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L’ORA DI EPURAZIONE? A CESENA, 2 MESI DI SOSPENSIONE AD UN DOCENTE PER UN QUESTIONARIO SULL’IRC

Tratto da: Adista Notizie n° 64 del 13/06/2009

 

35053. CESENA-ADISTA. Due mesi di sospensione dal lavoro e dallo stipendio: tanto sarebbe costato ad un insegnante di Matematica e Fisica del liceo scientifico "Righi" di Cesena, Alberto Marani, l’aver distribuito tra gli studenti un questionario sull’insegnamento della religione cattolica nella sua scuola.

 

 

Per Marani - secondo quanto riferito dal portavoce dei Cobas Piero Bernocchi, che ha denunciato il caso ai mezzi di informazione - la richiesta della Direzione Scolastica Regionale era stata inizialmente addirittura di 6 mesi di sospensione (una sanzione che non viene "comminata neanche a pedofili condannati", ha chiosato Bernocchi). Poi il Consiglio di Disciplina del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione (il cui parere è obbligatorio, ma comunque non vincolante) ha proposto di ridurre la sospensione a "soli" due mesi.

Nel questionario, predisposto e somministrato dal docente nel settembre 2008 agli studenti delle sue classi, Marani chiedeva di indicare quale insegnamento gli alunni avrebbero desiderato ricevere fra Religione cattolica, Storia delle religioni e Diritti umani. Tra i 70 studenti delle sue tre classi, l’11,3% aveva espresso la propria preferenza per la Religione Cattolica e l’88,7% per una materia alternativa (23,9% Storia delle religioni; 64,8% Diritti umani). L’insegnante, a novembre 2008, aveva riferito dell’esito del questionario in Collegio Docenti, chiedendo che nella scuola venisse al più presto predisposto un insegnamento alternativo all’Irc (mai attivato al Righi; del resto, pur essendo prevista per legge, in moltissime scuole del Paese l’ora alternativa spesso non viene attivata, per ragioni di tipo economico od organizzativo, ma a volte anche per evitare di "fare concorrenza" all’ora di Religione cattolica). Il collegio non solo aveva deliberato che tale materia dovesse essere rapidamente programmata, ma anche inserita all’interno del P.O.F, il Piano dell’Offerta Formativa che viene distribuito dalle scuole alle famiglie. Durante il Collegio, sembrava inoltre che nessuno dei 130 docenti presenti avesse niente da obiettare all’iniziativa dei questionari. E nemmeno alla proposta di Marani. Ma le cose, evidentemente, non stavano così.

Due mesi dopo quella riunione, infatti, nel gennaio 2009, l’arrivo di una ispettrice, Rosanna Facchini, ha messo Marani a conoscenza del fatto che don Stefano Pasolini, docente di Religione nelle classi nelle quali era stato somministrato il questionario, lo aveva denunciato con una lettera all’Ufficio Scolastico Regionale, lamentando l’indebita ingerenza del collega nella sua disciplina. Tesi fatta propria anche dall’ispettrice, che nella sua relazione non solo aveva criticato Marani per aver invaso le competenze del collega di religione, ma anche per avere affisso nelle bacheche della scuola, durante il bombardamento israeliano di Gaza, cinque immagini di Handala (il bambino palestinese scalzo e sofferente) e di aver usato per diffondere il materiale sulla Palestina "addirittura" la stampante della scuola. Iniziativa considerata "estranea ai suoi compiti professionali". Così, a maggio del 2009, è scattata la sanzione disciplinare.

Sul blog nochiesa.blogspot.com lo stesso Marani è intervenuto per precisare che il questionario era stato da lui distribuito "al solo scopo di avere elementi indicativi per dimostrare che la richiesta di materia alternativa era molto, molto più elevata di quello che risultava dalle scelte operate in sede di iscrizione", visto che "l’anno scorso solo 2 alunni su 1300 l’hanno chiesta, quando in realtà oltre l’80% la vorrebbe".

Per Piero Bernocchi, la sospensione del docente è un "attacco clericale alla laicità della scuola". "I Cobas - annuncia - difenderanno con tutti gli strumenti a disposizione, giuridici, sindacali e politici, Alberto Marani; ma invitano altresì i/le docenti a difendere la laicità dell’insegnamento e a far crescere un movimento che ponga fine alle interferenze dell’integralismo religioso, all’imposizione dell’insegnamento della religione cattolica e agli assurdi privilegi concessi agli insegnanti di religione".

Giunta alla ribalta dei media nazionali, la vicenda del provvedimento disciplinare contro Marani ha avuto una certa eco. Per questo, l’Ufficio Scolastico Regionale dell’Emilia-Romagna lo scorso 3 giugno ha diffuso una nota, nella quale precisa che "la sospensione di due mesi è vera", ma la motivazione non starebbe nella distribuzione del questionario sull’ora di religione. Il docente "è stato sanzionato - si legge - per una serie di comportamenti concernenti i doveri di ufficio e la dimensione relazionale e cooperativa, valore irrinunciabile per la scuola". "La vicenda del ‘questionario’ è solo uno dei molti elementi contestati, non per le ragioni riportate dai mass-media. È infatti illegittimo che un docente proponga ai propri studenti ‘questionari’ relativi a materie diverse dalla propria (quali che esse siano) e senza preventiva autorizzazione degli Organi Competenti. È evidente il travisamento dei fatti così come riportati dai mezzi di comunicazione. Ancora una volta, purtroppo, la scuola si vede coinvolta in una rappresentazione mediatica negativa. A danno dei giovani che ne traggono segnali di frammentazione sociale e di delegittimazione istituzionale della scuola". Intanto, però, i deputati Radicali hanno presentato una interrogazione parlamentare al ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, affinché al docente "venga immediatamente reintegrato" almeno lo stipendio.

In ogni caso, la vicenda di Marani si inserisce in un clima di particolare tensione rispetto alla questione della laicità della scuola. È di qualche mese fa, la vicenda di Franco Coppoli, docente di Italiano all’istituto Casagrande di Terni, sospeso per un mese nel febbraio scorso perché aveva staccato il crocifisso dall’aula nelle sue ore di lezione (v. Adista n. 25/09). Il 26 maggio, presso il tribunale di Terni, si è svolta la prima udienza sul ricorso presentato da Coppoli per discriminazione sul posto di lavoro. "Il ricorso - hanno precisato gli avvocati del docente, Fabio Corvaglia, Francesca Leurini e Gabriella Caponi - non contesta genericamente la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche ma lamenta il fatto che non venga data all’insegnante la facoltà di toglierlo durante le ore di lezione. Il professore contesta come discriminatori gli atti dell’amministrazione scolastica con i quali si impone di fare lezione sotto il crocefisso". Coppoli ha intanto reso noto di aver ricevuto la solidarietà delle Chiese valdesi e battiste, "a testimonianza che non si tratta di una battaglia civile portata avanti da atei, ma da laici che vogliono che sia garantito il riconoscimento di tutte le differenze religiose". (valerio gigante)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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