Bongo Ondimba (Gabon). In Gabon il limite al numero di mandati è stato soppresso nel 2003 per permettere al presidente Bongo, al potere dal 1967, di presentarsi ogni volta che lo vorrà alle elezioni presidenziali.

 

Blaise Compaoré (Burkina Faso). Al potere dal colpo di Stato da lui stesso effettuato nel 1987, il presidente burkinabè aveva soppresso il limite al numero di mandati nel 1997 per essere candidato e rieletto alle presidenziali del 2008. Nel 2000 ha riportato il limite a due turni quinquennali.

 

Zine Abidine Ben Ali (Tunisia). Nel 2002, la legge fondamentale della Tunisia è stata cambiata per permettere al presidente Ben Alì, al potere dal 1987, di presentarsi alla sua stessa successione alle presidenziali del 2004. La Costituzione limitava a tre il numero di mandati presidenziali.

 

Feu Gnassingbé Eyadema (Togo). In Togo, il Parlamento ha votato la non limitazione di mandati alla fine del 2002 per permettere all’anziano presidente Gnassingbé Eyadema di farsi rieleggere per un terzo mandato di cinque anni. Era al potere già da 36 anni.

Feu Lansana Conté (Guinea). Il vecchio presidente guineiano aveva fatto votare la modifica della Costituzione nel 2002 per consentirgli di farsi rieleggere alla guida della Guinea nel 2003, al termine del suo secondo ed ultimo mandato presidenziale.

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