Nessun articolo nel carrello

PASSA A PIENI VOTI LA “RIVOLUZIONE CITTADINA” DI CORREA. IL PRESIDENTE DELL’ECUADOR RIELETTO AL PRIMO TURNO

Tratto da: Adista Notizie n° 49 del 09/05/2009

34995. QUITO-ADISTA. In un Paese in cui dal 1996 al 2006 si sono alternati alla guida del governo ben sette presidenti, e nessuno di loro è riuscito a terminare il proprio mandato, è certamente un fatto degno di nota che Rafael Correa sia stato riconfermato il 26 aprile scorso alla presidenza dell’Ecuador, fino al 2013, vincendo, per la prima volta nella storia del Paese andino, già al primo turno. Un trionfo schiacciante: malgrado avesse contro di sé la stampa – “in malafede e corrotta”, l’ha definita il presidente – Correa ha ricevuto più del 50% dei voti, oltre il 20% in più del suo principale avversario, l’ex presidente Lucio Gutiérrez (rovesciato dalla popolazione nell’aprile del 2005), e più dei voti raccolti da tutti e sette i candidati presidenziali messi insieme (sarebbero bastati, per legge, il 40% dei voti e una differenza di 10 punti rispetto al secondo classificato).

 

Tante luci, alcune ombre

Eletto presidente alla fine del 2006, l’economista oggi 46enne Rafael Correa aveva già al suo attivo, prima dell’ultimo trionfo, risultati importanti: la vittoria, con l’82% dei ‘Sì’, al referendum per la convocazione di un’Assemblea costituente, nell’aprile del 2007; l’affermazione, nel settembre dello stesso anno, del suo movimento politico, Alianza País, come forza di maggioranza all’interno della Costituente; la vittoria, con oltre il 60% dei ‘Sì’, al referendum per l’approvazione della nuova Costituzione, il 28 settembre del 2008. Una Costituzione tra le più avanzate al mondo, di impronta bolivariana e socialista (nel senso del “socialismo del XXI secolo”), che afferma il carattere plurinazionale dello Stato ecuadoriano, introduce la “natura o Pachamama” come soggetto di diritto e pone l’accento sul modello del “buen vivir” (sumak kaway), concetto chiave della cosmogonia indigena andina, inteso come un “complesso organizzato, sostenibile e dinamico di sistemi economici, politici, socio-culturali e ambientali”, orientato all’inclusione e all’equità sociale. Una Costituzione che, ancora, proibisce il latifondo; stabilisce una gestione dell’acqua “esclusivamente pubblica o comunitaria”; prevede l’incremento progressivo dei finanziamenti all’educazione e alla sanità; riconosce allo Stato “il diritto di amministrare, regolare, controllare e gestire i settori strategici”, tra i quali “l’energia in tutte le sue forme”, le telecomunicazioni, le risorse naturali non rinnovabili, il trasporto, la raffinazione degli idrocarburi, la biodiversità, il patrimonio genetico e l’acqua; vieta la presenza di basi militari straniere e la cessione di basi nazionali a forze armate o di sicurezza straniere; definisce come obiettivo strategico dello Stato il processo di integrazione con i Paesi dell’America Latina e dei Caraibi (v. Adista n. 59/08).

Grande risonanza aveva inoltre avuto, nel novembre del 2008, la decisione di sospendere il pagamento di una parte dei debiti contratti dai governi anteriori, sulla base dei risultati della storica Auditoria sul debito estero, il lungo lavoro di indagine sul processo di indebitamento del Paese andino condotto dalla commissione - ampiamente integrata dai movimenti sociali - costituita da Rafael Correa nel 2007 (v. Adista n. 20/09). Ma anche sul piano della politica estera Correa ha raccolto molti consensi, per il deciso sostegno ai processi di integrazione latinoamericana, la particolare vicinanza ai Paesi dell’Alba (a cui tuttavia l’Ecuador ancora non aderisce), la sempre ferma e dignitosa difesa della dignità nazionale, di cui il presidente ha dato grande prova, in particolare, durante la crisi con la Colombia in seguito all’incursione militare delle forze armate colombiane in territorio ecuadoriano, conclusasi con l’assassinio del portavoce delle Farc Raúl Reyes e di altri guerriglieri (v. Adista n. 21/08).

Non mancano naturalmente le ombre, a cominciare da una scarsa valorizzazione dei popoli indigeni - ai quali la bandiera di Correa, quella della “Rivoluzione cittadina”, sta decisamente stretta, in quanto non tutelerebbe sufficientemente la cultura e la cosmovisione indigene – o da un non adeguato riconoscimento dei movimenti sociali, che spesso non hanno margini di spazio per intervenire sui processi politici (grande scalpore ha suscitato il ritiro della personalità giuridica ad Acción Ecológica, storica ong ecuadoriana impegnata dal 1989 nella difesa dell’ambiente e dei diritti indigeni e molto critica nei confronti dello sfruttamento minerario condotto dalle grandi multinazionali con il beneplacito del governo), o ancora da un assai limitato impegno in direzione di un graduale abbandono del modello di economia estrattivista.

 

Le priorità del governo

Tuttavia, al di là degli inevitabili limiti, è indubbio che il governo di Rafael Correa rappresenti, insieme ai governi di Hugo Chávez in Venezuela e di Evo Morales in Bolivia, la punta di lancia del processo di trasformazione in America Latina, come è emerso chiaramente anche dall’incontro che i movimenti sociali hanno tenuto con i tre presidenti (più quello paraguayano Fernando Lugo) durante l’ultimo Forum Sociale Mondiale a Belém (v. Adista n. 20/09).

E che non vi sia alcuna intenzione di arretrare su questo cammino, Correa lo ha ribadito anche all’indomani della vittoria. “Siamo qui – ha detto – per i poveri. La nostra opzione preferenziale è per i più poveri e il nostro impegno è quello di sradicare la miseria e lasciare il Paese più giusto e più equo”. Principale impegno del nuovo mandato sarà quindi, ha spiegato il presidente, quello di elevare il livello di vita dei cittadini ecuadoriani, per quanto riguarda educazione, abitazione, impiego, salute, trasporto, e di offrire ai 3 milioni di immigrati dispersi in vari Paesi, la possibilità di “fare ritorno e di trovare la felicità che sono andati a cercare in altre parti del mondo”. Quanto alla politica estera, non c’è dubbio che per Correa la priorità sia quella dell’integrazione dei Paesi latinoamericani, mediante l’adozione di misure non meramente commerciali. E ancora più strette saranno le relazioni con quei governi che condivideranno con quello ecuadoriano l’opzione per il “socialismo del XXI secolo”. (claudia fanti)

Adista rende disponibile per tutti i suoi lettori l'articolo del sito che hai appena letto.

Adista è una piccola coop. di giornalisti che dal 1967 vive solo del sostegno di chi la legge e ne apprezza la libertà da ogni potere - ecclesiastico, politico o economico-finanziario - e l'autonomia informativa.
Un contributo, anche solo di un euro, può aiutare a mantenere viva questa originale e pressoché unica finestra di informazione, dialogo, democrazia, partecipazione.
Puoi pagare con paypal o carta di credito, in modo rapido e facilissimo. Basta cliccare qui!

Condividi questo articolo:
  • Chi Siamo

    Adista è un settimanale di informazione indipendente su mondo cattolico e realtà religioso. Ogni settimana pubblica due fascicoli: uno di notizie ed un secondo di documentazione che si alterna ad uno di approfondimento e di riflessione. All'offerta cartacea è affiancato un servizio di informazione quotidiana con il sito Adista.it.

    leggi tutto...

  • Contattaci

  • Seguici

  • Sito conforme a WCAG 2.0 livello A

    Level A conformance,
			     W3C WAI Web Content Accessibility Guidelines 2.0

50 anni e oltre

Adista è... ancora più Adista!

A partire dal 2018 Adista ha implementato la sua informazione online. Da allora, ogni giorno sul nostro sito vengono infatti pubblicate nuove notizie e adista.it è ormai diventato a tutti gli effetti un giornale online con tanti contenuti in più oltre alle notizie, ai documenti, agli approfondimenti presenti nelle edizioni cartacee.

Tutto questo... gratis e totalmente disponibile sia per i lettori della rivista che per i visitatori del sito.